11 settembre 2023

LEGGE DI BILANCIO, CONTI IN ROSSO di Antonio Laurenzano


LEGGE DI BILANCIO, CONTI IN ROSSO

di Antonio Laurenzano

Conto alla rovescia per la presentazione alle Camere della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NaDEF), propedeutica alla legge di Bilancio. Entro il 27 settembre il Governo Meloni dovrà scoprire le carte e definire le linee guida delle misure da adottare nella Manovra del prossimo anno. Nel corso degli ultimi decenni, per effetto dei continui e rapidi cambiamenti di politica economica, i documenti programmatici hanno assunto sempre di più un ruolo chiave nella rielaborazione degli obiettivi del Paese, in relazione alla maggiore disponibilità di dati e informazioni sull’andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica. Un passaggio chiave per definire risorse e misure da adottare a seguito di scelte politiche ben precise. E per Palazzo Chigi sarà una corsa ad ostacoli. Conti pubblici da far quadrare tra deficit, Pil e debito con una crescita economica relativamente bassa e un’emergenza di spesa da affrontare. Una strada decisamente in salita.

Prudenza, realismo e sostenibilità: sarà questo il leitmotiv del dibattito politico sulla legge di Bilancio, il “piccolo manifesto politico” con cui i partiti cercano di stabilire una relazione sociale con il loro elettorato reale e potenziale. La “lista della spesa” è lunga. La nuova manovra economica dovrà mirare a sostenere le famiglie per contrastare il caro vita e gli effetti della inflazione. Obiettivo primario sarà confermare il taglio del cuneo fiscale-contributivo per un aiuto concreto nella busta paga dei lavoratori con redditi medio-bassi. Con la Manovra si dovrà anche andare incontro alle esigenze delle imprese e degli imprenditori alle prese con il rincaro dei costi di produzione, il rallentamento del fatturato causato dalle condizioni di mercato e dalla maggiore difficoltà di accesso al credito, sempre più costoso per il rialzo dei tassi d’interesse. Nella speranza di non leggere un altro capitolo dell’italico libro dei sogni, si disegna una politica economica di sostegno per indirizzare il Paese, in una strategia di lungo termine, verso una prospettiva di crescita e di sviluppo sostenibile.

Situazione complessa. La questione ruota attorno al reperimento delle risorse necessarie per coprire le novità che saranno introdotte dalla Manovra, che richiede almeno 30 miliardi di euro, di cui 11 miliardi esclusivamente per mantenere il taglio del cuneo fiscale anche nel 2024. Almeno 4 miliardi saranno necessari per finanziare il primo modulo dell’Irpef previsto dalla Riforma fiscale. Nuove coperture vanno inoltre individuate per sanità, previdenza e spese indifferibili. Il prelievo del 40% sugli extraprofitti delle banche ha aperto di fatto la caccia alle risorse che riguarderà anche la spending review e il riordino delle agevolazioni fiscali, misure comunque insufficienti a far fronte all’intero ammontate della Manovra. La coperta è corta. Il Ministro dell’Economia Giorgetti non ha ancora un quadro chiaro delle risorse disponibili. A causargli il “mal di pancia” c’è il Superbonus 110% con le nuove stime di costo per lo Stato che superano i 100 miliardi di euro, con un maggior peso derivante dalla diversa classificazione in Bilancio indicata da Eurostat. Una variabile indefinita che rischia di avere un forte impatto sui conti pubblici e quindi sulla legge di Bilancio. Un devastante effetto domino: sull’indebitamento di quest’anno potrebbero scaricarsi fino a 60 miliardi di euro, e il deficit potrebbe salire ben oltre il 6%. Altra variabile incerta, nel quadro programmatico degli obiettivi, è quella legata alle sorti del Pnrr, che il Governo ha chiesto alla Commissione europea di modificare, e al margine di flessibilità consentito dal nuovo Patto di stabilità che sarà in vigore il prossimo anno.

In un simile contesto, in attesa di elementi di maggiore chiarezza sia sul versante europeo che su quello nazionale, anche in considerazione di previsioni non positive sulla crescita interna, da Via XX Settembre il Ministro dell’Economia avrà gioco facile a respingere al mittente le richieste di taglio delle tasse. I margini per ricorrere a nuovo deficit sono preclusi: da Bruxelles segnali chiari e precisi.

Al Parlamento l’ultima parola, sperando che le bandierine dei partiti lascino il posto a un serio e costruttivo dibattito sul futuro economico del Paese in un quadro di bilancio realistico e non illusorio, evitando la bagarre di sempre con un avvilente voto di fiducia su un maxi-emendamento presentato dal Governo, così da avere il solito unico articolo da oltre mille commi. Un triste dejà vu.



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