21 settembre 2023

IL RITORNO DI MARIO DRAGHI di Antonio Laurenzano


IL RITORNO DI MARIO DRAGHI

di Antonio Laurenzano

Con l’Ecofin di Santiago il negoziato europeo per la riforma del Patto di Stabilità e Crescita è entrato nella sua fase cruciale. E Mario Draghi torna in Europa. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen gli ha affidato un nuovo incarico, quello di delineare una strategia sul futuro della competitività dell’economia europea. L’annuncio è arrivato nel corso dell’annuale discorso sullo stato dell’Unione al Parlamento di Strasburgo, uno degli eventi politici più importanti nell’Ue, nel corso del quale vengono indicate le linee guida del lavoro delle istituzioni comunitarie, fissando obiettivi e procedure.

Sono tre le sfide individuate da von der Leyen: il lavoro, l’inflazione e l’ambiente imprenditoriale. Ricercare nuove soluzioni per rimanere competitivi sul mercato globale in un momento di grandi capovolgimenti economici in cui l’Ue rischia di essere “un vaso di terracotta tra vasi di ferro, Stati Uniti e Cina”. E l’incarico proposto all’ex presidente della Bce, “una delle grandi menti economiche europee”, riveste importanza fondamentale per il futuro del Vecchio Continente. Il tema della competitività s’intreccia tanto con il quadro geopolitico in rapida evoluzione, quanto con gli equilibri interni all’Ue. L’Europa, anche grazie al contributo di Draghi, “farà what ever it take per mantenere il suo vantaggio competitivo”, ha chiosato la Presidente della Commissione, ricordando la famosa frase dell’ex governatore della Bce a difesa dell’euro.

Il ritorno a un ruolo attivo dopo l’esperienza di governo a Palazzo Chigi rappresenta una mission dai contorni così ampi da apparire come un consulto per un paziente con gravi problemi. E per Draghi la diagnosi è chiara: la pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo hanno prodotto la fine di un’era. “L’Unione di prima non c’è più”, perché hanno ceduto i pilastri su cui si reggeva la sua prosperità: “l’America per la sicurezza, la Cina per l’export, la Russia per l’energia”. E “non c’è ancora l’Unione di dopo”. La prospettiva di un suo allargamento ai Paesi dei Balcani e all’Ucraina, senza aver provveduto alle riforme, potrebbe portare a un esito fatale. Espandendo la periferia senza rafforzare il centro si rischierebbe cioè ripetere gli errori del passato.

Si apre per l’Ue una stagione “complicata, molto complicata”, perciò Draghi ha accolto la proposta a fronte delle importanti sfide che attendono l’Europa. “Supermario” torna sulla scena europea proprio dopo aver tratteggiato in un articolo pubblicato sull’Economist il suo programma per il rilancio della zona euro. L’Unione europea ha bisogno di “nuove regole e una maggiore condivisione della sovranità” dal momento che le strategie che nel passato hanno assicurato sviluppo e sicurezza dell’Europa sono diventate insufficienti, incerte o inaccettabili. Tornare ai vecchi “paletti” fiscali sarebbe deleterio. Le regole di bilancio dovrebbero essere sia rigorose, per garantire la credibilità nel medio termine, sia flessibili, per consentire ai governi di reagire a choc imprevisti. La strada tracciata da Draghi nel suo intervento sull’Economist prevede il trasferimento di maggiori poteri di spesa al centro e “federalizzare” alcune spese per investimenti in modo da raggiungere un equilibrio tra regole rigide per i singoli Stati ai quali è proibito andare in disavanzo, e scelte fiscali a livello centrale.

L’Ue, nel disegno programmatico tracciato da Mario Draghi, ha bisogno di una politica fiscale europea sia per svolgere un compito di stabilizzazione economica, coordinandosi con la politica monetaria, sia soprattutto per finanziare una politica industriale basata su un ammontare di investimenti adeguato a consentire alla zona euro di mantenere il suo ruolo economico e politico nel mondo. Finchè, dopo quella monetaria, non raggiungerà una piena unificazione fiscale, l’Europa non potrà riguadagnare lo status di grande potenza nel mondo multipolare del ventunesimo secolo. In un assetto globale dominato da superpotenze, rischia di continuare a dipendere da forze esterne, proponendosi così come un partner subordinato e non come una potenza realmente sovrana.

La ridefinizione delle politiche di bilancio in un quadro economico-finanziario con una forte impronta federale garantirebbe finanze credibili. Dal negoziato sulla sua governance economica dipenderà la capacità dell’Unione europea di fronteggiare le sfide globali che le stanno di fronte e consolidare i passi avanti fatti con Nex Generation EU nel sostegno a politiche di sviluppo comuni. Ma mettere in comune una maggiore sovranità richiede nuove forme di rappresentanza e di potere decisionale centralizzato. Una sfida per l’Europa del futuro, un’Europa che dovrà prendere in tempo coscienza del cambio epocale in atto per continuare a competere affrontando le crisi con risposte rapide ed efficaci. Una sfida economica e politica.


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