24 agosto 2023

Fëdor Sologub Peredonov, il demone meschino a cura di Marcello Sgarbi


Fëdor Sologub

Peredonov, il demone meschino – (Fazi)


Collana: Le Strade

Formato: Brossura

ISBN: 9788893257046

Pagine: 372


Sulle orme di un acuto indagatore dell’animo umano quale Dostoevskij, Sologub mette in scena la vicenda di un personaggio che non avrebbe stonato in un romanzo del grande scrittore russo.

Peredonov, insegnante di provincia dall’ego smisurato quanto le sue ambizioni, è altrettanto ambiguo e opportunista. Volgare e superstizioso, rivolto solo a se stesso e ai propri interessi, disprezza la distinzione nella scuola, non ha amici ed è ancora più meschino perché si sottomette all’autorità con ipocrisia.

La sua vita sembra destinata alla mediocrità, ma nonostante tutto il protagonista dell’opera di Sologub viene baciato dalla sorte: la principessa pietrobughese Volanskaja è disposta a favorirlo e a fargli conquistare il posto di ispettore scolastico. A condizione, però, che sposi Varvara, la donna con la quale Peredonov convive.

Da quel momento, per l’insegnante la meta diventa un’ossessione che gli fa vedere nemici che attentano alla sua carriera, personificati dall’immagine dell’Inafferrabile. L’escalation di dubbi e paure lo porta a pensarsi vittima di persecuzioni, fino a sfociare in un paranoico delirio distruttivo.

Il contraltare al demone che abita in Peredonov - meschino quanto la società “perbene” - è l’innocenza di Saša e Ljudmila: la tensione verso la bellezza come antidoto alla mostruosità.

La faccia di Peredonov non esprimeva nulla se non la solita ottusità; gli occhiali dorati sul naso e i capelli corti sulla testa saltellavano in modo meccanico, quasi appartenessero a un essere inanimato.

Peredonov sedeva accanto a Marta. Gli avevano fatto così tanto posto che Marta non poteva essere più scomoda.

In mezzo a tutto quel tormento nelle strade e nelle case, sotto l’alienazione che scendeva dal cielo, sopra la terra sporca e inerte, camminava Peredonov, languendo per paure confuse e non trovando conforto in ciò che è superiore né consolazione in ciò che è terreno perché anche adesso, come sempre, guardava il mondo con occhi spenti, come un demone che si strugge in angosce e paure senza nome, nella solitudine più oscura.

Superando la chiesa, Peredonov si tolse il cappello e si fece tre volte il segno della croce con gesti ampi e infervorati, così che chiunque si trovasse nei dintorni potesse vedere con che zelo il futuro ispettore passava accanto alla chiesa. Non l’aveva mai fatto, ma era divenuto ormai necessario stare bene all’erta: non era improbabile che una spia camminasse di soppiatto alle sue spalle o qualcuno lo osservasse di nascosto da dietro un albero.

Intanto l’Inafferrabile gli turbinava attorno, rideva silenziosamente e per il riso sussultava tutta. Ricordava a Peredonov varie circostanze spaventose. Lui si guardò intorno circospetto e bisbigliò.


© Marcello Sgarbi


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