31 maggio 2023

Le luci e le ombre del deserto nelle opere di Guido Mannini. A cura di Marco Salvario

Le luci e le ombre del deserto nelle opere di Guido Mannini.

A cura di Marco Salvario

Il pittore Guido Mannini è nato nel 1970 a Borgomanero, in provincia di Novara; il suo atelier è in Via Biamonti a Torino, sul lato destro del fiume Po, tra la chiesa della Gran Madre di Dio e Villa della Regina, dove la mia città sale dolcemente verso le colline.



La sua produzione si può distinguere in tre distinti filoni:

Nel primo, Mannini si è perfezionato nella copia di opere dei grandi Maestri contemporanei, realizzando con crescente abilità tecnica quelli che vengono comunemente definiti Falsi d'Autore o Autentici Falsi. Sono raffigurazioni che ovviamente non possono esprimere novità e freschezza, tuttavia per l'attenzione dei dettagli riescono a essere persino più curati e vivi degli originali. Il nostro artista sa riprodurre opere di Picasso, Dalí, de Chirico, Modigliani ecc, con un virtuosismo davvero stupefacente, e da quei grandi è stato capace di assimilare con umiltà e perseveranza, oltre che con innegabile talento, gli insegnamenti e i segreti.

Il secondo Mannini ha le radici nel deserto, in quell'Algeria dove ha vissuto a lungo. Quelle che dipinge non sono immagini di sogno o nostalgia, sono ricordi pieni di luci e ombre, semplici da un lato, complessi e densi di allegorie e significati dall'altro; chi ammira le tele, viene preso per mano e portato nell'opera, a condividere il sole infocato, le morbide curve delle dune, il procedere maestoso dei dromedari.

L'ultimo Mannini condivide e sviluppa con la propria raffinata sensibilità al tratto e al colore, quella ricerca astratta tanto intimamente sentita nell'arte contemporanea, che porta a bramare spazi nuovi, dinamici, in trasformazione. Sembra di percepire in quasi tutte le creazioni di questo ricco filone, un movimento di evoluzione dal centro della tela verso l'esterno, il respiro vitale, il Big Bang creazionale che espande la propria energia per permeare il vuoto freddo dell'universo.



Basandomi sulla mostra ospitata a inizio aprile 2023 negli spazi del Chiosco della SS. Annunziata in Via Po, dove per altro l'artista ha esposto più volte negli anni passati, vorrei tornare e soffermarmi sul secondo periodo.

Il deserto delle tele di Mannini è una fonte inesauribile di ispirazione, poesia e racconto, ma questo non è che l'inizio. Oltre c'è la magia, la favola, l'allegoria.

Nelle tele c'è poco e c'è tutto. La meraviglia del cielo, dei cento colori con cui il sole lo illumina: ora rosso fuoco, ora giallo come la sabbia, bianco di nuvole e di vento, nero nella notte e nella tempesta, azzurro o violentemente blu. Il mare di sabbia delle dune si riflette in esso oppure ne è riflesso. Questa armonia/contrasto è oltre la descrizione, diventa sentimento, pensiero, abbandono all'ambiente.



Gli uomini nei loro vestiti tradizionali sono una sola natura con i dromedari, condividendone la vita, il destino, la meta che sembra misteriosa e confusa, ma che loro conoscono e seguono sulla base di riferimenti a noi indistinguibili. Il percorso lento e continuo delle carovane con il loro carico, è una visione della vita umana difficile, quasi impossibile da condividere per noi europei. Sono ritmi e tempi che abbiamo perso, che non ci appartengono più, e che pure si ripetono uguali da secoli, da millenni. Improbabilmente è una vita a cui potremmo di nuovo adattarci, nonostante sotto molti aspetti sia migliore della nostra, frenetica e prigioniera di troppi doveri. Il deserto è contatto con la natura, immersione completa, conoscere se stessi, armonizzarsi con l'ambiente e rispettarlo. Tutto è equilibrio, conservare le energie, accettare stoicamente la fatica, il caldo terribile; ogni errore può essere la morte. Siamo di fronte a popoli che forse troppe volte disprezziamo senza ragione, ma dai quali dovremmo imparare molto, ritrovando valori perduti.

Nei dipinti, ogni uomo, ogni cammello, sembra sdoppiarsi in un gioco tra sé e la propria ombra, una presenza amica che si affianca, oppure precede indicando la via o segue allungandosi e distorcendosi tra le dune.

La nostra angosciata smania occidentale che mai trova un traguardo e una fine se non nella morte, si dissolve all'improvviso, mostra la sua vuota e patetica inutilità. Non è il mondo che deve correre verso il disastro al nostro ritmo feroce e aggressivo, siamo noi che dobbiamo seguire con rispetto i grandi spazi dell'Africa sahariana, se vogliamo che l'umanità abbia un futuro.



Ritenuto a lungo un promettente artista emergente, da alcuni anni Guido Mannini è una realtà autorevole della pittura contemporanea. Al bisogno di lacerare la tela, realmente o virtualmente, Mannini risponde con una sensibilità coerente e al tempo stesso capace di non ripetersi, regalando il piacere di emozioni intelligenti e raffinate.


FONTE: "Guido Mannini: le luci e le ombre del deserto - OUBLIETTE MAGAZINE"

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