23 aprile 2023

The circle is unbroken- Gino Dal Soler a cura di Claudio Giuffrida


The circle is unbroken- Gino Dal Soler

Edito da Tuttle, 2011, pagine: 239

40 anni di Folk psichedelico e visionario


Un documento prezioso che recensisco con piacere, anche se non è più reperibile da Blow up-Tuttle edizioni, soprattutto proprio nella speranza di una nuova riedizione che gli amanti della musica Folk non potranno che apprezzare. Una guida ricchissima di documenti e fondamentale per orientarsi negli ascolti fino al 2011, data appunto della sua edizione.

Il testo è diviso in due parti: nella prima parte vengono raccontati in modo dettagliato gli “eroi” del Folk anni 60 e 70: nelle terre di Albione tra paradisi acustici e nirvana elettrici, le battaglie acide d’oltreoceano, quattro passi nel cosmo del kraut folk, il volo magico su tappeto volante in Italia; una seconda parte di qualche lustro dopo: il weird folk, il fingerpicking dei figli e nipoti di John Fahey e Robbie Basho, le radici ancestrali del doom folk, il Forest folk europeo.

Preziosa anche l’appendice di 101 oggetti del desiderio in ordine alfabetico: molti i dischi fondamentali ma molti anche quelli da scoprire, per creatività e capacità di offrire idee e stili, sogni e suoni di una generazione visionaria e ribelle.

Inizia con questa citazione a rinforzo della scelta del titolo del libro e che così traduco:

Le stagioni cambiano mentre sta piovendo qualcosa di crudele

Stavo aspettando oltre gli anni
Adesso ti vedo viaggiare verso l’orizzonte
Fratelli da sempre a riunirsi qui
Venite, costruiamo la nave del futuro
In un modo antico che viaggi lontano
Venite e veleggiamo verso l’isola dell’eternità.”

Robin Williamson – The circle is unbroken – 1968

Parte prima:

Si viaggia nelle terre di Albione con le dovute citazioni a Shirley Collins, Bert Jansch, Donovan il folk-hippy, Roy Harper il ribelle, l’aria solida di John Martin e la luna rosa di Nick Drake, l’esoterismo magico della Third Ear Band, la banda delle incredibili corde (ISB), la trimurti del folk rock inglese (Fairport Convention, Steel-eye Span, Pentangle). Pagine affascinanti di racconti e citazioni ricercate.

Mentre poi raggiunge l’oltreoceano dove infervorano “battaglie psichedeliche” grazie a Tim Buckley, i folksingers, le voci femminili dell’acid-folk americano. C’è anche il kraut folk teutonico tra jam sessions e dischi autoprodotti, il ruolo avuto dagli Amon Duul e da autori poco conosciuti da noi ma veri sperimentatori tra il folk-blues e l’oriente, l’acustica e l’elettronica di molte cult bands.

In italia alcune pagine di riconoscimenti verso Claudio Rocchi, gli Aktuala, Alan Sorrenti, Juri Camiscasca e le escursioni lisergiche degli Albergo Intergalattico Spaziale di Terra di Benedetto con Mino De Martino.

Parte seconda:

Gli inizi degli anni 80 con il cambio di rotta verso quello che viene definito il weird folk, Folk bizzarro e misterioso, un avant-free folk che pesca dall’improvvisazione come dalla tradizione americana.

Da Timothy Renner a Jeffrey Alexander, da Tara Burke a Sharon Krause e Helena Epvall, personalità musicali ben raccontate nella loro evoluzione musicale. E poi ancora di Marissa Nadler, Arborea e Devendra Banhart.

Nella California il collettivo Jewelled Antler dove natura e paesaggio diventano spazi sonori da condividere in comunità e ne esce una musica come di una moderna Arcadia elettroacustica.

Un capitolo interessantissimo sui figli e nipoti di John Fahey e Robbie Basho geni del fingerpicking: Glenn Jones e Ben Chasny, Sean Smith e Jack Rose chitarristi americani, James Blackshaw e Rick Tomlinson dall’Inghilterra.

Un capitolo dedicato alle radici ancestrali del Doom Folk, dove per doom si intende il destino tragico, avverso, in comune con le più tipiche murder ballads, ma qui con il suono che diventa heavy, di derivazione metal e post-punk, in particolare si racconta di Daniel Higgs in America e Alexander Tucker in Inghilterra.

Ultimo capitolo il Forest Folk che rappresenta i nuovi bagliori dalla vecchia Europa, con gli artisti che hanno contribuito ad espandere il territorio del folk propriamente detto: dalla Scozia di Daniel Padden e Alasdair Roberts, all’Irlanda con Dave Colohan, al Folk underground finnico dai nomi di artisti impronunciabili, esplorando ciò che di più innovativo ha prodotto l’Europa, con ballate legate ai suoi luoghi incontaminati ma arricchite dai suoni tecnologici, dall’improvvisazione e da una sana psichedelia.

Un viaggio approfondito attraverso molti artisti spesso sconosciuti e questo è un ulteriore merito di questo libro che stimola un approfondimento per comprendere come si sono allargati i confini della musica Folk fino a circa un decennio fa.

Gino Dal Soler: classe 1957, bolognese,ha iniziato a scrivere su re Nudo negli anni settanta, ha pubblicato nel 1996 Dances and Drones: mappe delle musiche più visionarie degli anni 90, e dal 1997 caporedattore di Blow up.

Originale pubblicazione su:

https://www.giannizuretti.com/articoli/the-circle-is-unbroken-gino-dal-soler/


© Claudio Giuffrida

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