10 febbraio 2023

“IL TEMPO SVANITO NEL NULLA” di Graziella Emanuele a cura di Vincenzo Capodiferro


IL TEMPO SVANITO NEL NULLA”

Raccolta intensa e suggestiva di versi di Graziella Emanuele

Questa raccolta di versi abbraccia un periodo intenso, dal 1983 fino ai giorni nostri. Racchiude come in uno scrigno effusioni ed emozioni, che come perle preziose hanno fissato, in determinate scadenze, i sentimenti più profondi dell’animo umano. L’animo e l’anima, come sottolineava Jung, si cercano a vicenda, si intrecciano nella persona umana. Il mito di Eros di Platone l’abbiamo inteso in questo senso: sono due anime gemelle, congiunte nella stessa persona, una rappresenta l’elemento maschile e l’altra l’elemento femminile. Sono le due parti della mela che si rincorrono. Così riscontriamo in questa silloge il forte sentimento dell’amore, che si riversa verso l’amato: Amor ch’a nullo amato amar perdona. L’amore verso l’altro è la ricerca di sé.

Graziella Emanuele nasce a Patti (ME) nel 1961. Vissuta per molto tempo a Capo d’Orlando, in provincia di Messina, oggi esercita il ruolo di assistente amministrativo nelle istituzioni scolastiche della Provincia di Varese. Figlia del famoso barbiere Cosimo Emanuele di Capo d’Orlando, amico intimo del poeta Lucio Piccolo di Calanovella, di cui è stata anche redatta una biografia da Francesco Valenti, dal titolo “Lucio Piccolo e il barbiere” (Ed. Giambra, luglio 2021), fin dall’infanzia ha nutrito aspirazioni verso la letteratura e l’arte. Ama infatti anche disegnare. Anche la sorella Maria Francesca ha pubblicato una silloge: “La luce oltre la siepe” (2013). Il cognato Antonino Marsiglia, maresciallo dei carabinieri, si dedica alla pittura che sovente ritrae paesaggi, scorci maestosi sul Tirreno, nei pressi della galleria che da San Gregorio conduce a Capo d’Orlando. Abbiamo riportato nel testo qualche sua opera.

Cresciuta in un ambiente foriero: infatti il salone dei barbieri nei nostri borghi era un centro di grande scambio, non solo di gossip, ma anche di cultura, Graziella, in questa silloge, ci consegna una folla di afflati dello spirito.

La poesia di Graziella nasce dal cuore, è la pura espressione del flusso che scorre dentro le vene del mondo del sentimento. La vita procura sempre gioie e dolori.


La mia mente è pervasa da immutevoli pensieri,

accompagnati dai riflessi di un barlume intrinseco nel mio cuore.

(Il tempo, 10/11/22).


Spesso abbiamo queste idee fisse, immobili, eleatiche, platoniche: il tempo danza attorno ai nostri pensieri, corrode tutto, come quel fiume eracliteo che tutto consuma. È da quel pulpito a-spaziale ed atemporale che scorrono i fiumi del Logos, il discorso, il rio che consuma ogni cosa, il “panta rei” di eraclitea memoria.

“Il tempo svanito nel nulla” naturalmente ci richiede una riflessione forte su questo termine, un termine problematico e difficile. Il tempo ha a che fare col nulla, è passaggio da essere a nulla e da nulla a essere, è legato inevitabilmente al nulla, per quanto il dibattito odierno, ma sempre antico, tra presentisti e “eternalisti” ci ponga su piani diversi: un nulla nascondiglio, o un nulla eterno, cioè assoluto, come in Foscolo. Parmenide ci pone il paradosso del nulla: non esiste perché non può essere pensato. Il nulla è quel lapsus, quel che d’indeterminato che è dentro l’essere, vive e sopravvive in mezzo all’essere e pur necessario per favorire l’estasi: l’uscita fuori di sé, caratterizzante la temporalità come struttura originaria dell’esserci stesso, tanto per usare terminologie heideggeriane.

Graziella ci mostra come in tutto questo nulla - la seconda parte del titolo, tratta da Desiderio, del 12/08/1983 - l’unica essenza è l’amore. L’amore dura per sempre. Amore, nella sua stessa radice etimologica, è ciò che sopravvive alla morte, ciò che supera la morte. A-mors: l’immortalità dell’umanità è data in questa forza: l’amore, o l’odio. E come scriveva Sceler: - Non si può odiare senza aver prima amato. L’aletheia, la verità greca è appunto lo svelarsi dell’essere dal nascondimento, dal “velo di Maya”, dal Lete, il fiume dell’oblio. La poesia diventa svelamento dell’essere, soprattutto nella sua dimensione assoluta: l’amore. L’essere è l’amore.

Vincenzo Capodiferro

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