08 febbraio 2023

Due Rembrandt s'incontrano alla Galleria Sabauda di Torino. A cura di Marco Salvario

Due Rembrandt s'incontrano alla Galleria Sabauda di Torino.

A cura di Marco Salvario

La Galleria Sabauda di Torino, a pochi giorni dalla presentazione del nuovo allestimento della preziosa Collezione Gualino, inaugura una mostra temporanea, visitabile dal 14 dicembre 2022 al 16 aprile 2023, dedicata a Rembrandt, il più grande pittore e incisore olandese di tutti i tempi: “Rembrandt incontra Rembrandt. Dialoghi in Galleria.” La mostra è a cura di Annamaria Bava e Sofia Villano; la direttrice del Polo Reale, che comprende la Galleria Sabauda, è Enrica Pagella.



A dialogare insieme sono i due gioielli esposti, dipinti giovanili databili intorno al 1629, quando le capacità dell'artista olandese, nato nel 1606, erano comunque già conosciute, in particolare nella ritrattista. Il valore eccezionale della rassegna è in un dato statistico: solo tre dipinti di Rembrandt sono proprietà di gallerie italiane e uno è il “Ritratto di vecchio dormiente”, uno dei capolavori della Galleria Sabauda. Esposto accanto ad esso è “La cena in Emmaus” del Musée Jacquemart-André di Parigi, ottenuto in prestito temporaneo grazie a politiche di scambio che vogliono rafforzare la condivisione dei valori e della cultura europei.



Le opere di Rembrandt non sono di immediata lettura, incombe su di esse una pesante oscurità e una quasi totale assenza di colore. Solo studiandole con attenzione l'occhio umano riesce a distinguere dettagli e segni che all'inizio erano indecifrabili, quasi come quando si entra in una stanza buia e serve tempo per adattare la vista.

Nel “Ritratto di vecchio dormiente”, subito notiamo il volto reclinato e appoggiato al pugno sinistro, gli occhi chiusi, il lato del colletto stropicciato, parte del polso destro che fa intuire la mano affondata tra i vestiti a cercare calore. Lentamente si distinguono altri particolari: il morente focolare sulla sinistra, le pieghe del vestito, le gambe incrociate dell'uomo. L'analisi è così complessa, che alla Galleria Sabauda è stata messa a disposizione dei visitatori una postazione multimediale, dove i segreti del quadro sono esaminati grazie a fotografie ad alta definizione, le quali, letteralmente, permettono di fare luce sui dettagli più nascosti. Si scopre così che Rembrandt effettua ritocchi a punta di pennello, lasciando sulla tela tracce sottilissime che rivelano un'esasperata accuratezza, la ricerca di una perfezione assoluta. La postazione permette inoltre di conoscere un aspetto che normalmente non si vede e non viene considerato: il retro della tela, dove hanno lasciato preziose testimonianze storiche alcuni dei restauratori del passato e dei corrieri che hanno avuto l'incarico di trasportare l'opera.

L'opera parigina, “La cena in Emmaus”, ci racconta l'episodio del Vangelo di Luca, in cui Cristo risorto si presenta a due suoi discepoli; la tela coglie l'attimo sconvolgente della rivelazione. Gesù è contro luce, di profilo, seduto e inclinato all'indietro; una figura rigida che sembra respingere più che attirare, forse ammonire i due discepoli per la loro poca fede, per avere dubitato. Infatti, sul volto del discepolo su cui cade il chiarore più intenso, non c'è gioia quanto sgomento; il suo movimento sembra volerlo allontanare e permettergli di rifugiarsi nell'ombra. A chi osserva il quadro, al primo sguardo sembra nascondersi la figura del secondo discepolo che, al contrario, si è slanciato in avanti ad abbracciare le gambe del Maestro, con un impeto di amore e adorazione che gli ha fatto rovesciare a terra lo sgabello su cui era seduto; questo a significare che la via della salvezza è nascosta, oscura, difficile da riconoscere. La quarta figura ritratta è una donna sullo sfondo, forse la locandiera che sta lavorando e non è partecipe del momento. Richiama la figura di Marta, oppure è la testimonianza di un'epoca dove la condizione della donna era ritenuta talmente inferiore, da non essere degna di condividere la grazia del Signore.

Caravaggio, alcuni anni prima, aveva affrontato lo stesso tema in due distinte tele, in modo completamente diverso. In lui abbiamo il colore splendente, la gestualità teatrale nel movimento della benedizione del pane, la luminosità certa degli elementi, mentre in Rembrandt dominano le emozioni e i soggetti vanno in parte immaginati, intuiti, ricercati con fatica e pazienza. Rembrandt ritornerà sul tema una ventina d'anni dopo, con una composizione simile a quella del Caravaggio, ma sempre con il suo stile estremamente intimo, in un'opera ora conservata al Louvre.



Oltre alle due tele, la mostra espone al pubblico disegni di Rembrandt e della sua bottega solitamente conservati nella Biblioteca Reale di Torino, preziose incisioni e opere emulative di allievi e contemporanei, prova di quanto grande sia stata la sua influenza nel mondo dell'arte olandese ed europea.


FONTE: “Rembrandt incontra Rembrandt. Dialoghi in Galleria”: una mostra sul pittore olandese, sino al 16 aprile 2023, Torino – OUBLIETTE MAGAZINE


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