02 febbraio 2023

IL REBUS DELL’AUTONOMIA di Antonio Laurenzano


IL REBUS DELL’AUTONOMIA

di Antonio Laurenzano

L’autonomia differenziata torna al centro del dibattito politico. Arriva in pre Consiglio dei ministri il disegno di legge quadro sulla riforma preparato dal ministro Roberto Calderoli. Un tema fortemente divisivo, non solo fra le forze politiche. In una decina di pagine, nove capitoli, il progetto di devolvere funzioni ulteriori alle Regioni in attuazione del Titolo V della Costituzione, in particolare dell’art. 116, che prevede che lo Stato possa attribuire alle Regioni a statuto ordinario “condizioni particolari di autonomia”, definite tecnicamente come “regionalismo differenziato”. Le Regioni con autonomia differenziata avranno poteri esclusivi sulle 23 materie sulle quali oggi hanno competenza legislativa concorrente con lo Stato (rapporti internazionali e con l’Ue, sicurezza del lavoro, istruzione salvo il processo educativo e formativo, salute, alimentazione, governo del territorio, infrastrutture, trasporti ed energia, finanza pubblica, ordinamento sportivo, professioni, protezione civile, beni culturali, credito regionale, previdenza complementare).

Il tema del riconoscimento di maggiori forme di autonomia è stato messo sul tappeto da Veneto, Lombardia ed Emilia Rimagna con tre accordi preliminari siglati con il Governo Gentiloni nel febbraio 2018. Successivamente altre regioni (Campania, Liguria, Marche, Piemonte, Umbria e Puglia) hanno intrapreso il percorso per la richiesta di condizioni particolari di autonomia, circoscritta a un numero ridotto di materie. A ostacolare l’attuazione del decentramento è stata la incompleta riformulazione costituzionale del Titolo V del 2001 (Governo Amato), priva di adeguate indicazioni sulla definizione delle procedure. Di qui la necessità di una legge quadro che ha impegnato senza risultati i due Governi Conte e quello di Draghi. A rilanciare il tema e farne uno dei punti di forza anche in chiave elettorale per le prossime elezioni regionali è il leghista Calderoli per “eliminare orpelli di burocrazia”. Dopo un primo esame del Cdm, il disegno di legge andrà in Conferenza unificata per il prescritto parere e quindi, con il via libero definitivo di Palazzo Chigi, passerà all’approvazione del Parlamento. Un iter legislativo complesso per il varo di una “legge rinforzata”. Ma non sarà facile. Sulla proposta legislativa della Lega piovono forti critiche dall’opposizione e dalle parti sociali (Sindacati e Confindustria). E resistenze si registrano anche nella maggioranza: “Noi vogliamo unire l’Italia, non vogliamo territori di serie A e di serie B”, ha dichiarato la premier Meloni. Terreno di scontro ai fini del passaggio delle competenze sono la sanità per la gestione del personale sanitario, il comparto dei trasporti e delle infrastrutture per le concessioni su autostrade, strade, ferrovie e aeroporti, i beni culturali. Per l’istruzione la richiesta di potestà legislativa riguarda l’organizzazione del sistema educativo, l’alternanza scuola-lavoro, i rapporti di lavoro con il personale, la formazione, il finanziamento delle scuole paritarie.

Il capitolo più controverso è certamente quello relativo alla fiscalità, cioè il trasferimento di risorse alle regioni che ricevono le nuove funzioni. Al fine di superare gli effetti distorsivi della “spesa storica” collegata al costo annuale del servizio reso (un meccanismo vantaggioso per gli enti con elevata spesa e risorse fiscali proprie, rispetto a quelli con limitata capacità fiscale), l’ultima versione della legge quadro sull’autonomia introduce nella finanza locale un nuovo indicatore: il “fabbisogno standard” che esprime le reali necessità finanziarie di un ente locale per garantire servizi ai cittadini sulla base delle varie caratteristiche territoriali e della composizione sociodemografica della popolazione residente. E’ il costo del servizio differenziato in ogni regione. Un cambio di paradigma che ha bisogno, in via preliminare, della definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), cioè i servizi minimi che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale attraverso le compartecipazioni al Fondo nazionale di perequazione, nel rispetto della sussidiarietà.

Solo dopo aver determinato Lep (la Legge di bilancio 2023 ne traccia il percorso di definizione) e Lea (Livelli essenziali di assistenza) dedicati agli ospedali, si potrà giungere a quantificare i fabbisogni standard. E sarà proprio nella individuazione di questi fabbisogni, con applicazione dei “costi standard” calcolati con criteri omogenei nelle migliori condizioni di efficienza, che si svilupperà il dibattito nella previsione che le risorse da trattenere dalle regioni per le nuove competenze saranno sganciate in prospettiva dalla spesa storica e rapportate alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturati nel territorio regionale. Si teme cioè una sperequazione delle risorse, un federalismo fiscale ostile alle compensazioni tra regioni ricche e povere, costringendo quest’ultime a procurarsi risorse aggiuntive attraverso una maggiore imposizione fiscale. Sono in gioco lo sviluppo economico, la coesione, la solidarietà sociale, i diritti primari delle persone, principi sanciti dall’art. 119 della Costituzione, principi da contemperare con l’autonomia differenziata per la salvaguardia dell’unità nazionale, contro ogni pericolo di divisione. Valorizzare diversità e differenze proprie dell’autonomia conciliandole con l’eguaglianza.

E’ compito della politica, in una superiore visione degli interessi nazionali, ridurre lo storico gap socio-economico tra alcune regioni presente nel Paese e non far crescere invece i divari regionali. Attraverso un approfondito dibattito, non legato a scadenze elettorali, costruire un modello istituzionale decentrato più efficiente e più vicino alle esigenze delle persone e dei territori, con uno Stato centrale che possa fungere da garanzia per i diritti individuali dei cittadini e intervenite in via sussidiaria in caso di inefficienza degli enti locali. E’ la sfida che i partiti devono affrontare con trasparenza e chiarezza, superando ambiguità e strumentali localismi per assicurare “coesione e solidarietà sociale”.



Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

Buona Pasqua

  Auguri di Buona Pasqua ai collaboratori, ai lettori, a chi passa per curiosità! A rileggerci dopo le festività!