20 ottobre 2022

Il nobile ricco e il povero nobile di Gianfranco Galante a cura di Vincenzo Capodiferro

 


IL NOBILE RICCO E IL POVERO NOBILE

Un romanzo affascinante, giallo-rosa, di Gianfranco Galante…


Conosciamo Gianfranco Galante. L’abbiamo più volte presentato sul nostro sito letterario “Insubria Critica”. Questa volta si cimenta con un romanzo molto intenso e suggestivo: “Il nobile ricco e il povero nobile”, edito da Pietro Macchione, editore di Varese, da poco. Gianfranco è un cartolaio illuminato, come quegli intellettuali che durante la rivoluzione del 1968 si riunivano a Milano nelle librerie e nelle cartolerie. Con una scrittura d’altri tempi, ama riportare alla luce l’intimo dell’animo umano. In particolare il tema della dignità viene affrontato in più opere, tra le quali, il romanzo “La vita pretende dignità”, come sottolinea anche Anna De Pietri, giornalista e scrittrice, nella prefazione: «Gianfranco Galante continua ad esplorare il concetto di dignità umana, già presente in altre sue opere, tracciando un confine preciso tra chi è disposto a valorizzarla e chi invece è perso tra odio e indifferenza». Questo romanzo è veramente particolare, perché da un lato è un vero e proprio giallo, in quanto vi è la descrizione di un omicidio e dall’altro è un rosa, per il finale che vede un felice matrimonio, come quello concluso da Federico Barbarossa tra Enrico e Costanza d’Altavilla, dopo la sconfitta di Legnano. Questo romanzo è completo, racchiude in sé tragedia e commedia in una pregevole sintesi letteraria. Il linguaggio è fiabesco e poetico. D'altronde Gianfranco è poeta, prima di essere narratore. Tragedia e commedia hanno in comune il dramma. Il mimico, il comico e il tragico, il romantico titanismo, l’ironia e la sensutch si intrecciano in una misteriosa e fatale corda. I protagonisti sono il barone Augustus Höllenzer, il “nobile ricco”, e il pianista sovietico Piötr Vladislav, innamorato di Chopin e di Schopenhauer. Il romanzo è ambientato nella Baviera dell’immediato dopoguerra: «Nella Baviera degli anni Cinquanta siamo in piena ripresa economica ed edilizia che durerà fino all’alba degli anni Ottanta; seppure fertile per coraggio e sguardo al futuro, siccome una società ancorata alla terra, mantiene un carattere prettamente agricolo e agreste che probabilmente non vuole abbandonare». Soprattutto in quella Baviera si vive il dramma della Guerra Fredda, della questione orientale, dell’odio verso i sovietici. La Baviera ci deve far riflettere su molte cose: primo sulla questione orientale che è una questione meridionale riflessa e poi sul fatto che in Germania il Sud è ricco e il Nord è povero. È un’Italia capovolta. Höllenzer ci ricorda gli Hohenzollern, gli ultimi Kaiser germanici, con Guglielmo II, tramontati con la Prima Guerra Mondiale. La Grande Guerra ha spazzato via tutte le dinastie: gli Asburgo cattolici, i Romanov ortodossi, i Sultani ottomani musulmani, gli Hohenzollern protestanti. Ai “nobili ricchi” dall’alto, tanto per usare un termine caro a Galante, si sostituiscono i poveri nobili dal basso, i totalitarismi, i Mussolini, gli Hitler, gli Stalin. Lo scontro tra il barone ed il pianista nel romanzo ci ricorda così anche il grande scontro tra l’emisfero orientale e quello occidentale del mondo. E perché no? Del capo, coi suoi due emisferi celebrali, uno logico e l’altro alogico. La Russia dominata dalla musica e dall’arte da un lato si contrappone alla Germania della filosofia: Chopin e Schopenhauer. La dignità è il grande tema toccato da Galante. La dignità è un dato oggettivo, come ci ricorda Parini nel “Dialogo sopra la nobiltà” (1757), simile ad una “Livella” di Totò. Pico della Mirandola nel De Hominis Dignitatis ci dice: Magnum miraculum est Homo. Dio ad Adamo: «Non ti ho fatto né celeste, né terreno, né mortale, né immortale, perché da te stesso quasi sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avessi prescelto». L’uomo può divenire angelo o demone, ma conserva sempre la sua dignità. Anche il delinquente, il carcerato ha la sua dignità. Soggiunge Hegel: un atto di male è superiore a tutte le opere della Natura. Ciò non per giustificare il male, ma per far capire l’importanza dell’essere un essere spirituale, umano. La nobiltà, da notabilis, ciò che si pone in mostra, può essere esteriore, come quella del barone Augustus, o interiore, come quella di Piötr. Entrambi sono nobili ed entrambi sono ricchi, uno di una ricchezza materiale, l’altro di una ricchezza spirituale. Aristotele: Chi vive fuori della Polis è una beva o un dio. L’uomo può essere entrambi, è copula mundi, come affermava Ficino. Il messaggio allora che Galante ci lascia è: Si può essere poveri, ma possedere la ricchezza di un vero animo nobile.

Vincenzo Capodiferro

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