19 ottobre 2022

FRONTALIERI, IN ARRIVO L’ASSEGNO FAMILIARE SVIZZERO di Antonio Laurenzano

 


FRONTALIERI, IN ARRIVO L’ASSEGNO FAMILIARE SVIZZERO

di Antonio Laurenzano

Una brutta storia di confine quella che da mesi si sta scrivendo fra l’Italia e la Svizzera a danno di 76 mila lavoratori lombardi che, dalle province di Como, Varese, Lecco e Sondrio, si recano tutti i giorni in Svizzera, prevalentemente nel Canton Ticino. Pomo della discordia l’assegno unico introdotto in Italia dal mese di marzo, un sussidio economico che varia da 175 a 25 euro al mese in base all’Isee e all’età, in favore di chi ha figli dal 7° mese di gravidanza, fino al 21° anno di età. Nato per assicurare uniformità di trattamento, il provvedimento governativo ha dimenticato i frontalieri, causando irrisolte diatribe internazionali e forti diseguaglianze. Fino all’anno in corso, e cioè fino a febbraio, i contributi familiari per questa categoria di lavoratori erano versati in parte dal Paese di residenza e in parte da quello in cui viene esercitata l’attività lavorativa, ma ora il meccanismo si è inceppato, generando proteste sul fronte politico e sindacale.

Sul banco degli imputati la solita burocrazia italiana, in primis l’Inps, del tutto latitante rispetto alle richieste delle Casse di compensazione elvetiche della certificazione dell’importo dell’assegno unico erogato in Italia, così da poter poi versare ai frontalieri la differenza tra l’assegno svizzero (200 franchi al mese) e quanto già percepito. Mesi di silenzio con diffuso malumore fra i lavoratori: nessuna risposta ufficiale dall’Italia. L’Inps ha deciso infatti di non rispondere senza una indicazione chiara da parte del Governo: il nuovo assegno unico viene considerato come una “prestazione assistenziale” e non come un classico “assegno familiare”. Una mancanza di chiarezza che lascia i frontalieri dal marzo scorso senza assegni familiari svizzeri. Un silenzio assordante che potrebbe protrarsi fino all’insediamento a Palazzo Chigi del nuovo Governo. Situazione fortemente critica che proprio in questi giorni sembra aver trovato una via d’uscita. Qualcosa sembra muoversi in riva al Lago di Lugano in attesa che da Roma si scriva la parola fine a questa brutta storia armonizzando finalmente le regole dell’Inps con le Casse di compensazione svizzere.

L’Istituto delle Assicurazioni sociali (Ias), che da solo rappresenta una delle principali casse del Canton Ticino, ha deciso di intervenire per porre fine all’immobilismo italiano. Migliaia di lavoratori sono stati contattati su cellulari e anche attraverso un’informativa diffusa via social per fornire al più presto alle Casse di compensazione svizzere la copia dei pagamenti effettuati in questi mesi dall’Inps, con gli importi dell’assegno unico corrisposto, al fine di rendere più veloce la procedura dei pagamenti a saldo. Problema risolto grazie all’autocertificazione ma che non può certamente rappresentare la soluzione definitiva. Al momento però a Roma sono occupati al varo del nuovo Governo con il totoministri che impazza in tv e sui giornali. E il timore è che la soluzione non si presenti in fretta, o quanto meno prima del prossimo anno. Sul tema dei frontalieri ci sono ancora dossier aperti: dalla tassazione agli spostamenti della categoria, dallo smart working ai rapporti di lavoro, all’indennità di disoccupazione. Un complesso e articolato pianeta lavorativo che per la sua connotazione numerica meriterebbe maggiore attenzione attraverso l’istituzione di un tavolo di lavoro annuale per il monitoraggio della situazione e in particolare delle ricadute socio-economiche sul territorio.

Ai rappresentanti lombardi neo eletti in Parlamento il compito di azzerare lungaggini e pastoie burocratiche per tutelare una importante economia di confine.


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