27 luglio 2022

LA STRADA IN SALITA DEL PNRR di Antonio Laurenzano

 


LA STRADA IN SALITA DEL PNRR

di Antonio Laurenzano

Iniziato il conto alla rovescia per l’election day del 25 settembre. Per i partiti una corsa contro il tempo per definire programmi e alleanze inseguendo con la leadership i veti incrociati e le intenzioni di voto dei sondaggi. Sullo sfondo la grande incertezza del momento: la guerra in Ucraina, la crisi energetica, l’emergenza economica. E non sarà facile affrontare la campagna elettorale con le tante risposte da dare, e non soltanto a livello nazionale. E’ scaduto il tempo delle televendite e delle promesse facili, è finita la stagione delle illusioni. Le sfide da affrontare nell’immediato sono molteplici: inflazione, recessione, disuguaglianze, siccità, migrazioni, pandemia. E soprattutto gli impegni del Pnrr. E’ in gioco la credibilità dell’Italia, la sua azione di governo finalizzata a riformare il sistema economico e amministrativo per renderlo stabile e affidabile.

E’ particolarmente rischiosa la grande impasse politica generata da una crisi al buio sulla macchina legislativa. Cresce la possibilità di fallire gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza di fine anno e di perdere non solo i 46 miliardi in arrivo, di cui 24,1 legati agli obiettivi del 30 giugno e 21,9 a quelli del 31 dicembre, ma l’intero Piano da 191,5 miliardi. Una follia politico-finanziaria. Con lo scioglimento delle Camere, sarà infatti difficile approvare in Parlamento nei tempi previsti alcune importanti riforme, in particolare quella della concorrenza, del fisco e della giustizia tributaria. A rischio anche importanti decreti attuativi fra cui quelli relativi al codice degli appalti e al processo civile e penale. Tutti i disegni di legge che non saranno approvati entro la fine dei lavori delle Camere sciolte decadranno e si ricomincerà da zero con il nuovo Parlamento.

Una strada in salita per il Pnrr e per la legislatura che uscirà dal voto di settembre, operativa non prima di metà novembre. Dovrà realizzare entro fine dicembre 55 obiettivi, legati in gran parte a deleghe legislative, per accedere alla terza tranche del contributo europeo. Tanti i dossier aperti. Un’impresa ardua se associata all’iter della Legge di bilancio da approvare entro la stessa data per scongiurare l’esercizio provvisorio con i relativi vincoli di spesa. Osservato speciale resta dunque il Pnrr. La rilevante quantità di fondi europei che il nostro Paese ha impegnato rende necessario più che mai il rispetto di condizioni e termini fissati dall’Ue nel varare il Next Genaration EU, un pacchetto di riforme e investimenti per il periodo che va dal 2021 al 2026. Come ha ricordato Draghi nel suo ultimo intervento al Senato, “il Pnrr, approvato a larghissima maggioranza dal Parlamento, ha avviato un percorso di riforme e investimenti grazie a 68,9 mld di sovvenzioni e 122,6 mld di prestiti dell’Ue che non ha precedenti nella nostra storia recente”. Un ambizioso piano finalizzato alla modernizzazione del Paese che attende di essere realizzato, sfidando le insidie della campagna elettorale.

Il premier dimissionario ha ribadito l’impegno di accelerare i tempi dei lavori per non compromettere del tutto l’operazione “Italia del futuro”. Un impegno fissato nella recente circolare di Palazzo Chigi, in linea con le direttive del Quirinale: “Il Governo rimane impegnato nell’attuazione legislativa, regolamentare e amministrativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano nazionale per gli investimenti complementari”. Una dichiarazione che rappresenta la “bussola” che Palazzo Chigi adotta con le dimissioni per definire il perimetro della propria azione durante la crisi. L’attuazione del Pnrr viene cioè ricompresa tra gli “obblighi internazionali e comunitari” con la possibilità quindi per il Governo di poter procedere anche con l’approvazione dei decreti legislativi attuativi di deleghe e con l’adozione di regolamenti governativi o ministeriali. Ma al di là di ogni pur lodevole dichiarazione d’intenti, confermata nell’incontro con le associazioni datoriali (“le attività del Governo non si fermano”), il lavoro di Mario Draghi non sarà facile: non bastano le indicazioni formali all’interno di un quadro politico avvelenato dalle sirene elettorali.

Dopo una pericolosa fuga in avanti condotta nel segno della irresponsabilità occorre una prova di… responsabilità finale per allontanare dai palazzi romani l’instabilità politica e l’inaffidabilità internazionale, evitando di esporre il Paese alle imboscate dei mercati finanziari. In attesa del voto, si apre una pagina densa di incognite. L’Italia veleggia verso i tremila miliardi di debito pubblico, fronteggia una drammatica crisi energetica, si prepara a un autunno caldo sul fronte sociale per l’incalzare della inflazione che erode il potere di acquisto. E venire meno agli impegni presi con l’Europa con una serie di riforme liberali, cestinando il Piano di ripresa socio-economica, sarebbe il più rovinoso scivolone di una classe politica che, distratta da un anacronistico sovranismo e da un demagogico populismo, non ha certamente brillato in cultura politica, visione programmatica e accorta azione di governo. Crisi di sistema, dobbiamo prepararci al peggio? Non basta “coalizzarsi” attorno a una miracolosa “agenda Draghi” per esorcizzare beghe di partito, per cancellare guasti e ritardi, per recuperare dignità e purezza politica dopo i miseri giochini di potere per catturare consensi perduti. L’obiettivo di fondo per i partiti non può solo essere vincere le elezioni, ma governare bene e ricomporre la profonda frattura fra politica e società civile, grave malattia della democrazia. Servono serietà, responsabilità, coesione, competenza. E autorevolezza. “Per chi suona la campana”?




Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

ADDIO AL PATTO DI STABILITA’ STUPIDO di Antonio Laurenzano

ADDIO AL PATTO DI STABILITA’ STUPIDO di Antonio Laurenzano Addio al “Patto di stu...