15 luglio 2022

CRISI DI GOVERNO E CRISI ECONOMICA di Antonio Laurenzano

 


CRISI DI GOVERNO E CRISI ECONOMICA

di Antonio Laurenzano

A Bruxelles si guarda alla crisi di governo italiana con “preoccupato stupore”. In un momento particolarmente difficile per le tensioni geopolitiche, per lo shock energetico e per la forte impennata dell’inflazione viene meno la stabilità di governo che andrebbe invece supportata con la coesione e grande senso di responsabilità. E proprio nelle ore in cui il Governo Draghi entra nel tunnel di una pericolosa crisi, la Ue ha tagliato le stime di crescita per l’Italia. Secondo Bruxelles l’andamento della nostra economia, esaurito il trend positivo “di rimbalzo” per l’anno in corso, subirà una brusca frenata nel 2023: il prodotto interno lordo (pil) si fermerà allo 0,9% rispetto all’1,9-2,3% % precedentemente stimato. Previsioni in linea con quelle fatte dal premier Draghi (“un futuro economico pieno di rischi”) nella dichiarazione al termine dell’incontro con i sindacati. Un momento di grande incertezza sul fronte politico per il travaglio interno al M5S post scissione con ricadute sulla tenuta del Governo e sul fronte economico per le prospettive negative legate all’invasione russa in Ucraina. Una incertezza resa ancor più grave dagli eccessivi squilibri macroeconomici che caratterizzano il Belpaese: elevato rapporto tra debito pubblico e Pil, bassa crescita della produttività, debolezza strutturale dei mercati del lavoro e finanziari, fisco e giustizia da riformare.

E i venti di crisi del governo pesano non poco sul differenziale tra Btp e Bund tedesco con lo spread che è tornato sopra la soglia critica dei 200 punti base, toccando quota 223. Sui mercati c’è attesa per le decisioni della Bce del 21 luglio che, dopo anni di tassi d’interesse zero, comunicherà il primo rialzo (almeno lo 0,25%). Una misura che, nella forte interazione che esiste tra politiche di bilancio e politiche monetarie, diventa sostenibile solo se c’è crescita economica. Ripercussioni negative anche in Borsa con Piazza Affari in pesante calo rispetto alle altre piazze finanziarie europee, mentre si riaccendono i timori degli investitori per una nuova recessione. Quali i rischi per l’Italia? Con l’aumento dello spread l’Italia è costretta a emettere nuovi titoli di stato per finanziare il debito, con interessi più alti, non potendo più contare sugli interventi della Bce con i generosi acquisti dei titoli made in Italy. E qualche partito della maggioranza, “benefattore” poco responsabile del debito pubblico (circa 300 miliardi quello maturato nel biennio 2020-2021) avanza la richiesta di nuovi “scostamenti di bilancio”: bandierine da sventolare nella campagna elettorale di primavera. Davvero difficile da spiegare a livello europeo il rebus politico italiano, un mix in chiaroscuro.

L’Italia è alle prese con squilibri che destano preoccupazioni a livello internazionale. Il Piano di ripresa e resilienza sta affrontando le vulnerabilità del sistema Paese, anche stimolando la competitività e la produttività. “Tuttavia, a parere della Commissione europea, è probabile che l’effetto di potenziamento della crescita degli investimenti e delle riforme richieda tempo per svilupparsi e dipende un modo cruciale da un’attuazione rapida e corretta.” All’Italia, in particolare, si raccomanda di “limitare la crescita della spesa corrente finanziata su base nazionale al di sotto del potenziale di crescita del medio termine”, e cioè al di sotto dello 0,4%. Un chiaro appello per una politica di bilancio prudente in presenza della sospensione del patto di stabilità e dei suoi vincoli per deficit e debito anche nel 2023. Nessuna liberatoria per “spese fuori registro”. Un messaggio di rigore rivolto al Paese che ha più beneficiato dei fondi del Recovery fund, e che ha aumentato le sue spese correnti in modo non sufficientemente limitato. In autunno è previsto un primo esame dei nostri conti pubblici da parte di Bruxelles con la presentazione della manovra finanziaria. Teoricamente si potrebbe aprire una procedura di infrazione dei parametri del deficit e del debito. La strada tracciata è quella di politiche di bilancio che dovrebbero continuare la transizione dal sostegno universale fornito durante la pandemia a misure più mirate, nell’ottica di un riequilibrio della situazione economica in termini di sviluppo sostenibile.

In un contesto davvero complicato, con i rischi al ribasso delle prospettive di crescita, l’aumento straordinario dei prezzi dell’energia e l’insidia dell’inflazione sul potere d’acquisto, al Governo Draghi, recuperata la rotta di governo del Paese con un rinnovato patto di fiducia all’interno della maggioranza di unità nazionale, è richiesta prudenza e responsabilità per i conti pubblici, ma coraggio e aggressività per quanto riguarda investimenti e riforme, velocizzando i tempi di attuazione per dare supporto all’economia nel lungo periodo. E’ in gioco il futuro del Paese. Non sono consentiti i miseri calcoli di potere personale.

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