22 luglio 2022

A PROPOSITO DEL POPOLO CHEYENNE (2) a cura di Enrico Pinotti

 


A PROPOSITO DEL POPOLO CHEYENNE (2)

Nel precedente articolo, parlavamo, a proposito del popolo dei Cheyenne del loro rito in occasione di indurre riunioni che era quello di esporre il fascio delle quattro frecce consacrate e parlavamo anche della separazione forzata fra di loro, una comunità a sud, nell’Oklahoma, l’altra nello Stato del Montana. Ebbene, questo rito e di conseguenza queste riunioni ebbero fine con la separazione ma il fascio di frecce era conservato dai Cheyenne del meridione i quali continuarono a consacrarlo ed a esporlo nelle cerimonie fino al 1904.

Oltre al rito pubblico ve n’è un altro, eseguito ad intervalli più brevi e indicato come ‘accomodatura’ delle frecce, che riguarda però solo i sacerdoti. La cerimonia pubblica contava sempre sulla presenza di alcuni delegati della metà settentrionale della tribù. Alle donne, ai bianchi e ai sangue misti non è mai stato permesso di avvicinarsi alle frecce sacre.

Per generazioni, la massima cerimonia tribale dei Cheyenne è stata la Danza del sole che essi dicono di aver appreso dai Suh’tai, dopo il loro abbandono delle regioni boscose e l’ingresso nelle pianure a sud e sud-est. Anche la Danza del bisonte pare derivi dagli antenati Suh’tai, la quale era anticamente connessa con la ‘danza del sole’, ma già alla fine del secolo scorso non veniva più eseguita. I Cheyenne -caratterizzati da una forte religiosità- aderirono con entusiasmo alla Danza degli spettri, al culto del peyote ed a ogni altra manifestazione revivalistica, tipica delle società oppresse.

Fino alla metà del secolo scorso i Cheyenne praticavano anche una Danza del fuoco, molto simile a quella dei Navajo: gli esecutori iniziati danzavano su uno strato di carboni accesi fino a spegnerli con i piedi nudi.

Per la Danza del sole e ogni volta che la comunità si riuniva, i Cheyenne formavano il circolo del campo su undici sezioni, occupate da altrettante divisioni tribali riconosciute.

Poiché una di queste era in realtà una tribù incorporata e diverse erano state prodotte dalla segregazione, pare accertato che il numero originale non fosse superiore a sette. Alcuni studiosi sostengono che queste divisioni costituivano in realtà dei clan, ma la cosa è tutt’ora discussa.

Le abitudini nomadi –che imponevano alle varie bande di restare separate, con un incontro annuale- avrebbero in effetti reso quasi impossibile il mantenimento di un’efficace e continuo sistema esogamico. Tuttavia, se è quasi certo che i Cheyenne usavano il sistema dei clan quando erano una gente sedentaria, esso scomparve con l’adozione del nomadismo, al punto che nessuno ne serbava ricordo. È perciò più probabile che le divisioni abbiano avuto un’origine completamente diversa e rappresentino le sedi originali dei villaggi nell’antica patria, tanto più che vi si rilevano notevoli differenze dialettali.

Poiché oggi sono oltre 140 anni che le tribù non si riuniscono e le strutture sociali che esse si erano date sono state distrutte dal tempo, dalle malattie, dalle invasioni, dalle guerre e dalla commistione con i Sioux, l’ordine ed il numero esatto di queste divisioni, ancora al principio del nostro secolo, veniva discusso fra gli anziani delle tribù, sebbene tutti fossero d’accordo che i nomi relativi fossero circa venti: di seguito proviamo ad elencarne alcuni con le improbabili traduzioni:

Heviqs’-ni’pahis (gente dalle aorte chiuse col fuoco), Moiseyu (gente della selce), Wu’tapiu (di origine sioux che significa ‘mangiatori’), Hevhaita’nio (uomini crinuti o impellicciati), Oi’vimana (gente con pelle crostosa o rognosa), Hisiometa’nio (‘Uomini del crinale’; pare che questo nome abbia avuto origine dal luogo dove abitavano le tribù, sul crinale a nord dell’Arkansas) Poi sono citati gli Ho’nowa (‘gente povera’, una piccola divisione derivata dagli Oqtoguna), gli Moqtavhaita’nou (o ‘uomini neri’ la maggior parte dei quali viveva nelle pianure del sud), Pi’nutgu ( appellativo e dispregiativo dato dai Comanche alle genti cheyenne, le quali, attorno agli anni 1770, si erano ritirate a vita tranquilla nell’agenzia di Darlington in South Carolina. Vi erano i Totoimana i quali vivevano separati dalla comunità, le Logge Nere, settentrionali ed apparentati con gli indiani Crow, le bande dei Mezzi sangue le quali scorazzavano dall’est all’ovest. Altra ed ultima (ma ce ne sarebbero diverse altre) la Banda Ree, designazione locale dei Cheyenne settentrionali che vivevano presso il Rosebud, località del Montana, perché vi erano con loro alcuni residenti imparentati con gli indiani Ree.

Presso i Cheyenne l’organizzazione militare era uguale a quella degli Araphao , dei Kiowa e di molte altre tribù delle pianure. Le società militari di cui riportiamo i nomi, non per inutile nozionismo ma per il loro fascino, erano le seguenti: Soldati Cani, Uomini Volpi, Guerrieri Coyote, Scudi Rossi, Soldati del Bisonte Maschio, Soldati della Corda d’Arco, Cani Pazzi.

Oltre a queste, i quarantaquattro membri del Consiglio venivano a volte considerati come facenti parte di un’altra società, quella dei Capi. Non pare che vi fosse una regola fissa per stabilire l’importanza delle varie società, ma i Soldati Cani, ben conosciuti anche dai bianchi, finirono per avere una certa preminenza per il fatto che, in seguito all’ingresso nella società di tutti i guerrieri Masi’kota, divennero una vera divisione delle tribù con un diritto ad un posto particolare del campo. Più tardi l’ingresso, per mezzo di matrimoni, di numerosi Sioux, di Arapaho e di altri elementi esterni, indebolì il loro legame con la comunità; di conseguenza essi presero l’abitudine a formare un proprio campo ed agire assieme ai Sioux come tribù indipendente. Furono la società Cheyenne più aggressiva e meno propensa ai buoni rapporti con i bianchi, fino a quando il loro capo, Toro Alto, venne ucciso dai soldati del generale Carr nel 1869.

Pensavamo, come detto nella presentazione dello scorso articolo di dividere lo scritto in due puntate, ci accorgiamo che così facendo resterebbero escluse alcune considerazioni su queste popolazioni del nord e del centro degli Stati Uniti d’America, abbiamo deciso allora che seguirà una terza parte la quale racconterà alcune vicissitudini di questi popoli

testo a cura di Enrico Pinotti

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