13 maggio 2022

Urlatori a cura di Miriam Ballerini


URLATORI

Tra gli anni 60 e 70 venivano definiti “Urlatori” quei cantanti che interpretavano le canzoni secondo lo stile urlato, ad esempio Adriano Celentano e Tony Dallara.                                             Ai giorni nostri, riutilizzerei questo termine per definire quanto, quotidianamente, va in onda in tv. Ho pensato di scrivere questo pezzo dopo aver letto del litigio fra Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini. Se io fossi un alieno e, per caso, dovessi trovarmi di fronte allo schermo acceso della tv, che cosa penserei di tutto ciò? Di due persone dai capelli bianchi, che non sanno usare la loro cultura, ma che si abbassano a beceri insulti da stadio, addirittura arrivando alle mani? Poi, sento uno dei due, Sgarbi, che da anni passa da salotto televisivo in salotto televisivo, offendendo, urlando, usando il turpiloquio, asserire che l'altro è un violento perché usa le mani! Siamo al delirio!                                                                                                         Di pomeriggio possiamo trovare una trasmissione dove, uomini e donne, si riunirebbero per trovare l'amore. E anche qui: urla, insulti. Una tipa obesa che fa l'opinionista, che pare quella del banco del pesce vestita a festa. Gli esempi che ne escono, poi: anziani insultati, donne offese da omuncoli che, vista l'età raggiunta, al posto loro, mi porrei qualche domanda sul perché non siano riusciti a trovare l'anima gemella.  Donne che hanno la finezza di un elefante. Ragazze giovani che si permettono di insultare persone più grandi senza nessun rispetto per l'età. Tutti esempi che meritano una standing ovation.                                                Alla sera ci si trova assillati da trasmissioni portate sullo schermo da giornalisti. Giornalisti? Uno di questi che urla come il peggiore straccivendolo, facendo leva sull'odio, sulla reazione di pancia, che tanto piace ai populisti. Gli altri che, pure, hanno ospiti che navigano sempre e solo in una direzione.                                                                                                                             Maree di fake news spalmate sul tavolo come golose chicche che, invece, sono solo bocconi indigesti per gli intelligenti, i prudenti, i pensanti, gli studiosi.                                                 Questo povero alieno che è in me, dopo aver passato una giornata a fare zapping, ne sono certa, tornerebbe di corsa nella sua amata terra lontana!                                                    Trasmissioni inutili, fatti per voyeur del pettegolezzo, basate sul nulla, che non hanno nessuno scopo, nemmeno quello dell'intrattenimento.                                                                                     Per non parlare dei social. Se è vero che ognuno di noi ha il legittimo diritto al proprio pensiero, non sarei così sicura che tale diritto si estenda anche ai social, dove ammorbare gli altri. Dove l'offesa, l'insulto, l'odio, il rancore per una vita che non si ha, l'invidia... debbano per forza allargarsi sulle pagine virtuali come tentacoli di strani polpi mutanti.                         Ma se per un minuto, non pretendo altro, ma solo per pochi secondi, una persona riuscisse a mettersi nei panni di chi sta offendendo, o al peggio tentando di distruggere; non verrebbe spontanea una semplice domanda? Ma perché lo sto facendo? Ma cosa ricavo da tutto ciò? La mia vita migliora? Ma davvero voglio vivere in un mondo così spigoloso?                                     Io voglio fare parte di tutt'altra schiera, spesso sentendomi davvero fuori posto in questo mondo del diamoci addosso, del distruggiamo l'altro con ogni mezzo. E anche voi, ma vi trovate bene a vivere così? Fra urla, che pure gli uomini preistorici ci invidierebbero? In questa sorta di evoluzione al contrario, dove tutto viene riportato alla legge del più forte, del più furbo?                                                                                                                                                 Ecco, io da bravo alieno, me ne andrei proprio, ma senza nemmeno doverci pensare troppo.


© Miriam Ballerini

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