12 marzo 2022

L’EUROPA E L’INVASIONE RUSSA IN UCRAINA di Antonio Laurenzano

 


L’EUROPA E L’INVASIONE RUSSA IN UCRAINA

di Antonio Laurenzano

Riscrivere la storia del nuovo millennio e ridisegnare la carta geografica dell’Europa. E’ chiaro, nella sua drammaticità, l’obiettivo di fondo dell’invasione russa in Ucraina nella folle strategia di Putin. Al di là di ogni fallace giustificazione legata all’allargamento della Nato a Est e alle origini dell’Ucraina, “una Nazione inventata da Lenin”, la Federazione Russa del novello zar di San Pietroburgo agisce da tempo militarmente per alterare gli equilibri territoriali formatisi negli ultimi vent’anni. E’ il risultato di una precisa visione politica basata su un imperialismo che ha il “diritto” di ricostruire l’area continentale che era stata sotto il dominio dell’Unione Sovietica, la “grande Russia” pre-bolscevica. Dopo l’invasione della Georgia del 2008 e l’annessione della Crimea del 2014, l’aggressione all’Ucraina (Nazione indipendente dal 1991 grazie al 91% del voto popolare) si inserisce nella sanguinosa coerenza imperiale, in attesa di nuovi teatri di guerra nelle repubbliche del post 1990. E poco importa se per un malcelato delirio di onnipotenza del suo Presidente, la Russia continua a violare molti principi che reggono l’Onu: il rispetto della sovranità degli Stati, la regola dell’autodeterminazione dei popoli, l’obbligo di risolvere in modo pacifico le controversie, l’obbligo di non interferire con le competenze interne di altri Stati. La Russia ha violato importanti accordi multilaterali regolarmente sottoscritti, come quelli istitutivi del Consiglio d’Europa e dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Per il diritto internazionale, la Federazione russa è uno Stato fuori legge.

Ma come reagire a uno “Stato canaglia”? Uno Stato che, sconfessando la visione Kantiana della “pace perpetua” diffusa nelle leadership politiche ed economiche europee con la fine della Guerra fredda e la caduta del Muro, ha messo a nudo la realpolitik dell’Ue con i suoi ritardi e i suoi errori per non aver saputo riconoscere il “senso di insicurezza” creatosi a Mosca con la fine dell’Unione Sovietica, nel non aver intercettato le frustrazioni dell’ex agente del Kgb, soverchiato dalla potenza cinese e sottovalutato dalla diplomazia occidentale, e il suo desiderio di riscatto geopolitico. Un revanscismo che con il sangue e le distruzioni in Ucraina, con il ricatto energetico ai “Paesi ostili” e la minaccia nucleare segna la sconfitta dell’Unione europea. In primis, della ex cancelliere tedesca Angela Merkel la cui politica di acquiescenza nei confronti di Mosca, avallata a livello comunitario, ha portato per quindici anni a ignorare la dimensione strategica dell’Europa. Considerare cioè la Russia un mercato da “pacificare” con la tecnologia e le merci tedesche, da “catturare” con la costruzione di Nord Stream 1 e 2, il gasdotto Russia-Germania di 1234 km sui fondali del Mar Baltico, aggirando e indebolendo Ucraina, Bielorussia e Polonia, disinteressandosi delle richieste americane di irrobustire la spesa militare. Una politica miope che ha colpevolmente ignorato i pericolosi rigurgiti nazionalistici all’ombra del Cremlino, l’ostinata determinazione di Putin di tornare alla dimensione imperiale rivendicata con fermezza alla Conferenza per la sicurezza di Monaco nel 2007 (riunificazione del “Mondo Russo” smembrato dallo scioglimento dell’URSS). Anni di apparente pacificazione, autocompiacimenti nelle cancellerie europee, ospitalità dorata allo zar (Berlusconi docet), il suo coinvolgimento nel G8, con la discussione di un partenariato.

E ora, la guerra nel cuore dell’Europa! Inaspettata, imprevista, incomprensibile. Sanguinaria. Strage di civili, donne e bambini in fuga, città sventrate, corridoi umanitari chiusi, carri armati russi all’assalto delle istituzioni. Putin sta giocando le sue carte. Si pensava che bleffasse, e invece… L’Unione europea si è risvegliata dal torpore che l’aveva indebolita, riscoprendo i suoi principi fondanti, la sua vocazione al dialogo, all’accoglienza, alla solidarietà, nel segno dell’unità d’azione e della condivisione. Compatta, reattiva e decisa: l’Ue, con ritrovato spirito unitario, sta dando prova di grande maturità politica a difesa della sovranità democratica di un Paese aggredito, condizione alla base di una pace duratura. Sanzioni, armi, debito comune per un orizzonte europeo, sempre meno nazionale. Una importante capacità di reazione, figlia della sofferenza e del sangue europeo del Novecento. La salvaguardia della pace continentale oggi brutalmente compromessa impone però anche una svolta strategica: la creazione di una nuova Europa dotata di una politica di difesa e sicurezza collettiva a supporto di una politica estera davvero comune e di un interventismo a reazione rapida nelle aree di crisi circostanti. E’ bastata una settimana di bombardamenti, scontri e minacce, anche nucleari, in arrivo da Mosca e diretti all’Europa, schierata a sostegno dell’Ucraina, per seppellire lo storico antimilitarismo tedesco e fare della Germania del cancelliere Olaf Scholz il perno di una nuova politica strategica europea, “per impedire che la guerra di Putin dilaghi in altri paesi europei”. La percezione della minaccia esterna è improvvisamente diventata comune, la guerra di aggressione della Russia rappresenta una svolta decisiva nella storia dell’Unione. Da qui l’impegno unanime dei 27 Capi di Governo Ue preso nel vertice di Versaille a un aumento delle spese militari. Il conflitto in Ucraina accelera dunque la nascita dell’eurodifesa, il progetto visionario di Comunità europea di difesa (CED) di Alcide De Gasperi, bocciato nell’agosto 1954 dall’Assemblea nazionale francese. Strada lunga e piena di ostacoli, fra cui l’integrazione di strutture e culture di difesa diverse e profondamente nazionali. Ma la guerra di Putin non lascia alternative. Nessuna resa, ma prepararsi alla guerra: non per combatterla, ma per tenere gli altri lontani dai confini dell’Unione e impedire a qualche despota contemporaneo di superare il punto di non ritorno. “Historia magistra vitae”, la storia insegna.


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