29 marzo 2022

A Linden Leaf put me in a Trance Mostra personale di Dorothee Diebold a cura di Marco Salvario

 A Linden Leaf put me in a Trance

Mostra personale di Dorothee Diebold

a cura di Marco Salvario

Davidepaludetto – Arte contemporanea – Via degli Artisti 10, Torino

19 febbraio – 10 aprile 2022



Dopo avere iniziato la propria attività in via Stampatori, la galleria Davidepaludetto si è trasferita nel 2016 in via degli Artisti, a poche decine di metri di distanza dalla Luce Gallery, di cui ho scritto alcune settimane fa, sempre su Insubria Critica. Siamo nelle vicinanze di Palazzo Nuovo, uno dei centri principali dell'Università degli Studi di Torino; chissà se i futuri dottori sapranno trarre qualche arricchimento dalle iniziative artistiche che hanno così comodamente a portata di mano. Io sono un po' pessimista, ma sarei felice di essere smentito e di scoprire che qualcuno di loro riesce ancora a staccare lo sguardo dal proprio smartphone, perché le opere di Dorothee Diebold, ospitate in questi giorni alla Davidepaludetto, possono regalare emozioni anche a un pubblico giovane sempre molto difficile da coinvolgere.


L'artista è nata nel 1988 in Germania, attualmente vive e lavora a Berlino; questa è la sua prima mostra in Italia.

Il mondo attuale, caratterizzato dalla esasperata tecnologia, dal martellare continuo di dati, saturo di contenuti, disomogenei e artificiali, le fa percepire la realtà come una dimensione sfuggente, immersa in una natura che non ha più anima, sempre più distorta, violata, e dalla quale tuttavia ci si sente inesorabilmente attirati perché anche noi ne siamo parte.

Per il visitatore, la contemplazione attenta delle opere porta a una vertigine, a un immergersi, al farsi trascinare in un vortice. Mancano i riferimenti, mancano gli appigli, eppure noi siamo al centro del movimento.



“A Linden Leaf put me in a Trance”, è il titolo della mostra; “Una foglia di tiglio mi ha messo in trance”.

La natura è ormai ridotta a poco, a una foglia, eppure basta quel frammento a ispirare l'artista, a portarla oltre i limiti della sua umanità cui non riesce più ad adattarsi. Una sensazione di smarrimento che comunica al visitatore.

Le opere di Dorothee Diebold sono spesso realizzate a coppie, in un dialogo più poetico che scientifico, dove le domande e le risposte non vanno interpretate con la razionalità quanto piuttosto con l'istinto, condividendo una nuova spiritualità che, pur essendo tutta proiettata nel futuro, ci riporta invece a radici lontane, pagane, dove i riti di stregoni e sciamani cercano di superare i limiti della conoscenza tecnologica.

Non ci sono veri quesiti, non ci sono spiegazioni convincenti, c'è solo la volontà di catturare il filo sempre più fragile che può permetterci di non rimanere soli, rifiutati da un presente che non ci siamo scelti e non riusciamo a capire. Una foglia di tiglio.


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