15 febbraio 2022

“IL VOLO” DAVIDE CHIONNA a cura di Maria Marchese

 


IL VOLO” DAVIDE CHIONNA

a cura di Maria Marchese

L’opera “IL VOLO” nasce come atto celebrativo, rivolto alle Frecce Tricolore e alla Nazione Italiana. Nasce concepita in acciaio, ma l'autore va ben oltre. 

In essa, Davide Chionna infonde altresì la liberazione di un pensiero triadico: l'essenza si rivela, addivenendo da nucleo assoluto a rivelazione trina.

“ … Spiegami come hai fatto a far volare il falco? Forse sei un mago?’ Tra felicità, timore e imbarazzo, l’omino spiegò: ‘Non è stato difficile, Altezza, ho semplicemente tagliato il ramo su cui era poggiato il falco. Una volta che l’animale si è reso conto di avere le ali, ha cominciato a volare’.”

L’artista e l’uomo sono indi protagonisti e artefici di quel taglio e, medesimamente, del dispiegamento alare di un immaginifica creatura reale.

Essa è pregna dell’integrità necessaria per compiere il volo esistenziale…

L’artista Pugliese coglie la naturalezza del velo cartaceo, annichilendone la precaria fragilità con polvere e acqua: questo sodalizio ne suggella la fermezza, mentre le capaci mani dell’autore ne plasmano il plastico e aulico dinamismo intrinseco.

La perfezione, indovata nei calibrati equilibri del cerchio, sposa la liberazione e il movimento dell’alata essenza, nello spazio cosmico.



Tre sono gli impalpabili “credo”, che scivolano e si confessano, cautamente, laddove il nulla è portavoce dell'arche primo e onnicomprensivo.

Tra le loro trame, è custodita la gemmazione di altrettanti nuclei: promanati dall’energia originaria, evolvono in simbiosi con la linfa, che vivifica l'atto scultoreo.

“Assoluzione” e ritorno, molecola unica o universale: tutto si gioca nel sublime crescendo e calando di pieni e silenzi, orchestrato, magistralmente, dall’autore di Francavilla Fontana, tra “non limiti” di un suolo spaziale, scandito da millesimati istanti.

Quel candido sangue scorre, carsico, nel microcosmo materico della pienezza artistica, nutrendola di levità e intimità.

L’autore, che è altresì docente e architetto, ammanta la sua creatura di un assolo cromatico, simbolico di un periodo conoscitivo, contraddistinto dal cambiamento e dall’intelligenza intuitiva.

La fenice appare come composizione, ove si concretano le nozze di sottili intuizioni, che ravvivano la verità di una raggiunta compostezza.


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