25 gennaio 2022

RIFORMA FISCALE E RILANCIO DELL’ECONOMIA di Antonio Laurenzano

 


RIFORMA FISCALE E RILANCIO DELL’ECONOMIA

di Antonio Laurenzano *

Strada in salita per la riforma fiscale. La legge delega approvata dal Governo lo scorso 5 ottobre e ora all’esame della commissione Finanze alla Camera è finita sotto il tiro incrociato dei partiti con la presentazione di 467 emendamenti. Proposte correttive in forte odore di “populismo fiscale” che rischiano di mettere a dura prova la tenuta politica della maggioranza in giorni di grande fibrillazione per le incertezze che accompagnano il cambio della guardia al Quirinale.

Nel corso di quasi cinquant’anni dalla sua introduzione (1974), il sistema fiscale italiano è stato oggetto di numerosi interventi modificativi che, in assenza di una riforma organica, ne hanno causato una generale frammentazione normativa non sempre di facile interpretazione, rendendo conflittuale il rapporto fra contribuenti e fisco. L’ordinamento tributario appare sempre più come una giungla inestricabile in cui è difficile avventurarsi, irta di norme e provvedimenti a volte contraddittori generati da una ipertrofia legislativa. Il nostro Paese ha il non invidiabile record della onerosità degli adempimenti fiscali con un basso rapporto costo-beneficio in termini di contrasto all’evasione. Un problema che ha raggiunto livelli patologici con ricadute sull’economia del Paese e che va affrontato con una normativa chiara e semplice, senza fastidiosi orpelli. Più complicato è un sistema fiscale, più facile è nascondere reddito nelle sue pieghe oscure e sottrarsi a ogni pagamento. Da tempo si parla di riforma fiscale, di semplificazione, di taglio netto di balzelli e inutili adempimenti per puntare su un’equa distribuzione del carico impositivo con meno burocrazia e più qualità. Azzerare cioè antiche distorsioni nel segno di un moderno ordinamento tributario. Un salto di qualità, accantonando strategie elettoralistiche per privilegiare nell’azione di governo l’autentico senso dello Stato.

Muove da queste criticità la legge delega governativa contenente in dieci articoli i principi e i criteri direttivi generali ai quali il fisco del futuro deve essere orientato: la riduzione del carico fiscale per il rilancio dell’economia, la razionalizzazione e semplificazione del sistema tributario, il mantenimento della progressività impositiva, la riduzione dei fenomeni di evasione ed elusione fiscale.

Una proposta di rinnovamento significativa che prevede la revisione del sistema di imposizione sul reddito delle persone fisiche secondo un modello di “tassazione duale” con l’applicazione della medesima aliquota proporzionale di prelievo sui redditi derivanti dall’impiego del capitale anche nelle attività d’impresa e di lavoro autonomo svolte da soggetti diversi da quelli a cui si applica l’imposta sul reddito delle società (Ires). Per effetto di tale modifica, la tassazione progressiva resterebbe applicabile ai redditi da lavoro dipendente (taglio al cuneo fiscale) e da pensione e a quelli relativi al contributo lavorativo dell’imprenditore individuale e del lavoratore autonomo. In particolare, la revisione dell’Irpef deve garantire la graduale riduzione delle aliquote medie effettive al fine di incentivare l’attività imprenditoriale e l’offerta di lavoro, il riordino delle deduzioni e delle detrazioni e l’armonizzazione dei regimi di tassazione del risparmio. Un primo tassello della riforma è stato inserito nella Legge di Bilancio 2022 con la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni di reddito da cinque a quattro con contestuale modifica delle detrazioni per lavoro dipendente/autonomo e pensioni. Resta ancora da sciogliere l’annoso nodo delle numerose imposte sostitutive che distorcono la progressività della tassazione dei redditi delle persone fisiche e che, in considerazione della maxi estensione dei redditi degli italiani fuori dal sistema Irpef, non favoriscono un’equa ridistribuzione del carico fiscale.

Altri punti importanti della riforma in cantiere sono gli interventi sull’imposta sul reddito delle società, (armonizzazione dei valori civili e fiscali, semplificazione delle variazioni in aumento/diminuzione del conto economico, riduzione delle differenze tra i vari sistemi di tassazione delle imprese), sull’Iva (razionalizzazione del numero e dei livelli delle aliquote), nonché sull’ Irap con la sua graduale soppressione (per ditte individuali e autonomi dal 2022) e, dulcis in fundo, sul catasto con il monitoraggio del territorio (guerra alle case fantasma) e la contestata revisione delle rendite catastali (invarianza della base imponibile dei tributi locali). Nuove imposte patrimoniali in arrivo?

La riforma fiscale, con quella della pubblica amministrazione, della giustizia e della concorrenza, è destinata ad accompagnare l’attuazione del PNRR, concorrendo a realizzare gli obiettivi di equità sociale e miglioramento della competitività del sistema produttivo. Una risposta alle debolezze strutturali del Paese. Con l’esame in commissione Finanze alla Camera, per la legge delega è iniziata la guerra contro il tempo. Una volta approvata dal Parlamento, il Governo avrà 18 mesi di tempo per l’emanazione dei decreti attuativi. Ma fra 18 mesi scade anche la legislatura (salvo sorprese quirinalizie) per cui ogni settimana in più di discussione parlamentare della legge si complica il futuro della riforma. Chiara dunque l’esigenza di procedere con la massima velocità per non rischiare un clamoroso flop. Ma il fisco è terreno politicamente esplosivo e divisivo, un terreno di proclami, slogan e bandierine. Il teatrino delle tasse nel quale ogni “commediante” vuole recitare la sua parte. E speriamo che non recitino il requiem per una riforma tanto attesa.

*Tributarista

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