21 dicembre 2021

COME A SPOON RIVER… a cura di Vincenzo Capodiferro

 


COME A SPOON RIVER…

Un viaggio attraverso il cimitero di Ganna per svelarne “arte e arcani misteri”

Come a Spoon River. Arte e arcani misteri nel cimitero di Ganna” è un libro di Alberto Bertoni e Capodiferro Vincenzo, edito da Pietro Macchione a Varese nell’ottobre del 2021. Il testo nasce con l’intenzione di voler valorizzare il patrimonio artistico e culturale del nostro territorio, in particolare della storica Ganna, sede dell’omonima e illustre Badia. All’appello del prof. Gabriele Scazzosi di salvare una tomba antica in cotto della famiglia Orelli che stava cadendo a pezzi subito Alberto Bertoni, storico dell’arte, impegnato da anni nello studio e la salvaguardia delle opere d’arte riposte nel territorio ha risposto, coinvolgendo anche il Capodiferro, che ha condito i suoi buoni propositi con un tocco di filosofia. Il progetto di restauro della tomba Orelli è curato da Mauro Manzoni e Stefano Russo. Nel testo tra l’altro sussiste una dettagliata relazione storico-tecnica redatta dal Manzoni. La professoressa Rosalia Azzarello si è impegnata a tutta carica in questo grandioso progetto, predisponendo un percorso di alternanza scuola-lavoro con gli allievi della IV A del Liceo Artistico “Angelo Frattini” di Varese. I ragazzi sono stati seguiti dal noto fumettista Corrado Roi. Ne è nata una proficua collaborazione: nel libro infatti sono riportate le illustrazioni che i giovani discenti hanno elaborato, condotte dalla solerte mano della professoressa Azzarello. Il cimitero di Ganna è un sacrario dell’arte italiana: in esso sono riposte le spoglie mortali del Grandi, del Tabacchi, del Chini ed altri. Le tombe parlano con foscoliana memoria: la “celeste corrispondenza d’amorosi sensi”. E quale maggiore corrispondenza può aversi se non nel grado estetico: nell’arte? Tanto da fare esclamare a Schelling: «Ogni magnifico dipinto nasce quasi per la soppressione della muraglia invisibile che divide il mondo reale dall’ideale, ed è solo, per così dire la finestra attraverso la quale appaiono completamente quelle forme e regioni del mondo della fantasia, che traspare solo imperfettamente attraverso quello reale».

In occasione del funerale di Giuseppe Grandi, Ganna fu inondata da una folla di personaggi illustri che vennero a dare l’estremo saluto all’artista. Il Bertoni riporta tutta la fila di questi insigni, trai quali non possiamo dimenticare Vittorio Grubicy de Dragon, padre del divisionismo italiano, il quale ha dedicato due tele a questa meravigliosa valle: “Il cimitero di Ganna” e “”Che pace in Valganna!” (1894). Già da allora si respirava quell’eterea tranquillità che saturava questi paesaggi cosmici. Quella pace - nonostante tutto - non è stata turbata: eppur da quella valle era passata la tranvia che collegava Varese a Lavena Ponte Tresa. Le stazioni erano state progettate da un altro grande artista, esponente di spicco del Liberty italiano, Giuseppe Sommaruga, morto giovane anche egli - come il Grandi ante quem - nella Grande Guerra. Grandi forse soffriva della malattia dei “picasas”. I suoi occhi non erano ancora riusciti a vedere la inaugurazione del suo illustre “Cinque Giornate”, monumento celebrativo del Risorgimento milanese. Il libro è diviso in due parti: nella prima Alberto Bertoni presenta con uno stile libero, ma fine, tutti i personaggi coinvolti col piccolo e bello cimitero. Ad aprire i vari “loculi” - per così dire, in senso letterario - vi sono gli epitaffi, predisposti dai poeti Gianfranco Galante e Umberto Belardinelli, nonché le illustrazioni dei ragazzi. Nella seconda parte segue un romanzo di fantasia, redatto da Capodiferro Vincenzo, sull’artista principale della raccolta: Giuseppe Grandi. È una fantastoria che vede l’artista protagonista di un rapporto strano con una modella delle “Cinque Giornate”, la quale fugge in America con un figlio dei due in grembo. Il figlio cresce e ritorna per la Guerra del 1915 sulle tracce del padre… Il libro si ispira all’”Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters. Non è un testo scientifico, ma letterario, ove si intrecciano vicende reali ed immaginarie. È un testo divulgativo ed originale, che vuole sensibilizzare il popolo sul mondo dell’arte e del patrimonio culturale presente sul territorio, un territorio che spesso non si accorge, corre oltre. Quanti monumenti, quante opere d’arte in abbandono! Non stiamo qui a citare, ma vogliamo solo sperare che quest’opera possa contribuire a incrementare la sensibilità su queste tematiche, ad aprire gli occhi per guardare i vestigi del genio e della dote estetica umana.

Alberto Bertoni insegna storia dell’arte presso il Liceo Artistico di Varese. Da anni si è dedicato alla ricerca sul patrimonio artistico varesino. Trai suoi contributi notevoli rammentiamo le monografie su Arcumeggia, Gemonio, Castelseprio e Castiglione Olona.

Vincenzo Capodiferro insegna filosofia presso il Liceo Artistico di Varese. Appassionato di letteratura e filosofia, tra le sue ultime opere si segnalano: “Tractatus psycho-phaenomenologicus” (2018); “Noetica” (2019) ristampa; “Il mistero dell’Eden” (2021).

Il libro sarà presentato il 5 febbraio alle ore 16.00 presso la sala conferenze della parrocchia san Massimiliano Kolbe di Varese, sul Viale Padre G. B. Aguggiari, 140.


A cura di Vincenzo Capodiferro

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