Gesualdo Bufalino – Diceria dell’untore – (Edizioni Sellerio)
Collana: La rosa dei venti n. 3 Pagine: 224
EAN: 97888389224019 Fuori catalogo
Cercando paragoni o rimandi letterari al virus che ormai da quasi due anni ci affligge, vanno giustamente citati il “Decamerone” di Boccaccio o “I promessi sposi” del Manzoni, ambientati durante due epidemie di peste. Oppure Albert Camus, che proprio in “La peste” trattava il morbo con una spaventosa aderenza alla realtà attuale. E in tempi più recenti, il Saramàgo di “Cecità” che ha forti attinenze con il nostro vissuto quotidiano o “L’ombra dello scorpione” di Stephen King, che ne ha ancora di più. Ma prima del Covid-19 – e prima della terribile “spagnola” del 1918 – si moriva di tubercolosi, il cosiddetto “mal sottile”. Ed è dall’esperienza autobiografica dell’autore con questo virus batterico a “la Rocca”, un sanatorio siciliano dove l’Io narrante racconta della sua esistenza in costante bilico, che nasce “Diceria dell’untore”. Pubblicato solo grazie alle insistenze di Elvira Sellerio – lungimirante editrice - il romanzo è ambientato nel 1946 e ha quasi l’atmosfera di un noir. Condotto da Gesualdo Bufalino con una scrittura sapiente e una cifra stilistica assolutamente unica, vede svettare insieme al protagonista almeno altri tre personaggi memorabili: il “Gran Magro”, mefistofelico e alcolizzato primario del sanatorio; padre Vittorio, interlocutore di Bufalino sui dubbi e sulle ragioni intorno alla fede e l’eterea ballerina Marta, con cui l’autore intesse un amore senza futuro. Un apprendistato di morte da cui nessuno (o quasi) scampa, ma che insegna a tutti il valore della vita.
Il peccato: inventato dagli uomini per meritare la pena di vivere, per non essere castigati
quando ogni fibra è persuasa ancora d'essere immortale e si rifiuta di disimpararlo.
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