30 luglio 2021

Cimitero Partigiano di Certosa di Pesio A cura di Marco Salvario

Cimitero Partigiano di Certosa di Pesio

A cura di Marco Salvario


I valori della resistenza e il sanguinoso travaglio che ha portato l’Italia alla democrazia, sembrano perdersi in una nebbia velenosa, dove il passato è dimenticato, confuso in episodi spezzati, rimesso in discussione, banalizzato o vigliaccamente capovolto.

Per fare un esempio, che cosa sia successo a Cefalonia nel settembre del 1943, perché su quella bella e incantata isola greca abbiano trovato la morte migliaia di militari italiani, è un episodio che ai nostri giorni raramente suscita nei giovani e nei meno giovani un ricordo.

Come si possono dimenticare gli insegnamenti di una guerra che non deve ripetersi, assurda come tutti i conflitti armati, per molti aspetti incomprensibile, diventata ancora più spietata quando, dopo il proclama di Badoglio, l’Italia divenne terreno di scontro tra eserciti contrapposti e gli italiani combatterono con ferocia gli uni contro gli altri?

Per troppe persone il passato è inutile e tutti gli errori sono ancora davanti a noi, pronti a essere compiuti di nuovo; non abbiamo imparato nulla e siamo fieri della nostra ignoranza. Internet è la nostra scuola, ma non la internet dei siti riconosciuti e documentati, mi fa piacere citare la ricchezza della Wikipedia, enciclopedia libera e collaborativa, pronta sempre a mettersi in discussione e a segnalare le affermazioni non documentate; purtroppo le fonti cui spesso si preferisce fare riferimento, sono forum di parte, dove si cerca solo di aggredire e ferire chi la pensa diversamente, pagine caotiche dove influencer senza nessuna reale preparazione e affidabilità accumulano panzane e battute banali, ricevendo in cambio decine di migliaia di entusiasti “like”, che in realtà sono meno significativi di bottoni messi nelle cassette delle elemosine in chiesa.



Faccio due passi indietro e, se indietreggio, non sparatemi.

La resistenza, le sue idee, restano per fortuna vive nei luoghi dove più violenta e sanguinosa è stata la guerra partigiana, lasciando ferite aperte che il tempo non ha lenito.

Nel cuneese, poco lontano dalla cittadina di Chiusa di Pesio, superata la Certosa di Santa Maria ora destinata a Casa di Spiritualità dei Missionari della Consolata, si può vistare quello che, a mia conoscenza, è l’unico cimitero partigiano nel nord dell’Italia; un sacrario la cui edificazione è iniziata subito alla fine della guerra.

Il cimitero si erge sul fianco della montagna alla destra del torrente Pesio, e lo si raggiunge salendo una ripida scalinata; ha una pianta circolare, semplice e senza abbellimenti, che fa venire in mente l’essenza primitiva e profondamente religiosa di un tempio celtico. Al centro un’alta stele di marmo bianco punta verso il cielo, come un grido d’invocazione e dolore.

Sulla base sono incise queste frasi:


ODIO CI UCCISE
CI FA RIVIVERE AMORE

A DIO PACE
AI MONTI UNA CAREZZA - UN CANTO - UN FIORE
A VOI OPERE DEGNE
CHIEDIAMO
AFFINCHE' IL SOGNO NEL QUALE MORIMMO
VIVA NELLA VOSTRA VITA


Chiedevano opere degne: siamo sinceri, non abbiamo saputo dargliele, eppure la loro richiesta non si è spenta e non deve essere dimenticata. Le parole scritte nella pietra resteranno a lungo a monito.

Opere degne. Dobbiamo sperare nelle generazioni future, nella loro responsabilità.


Ai lati della stele decine di nomi, tra loro militari, donne, combattenti di altre nazioni. Intorno tombe di partigiani, da quella della medaglia d’oro Ignazio Vian, lungamente torturato e impiccato a Torino, ad altri combattenti senza nome. Una tomba contiene reliquie della terra del campo di sterminio femminile di Rawensbruck e dell’acqua del lago di Fursterberg, dove i nazisti fecero gettate le ceneri dei forni crematori:


QUI VIVE IL SIMBOLO

DEL MARTIRIO DEI DEPORTATI


Un dolore è di essermi trovato da solo nella mia visita, solo con il ronzio lontano di tante api, solo sotto lo sguardo di lucertole così pigre e annoiate, da non fuggire neppure al mio avvicinarsi. La solitudine aiuta a meditare, ma la sofferenza va condivisa.


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