LA MOLECOLA DI CARLO RIVA a cura di Maria Marchese
LA MOLECOLA DI CARLO RIVA a cura di Maria Marchese
di Girolamo Comi (1890-1968)
Belle carni del cosmo tutte orlate
d'una nativa e fatale armonia,
e luci della voce che dorate
le curve degli spazi e degli istanti
d'una profonda e continua magia,
onde del verbo cariche di canti
e d'inni antichi in cui si svela il fiato
del mistero che governa il creato,
oscuri scambi di semi contrari,
in voi matura lentamente il terso
respiro dello spirito universo.
È una nativa esperienza personale di uno spazio evolutivo intimo, quella che Carlo Riva accoglie nei vorticosi coinvolgimenti segnico/cromatici molecolari...
Tra sistole e diastole della sua personalità artistica, l'autore di Sirone attua un'inconsapevole parabola del proprio sé universale; la ama attraverso
una concettualtà cromatica dal valore intenso, sospeso tra le radici e la fecondità dell'acqua. Ivi approda da apolide e nativo: nel conflitto tra le due significanze, trova attuazione la sua ineffabile e uterina essenza.
Ulisse da sempre nel mare conoscitivo, Carlo Riva digrada questi motti dell'anima, graffiando amabilmente la tela: le opere divengono giocose trasveberazioni, in cui l'atto della trafittura sanguina una salvifica via di fuga.
Allora l'autore, abbandonato il "limes" fisico, approda al vagito scientifico/mistico, tra dolore e gioia.
L'osservatore viene dal pittore carezzato addentro una "joie de vivre" primieva e incontenibile, che si diffonde promanata dalla levità necessaria dell'artista.
Si esperirà così nel viaggio attraverso l'inconscio, perdendosi tra i valori cromatici, le curve e gli interstizi infinitesimali dell'io, per ricongiungersi e addivenire ad una spontanea elaborazione di se stesso.
Questi universi molecolari involvono energia allo stato puro, gocciata, da Carlo Riva, nella veridicità che appare quando la "mano" umana si ritrae...
Un'esperienza, questa, per pochi: Carlo Riva, infatti, non sentiva affatto la necessità di approdare al grande pubblico.
"Come noi […] intessiamo e disintessiamo i nostri corpi," disse Stephen, "di giorno in giorno, le loro molecole su e giù come una spola, così l'artista intesse e disintesse la sua immagine.“ (James Joyce, libro Ulisse)
L'abito che tesse il pittore di Sirone, brianzolo d'adozione, è effettivamente una veste impalpabile ialina, e proprio in quell' "inesistenza" essa appare concretamente.
“Amo il pezzo di terra che tu sei,
perché delle praterie planetarie
altra stella non ho. Tu ripeti
la moltiplicazione dell’universo.”
(Pablo Neruda)
Le sei tele della serie molecola sono quella "donna" in cui Carlo riva indova la moltiplicazione del proprio microcosmo assoluto.
Mantengono viva l'esperienza di Carlo Riva entrambi i figli, Anita e Stefano, che attualmente vivono nella città di Fasano, in Puglia.
Qui di seguito rioorti il link per accedere
al tedto da me realizzato sulla serie "Autoritratti" e "Bagnanti"
CONOSCIAMO MEGLIO CARLO RIVA
a cura di Maria Marchese
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