26 maggio 2021

"IL PONTE" - "VINCENZO NASUTO di Maria Marchese e Valeriano Venneri

 

"IL PONTE" - "VINCENZO NASUTO

 di Maria Marchese e Valeriano Venneri


"La metafora è il ponte che unisce il visibile con l'invisibile: il poeta è un costruttore di ponti"  (Raul Aceves) 


Nell'opera "Il ponte" , Vincenzo Nasuto esprime se stesso come il poeta, che tesse una metafora artistca: essa cela, tra trame e orditi materico/esistenziali, la significanza di una laiason temporale. 

Tra i pregevoli e setosi intrecci è serbato lo scorrere di istanti storici, culturali e emozionali, personali e corali. 

L'autore concreta sulla tela dapprima uno spazio esperienziale valendosi del gesso e attraverso quest'ultimo dirime solchi e rade, asprezze e soavità universali: crea così la dimensione sensoriale di una percorrenza umana.

Allora carezza questa terra con pregevoli e serici intrecci, addentro i quali serba lo scorrere di istanti storici, culturali e emozionali, personali e corali. 


Attinge poi ad uno dei disegni tra i più spettacolari dell’intera produzione Leonardiana, effigiandolo come genesi della narrazione artistica: il carro da guerra diviene portavoce del genio di quest'ultimo. 

«Posso costruire, poi, carri coperti, sicuri e inattaccabili, i quali col fuoco dei propri cannoni potranno penetrare tra i nemici senza che questi, per quanto numerosi, possano attaccarli. Dietro il carro potranno seguire le fanterie, in gran numero, illese e senza incontrare ostacoli...»


Questo scrive Leonardo da Vinci, in una lettera rivolta a Ludovico il Moro, nel 1492, presentandosi a corte e il progetto è volto maggiormente ad impressionare rispetto a disvelarne l'efficacia. 

Il Maestro Fiorentino mira, infatti, ad occupare un ruolo a corte; più tardi definì egli stesso la guerra una “pazzia bestialissima” e, commentando i 2 carri in questione, scrisse che “spesso fecero non meno danni alli amici che alli nemici”.

In questa "ouverture" artistica, Vincenzo Nasuto indova la significanza dell'acume, dell'ironia, della saggezza e della contezza di sé. 


Esse pregnano l'evoluzione tessutale del procedere temporale, conducendo l'osservatore ad un altro manufatto architettonico/ingegneristico: il ponte di Genova. 

L'autore tra i serici versi poeta battaglie, momenti gloriosi, l'impeto passionale e i flutti dell'anima: bianco, blu e rosso illuminano, preservano e inostrano celate vicende storico/esistenziali. 


Dal carro di Leonardo, simbolo di potenza, velocità e vittoria, Vincenzo Nasuto conduce l'osservatore, attraverso la sua preziosa veste metaforico/pittorica, ad un manufatto ingegneristico che effigia fallacità e disfatta. 


Tra i due apici progettuali egli indova l'avanzare dei secoli e altresì l'essenza dell'istante: è quest'ultimo che sposa gloria e castigo. 

Allora il nesso qual è?... Ci si chiede? 

La mirabile pienezza dell'attimo. 

"Nell'istante è contenuto il seme di tutta l'eternità" .  (François de Sales, XVII sec)

Nella fugacità dell'attimo coesistono la possibilità della fine e dell'inizio: l'intensità con cui si affronta quest'ultimo vivifica la gemmazione del futuro. 

Il carpe diem... il cogliere l'attimo diventa un obbligo esistenziale ed etico. 

Il passato insegna al presente leggi fisiche e morali che la società attuale, in molti frangenti, ignora.

Nasuto lavora le anime, le essenze e i suoi contorni vestendoli di preziosi tessuti che diventano sciarpe o Foulard d'autore.






L'opera è attualmente esposta presso Palazzo dei Rolli Gio Saluzzo n' 7,nel contesto della collettiva "ΓΕΦΥΡΑ:TRA PASSATO E PRESENTE" , il cui art director è lo storico dell'arte Valeriano Venneri e la cui curatela è stata seguita da Loredana Trestin e da Maria Marchese. 

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