François Rabelais – Gargantua e Pantagruele – (Edizioni Einaudi)
Collana: ET Classici
Pagine: 880
ISBN: 9788806234089
Il termine “pantangruelico”, direttamente mutuato da uno dei due protagonisti di questo romanzo epico, come si sa è passato a definire nel nostro vocabolario un pasto esagerato. È vero che nelle peripezie di Gargantua e Pantagruele il vino e ogni genere di pietanze sono molto spesso presenti, ma quello che forse non si è ancora compreso bene è il valore di libello rappresentato da questo capolavoro narrativo della letteratura francese del Cinquecento. L’autore, già a suo tempo monaco e poi canonico nel convento di Saint Maurdes Fossés, uomo di notevole cultura molto vicino al pensiero ippocratico, con la stessa bonomia e saggezza popolare del nostro Bertoldo (che ridendo si confessava) attraverso i suoi personaggi muove una critica mordace. Non solo al papismo e alle gerarchie ecclesiastiche della Chiesa cattolica, ma anche al protestantesimo di matrice calvinista. Con spirito evangelico ed estrema aderenza alle Sacre Scritture – più volte citate nell’arco della lunga narrazione – stila una requisitoria in poesia contro i cattedratici teologi della Sorbona o, come un antesignano di Dickens, denuncia le ingiustizie e i soprusi verso i minori del collegio di Montagù. Se pensiamo che l’autore è vissuto nel periodo che ha conosciuto la strage degli ugonotti, possiamo immaginare quanto abbia dovuto rischiare per la sua stessa esistenza. Scorrendo le pagine di questo libro, si sorride e insieme si riflette.
“Anzi, io sono d’avviso che noi dobbiamo continuare la caccia mentre abbiamo il favore della fortuna, perché ricordatevi che essa ha i capelli soltanto davanti, ma quando è passata non la potete più acchiappare, perché è calva sul dietro del capo, e mai non si volta.”
“E questa è la natura della gratitudine; perché il tempo, che tutte le cose corrode e consuma, aumenta ed accresce i benefici resi: giacché un atto di grazia, liberalmente usato ad un uomo dabbene, cresce continuamente mercé il suo nobile pensiero e la ricordanza.”
I destini conducono chi vi consente, tirano chi vi si rifiuta.
Tutte le cose muovono al lor fine.
© Marcello Sgarbi
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