28 gennaio 2021

IL CASHBACK, LA NUOVA FRONTIERA DEL FISCO di Antonio Laurenzano


IL CASHBACK, LA NUOVA FRONTIERA DEL FISCO

di Antonio Laurenzano

Una scommessa da cinque miliardi. E’ la posta in palio prevista dalla Finanziaria 2020 per stanare l’evasione fiscale attraverso un maggiore utilizzo di pagamenti elettronici (“cashback”). Un premio in danaro a favore dei soggetti privati che effettuano acquisti di beni e servizi, compresi i pagamenti relativi ai rifornimenti di benzina, al bollo e all’assicurazione auto. Sono esclusi gli acquisti online, quelli destinati alle attività imprenditoriali/professionali, i pagamenti con domiciliazione bancaria, le ricariche telefoniche effettuate presso sportelli ATM.

Dopo la fase natalizia di rodaggio, la macchina del cosiddetto “rimborso di Stato” gira a pieno regime. Fino al 30 giugno 2022 è previsto un rimborso percentuale per ogni pagamento digitale pari al 10%, senza un importo minimo di spesa (un caffè vale come una lavatrice). La quantificazione del rimborso è determinata sul valore complessivo delle transazioni effettuate nel semestre, almeno cinquanta per un importo complessivo non superiore a € 1500. Sarà quindi possibile ottenere un rimborso massimo di € 150 per singolo semestre, fino a € 300 l’anno. Un rimborso speciale di € 1500 (“super cashback”) è previsto a favore dei primi 100 mila soggetti che totalizzano, in un semestre, il maggior numero di transazioni con la “moneta elettronica”. I rimborsi del cashback (esentasse) avverranno entro 60 giorni dalla fine del singolo semestre con accredito sul conto bancario/postale comunicato all’atto dell’iscrizione.

Nonostante la procedura complessa e macchinosa per aderire al cashback, gli iscritti al programma hanno superato quota 7,5 milioni. Gli esercenti abilitati, in possesso di dispositivi di accettazione dei pagamenti come il POS, sfiorano quota 12 milioni. Numeri importanti, lontani comunque dalle stime previsionali, di un’operazione per la quale il governo ha stanziato 4,75 miliardi di euro nel biennio 2021-2022, cui vanno aggiunti ulteriori risorse per la “lotteria degli scontrini”, al via dall’1 febbraio. Basteranno questi premi a convertire l’italica gente a un uso diffuso di carte di credito e di bancomat nella strategia di contrasto all’evasione fiscale? Molte le incognite per un buco annuale di 110 miliardi di euro con la forte incidenza dell’Iva di circa 35 miliardi (siamo i “primi” in Europa). A consuntivo andranno valutati i reali benefici in termini di maggiore gettito tributario e recupero di evasione per l’Erario. Una partita dal risultato incerto, legato a prassi consolidate.

In materia di lotta all’evasione, si studiano con interesse le azioni messe in campo in alcuni Paesi, il Portogallo in particolare, dove un meccanismo simile ha dato risultati molto positivi, riducendo in modo significativo il “tax gap” dell’Iva, la differenza fra imposta incassata e quella dovuta in un regime di perfetto adempimento. Il presupposto per ottenere buoni risultati certamente è stata la semplicità di accesso al sistema rispetto all’Italia che ha scelto una strada meno lineare con l’app IO, Spid/Carta d’identità elettronica e issuer convenzionati. Ma al di là dell’obiettivo di fondo legato alla emersione del sommerso, l’utilizzo dei pagamenti elettronici, secondo un recente studio di Bankitalia, nel precario contesto economico segnato dalla pandemia, supportando gli acquisti online, favorirebbe i consumi contenendo la caduta del Pil. “Un’economia con pagamenti molto digitalizzati è molto più resiliente a choc esterni di un’economia troppo basata sul contante.”

Sull’uso incentivato della moneta elettronica c’è comunque da registrare una lettera della Banca centrale europea con la quale vengono mossi rilievi critici al governo italiano per “aver privilegiato uno strumento di pagamento rispetto ad altri senza averne verificata preventivamente la legittimità a livello europeo.” Chiaro il principio della Bce in materia di moneta: ”Gli Stati dell’Eurozona non possono adottare politiche e regolamentazioni monetarie per perseguire altri fini interni.” Qualunque disincentivo o limitazione nazionale ai pagamenti in contanti deve essere conforme al diritto dell’Ue. Sulla ratio più strettamente fiscale del cashbak, la Bce ha censurato l’intervento monetario nazionale volto ad attuare politiche fiscali, in quanto “il monopolio della moneta è a livello Ue, non è nazionale”. Quindi l’esigenza di effettuare controlli fiscali attraverso transazioni monetarie elettroniche è inconciliabile con la regolamentazione monetaria dell’euro. In sintesi: l’evasione si può combattere senza ledere le prerogative monetarie della Bce. Ministro Gualtieri e… successori avvisati. La nuova frontiera del fisco italiano passa anche per Francoforte.


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