28 novembre 2020

William Golding – Il Signore delle Mosche – a cura di Marcello Sgarbi

 


William Golding – Il Signore delle Mosche (Edizioni Mondadori)


Collana: Oscar junior 

Pagine: 282

Formato: Tascabile

EAN: 9788804663065


L’idea alla base di questo romanzo di formazione parte da un precedente curioso: un esperimento dell’autore, premio Nobel nel 1983, nel periodo in cui era insegnante nella zona di Salisbury.                                                                                         La storia descrive una vera e propria iniziazione alla vita adulta di un gruppo di ragazzi inglesi, finiti su un’isola dopo essere scampati ad un atterraggio sventurato. Il racconto si carica di significati simbolici e insieme estremamente reali sulla condizione umana, impersonati dai protagonisti: Ralph e Jack.                     Il primo, rappresentazione del vivere civile e in un certo senso del bene, cerca di assumersi la responsabilità del gruppo entrando ben presto in conflitto con il secondo, personificazione dell’atavica e ancestrale attrazione dell’uomo verso la competizione, la guerra, il male.                                                                                             E il titolo stesso del romanzo è metafora del Male, inteso come supremo, con l’iniziale maiuscola perché si riferisce a Satana.                                                             Nella lotta per la sopravvivenza, senza cibo né altro genere di conforto, i due si scontreranno e saranno costretti a diventare uomini malgrado siano solo ragazzi.     La conchiglia, simbolo della dignità, o la saggezza di Piggy, personaggio solo apparentemente secondario, non serviranno a frenare l’impeto del gruppo che, trasformatosi in una selvaggia tribù capitanata da Jack, arriverà a non comprendere più il confine tra bene e male.

“‘Io ho continuato’ disse Jack. ‘Li ho lasciati andare. Io dovevo continuare. Io…’ Cercava di far capire il bisogno che aveva d’inseguire e di uccidere, un bisogno irresistibile’”.

Mentre diceva questo, Jack si raddrizzò con il coltello insanguinato in mano. I due ragazzi erano uno di fronte all’altro e si guardavano. Da una parte c’era il mondo brillante della caccia, della tattica, dei giochi feroci e pieni di destrezza; dall’altra il mondo del senso comune, con le sue aspirazioni e le sue delusioni. Jack si passò il coltello dalla destra alla sinistra, e nel buttarsi indietro i capelli appiccicati si sporcò di sangue la fronte”.

Il silenzio accettò il dono e li impaurì. La testa rimase lì, con gli occhi velati, con una specie di ghigno, con il sangue che diventava nero tra i denti. Tutto d’un tratto si misero a correre, più in fretta che potevano, per la foresta, verso la spiaggia aperta”.

Si levarono di nuovo i boati di scherno, e cessarono quando Piggy sollevò la bianca, la magica conchiglia. Che cosa è meglio: essere una banda di negri dipinti come voi, o essere ragionevoli come Ralph?’ Tra i selvaggi si sollevò un gran clamore. Piggy gridò di nuovo: Che cosa è meglio: avere delle leggi e andare d’accordo, o andare a caccia e uccidere?’ Di nuovo il clamore, e di nuovo il sibilo di un sasso. Ralph gridò con tutte le sue forze, per superare il clamore: Che cosa è meglio: la legge e la salvezza o la caccia e la barbarie?’”


© Marcello Sgarbi



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