01 novembre 2020

MOSCHELLA, UNA VITA DEDICATA ALLA GIUSTIZIA a cura di Vincenzo Capodiferro

 


MOSCHELLA, UNA VITA DEDICATA ALLA GIUSTIZIA

E alla letteratura….


Santi Moschella nasce a Santa Teresa di riva, in provincia di Messina nel 1957. Segue il liceo classico della sua città e partecipa sempre attivamente alla vita politica in diverse associazioni, sportive e culturali. I giovani della vecchia generazione erano attivi politicamente, a differenza di questa generazione, flemmatica ed apolitica. Si laurea in giurisprudenza e lavora presso la commissione tributaria provinciale di Novara. A Varese è membro attivo nel volontariato con le parrocchie di Masnago e Casbeno. Ha pubblicato il romanzo storico “Spesso ti dicono di non arrenderti”, Armando Siciliano, Messina 2012, il cui protagonista è animato da grande amore per la patria e per la comunità civile; poi nel 2014, esce, sempre con l’editore Armando Siciliano, “Mi chiamo Giuseppe. Per gli amici Peppino”. Quest’altro romanzo storico è incentrato sulla figura del martire per la libertà che naturalmente si scontra con le logiche occulte del potere e dell’omertà tipica della Sicilia: «L’omicidio di Peppino Incontrera rappresenta la metafora del tentativo di sopprimere non solo la passione per gli ideali di giustizia e di libertà, ma anche l’amore per la poesia e la vita». E comincia proprio con un memoriale: «Mi chiamo Giuseppe Incontrera, per gli amici Peppino e sono morto,» nel prologo: «Quando avevo iniziato a scrivere questi appunti non avevo l’intenzione di rubare, in modo così invadente, la scena dell’autore, ma desideravo soltanto stimolarlo a tener desta la sua memoria»; dedicato alle grandi figure storiche dei martiri laici della Giustizia, umana, ma se vogliamo soprattutto, divina, le cui effigi sono riportate a principio del testo: Dalla Chiesa, Borsellino e Falcone. Ci sono le due Sicilie, non il Regno delle Due Sicilie, ma la Sicilia cattiva e quella buona, che soffre, geme, si ribella, dice la verità e la Verità, purtroppo costa, a volte costa la stessa vita: “Chi rici a verità vole esse accisu”, dice il proverbio antico. Chi dice la verità vuole essere ammazzato. Mi fa ricordare il parroco don Marcello Cozzi, che denuncia la mala con un titolo proprio provocatorio: “Quando la mafia non esiste”. È il negazionismo che favorisce l’accrescimento tenebroso delle radici del male. Baudelaire dice che il Diavolo dee far credere che non esiste, se vuole perseguire nel suo intento. Quando non ci sono più delitti di mafia, vuol dire che la mafia è al potere, in maniera connivente, subdola. Quando non ci sono più martiri vuol dire che la chiesa è morta. Santi Moschella in questi romanzi storici, che affondano le loro radici nel cuore palpitante del mediterraneo, l’”isola che non c’è”, non c’è più come era, o come si vorrebbe, celebra questo profondo disagio, che si esprime vivamente in un altro proverbio, che egli stesso cita: «Chiamo padre chi mi dà pane», «un detto siciliano antico». Leggiamo altrove: «Sul comodino di Giovanni Paolo De Nisi resisteva un libro scritto da Giovanni Falcone, ne aveva sposato gli ideali, conosceva a memoria la ben nota frase: «per me la vita vale meno del bottone di questa giacca», assunto che per De Nisi voleva dire che una vita senza senso non è degna di essere vissuta. Proprio qui stava l’essenza dell’antimafia». Proprio come Socrate: una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta. Anche Socrate fu un martire della libertà e della verità e fu condannato dalla stessa democrazia ateniese, ricordiamolo! Dalla democrazia! La democrazia ha ucciso falcone, Borsellino e Dalla Chiesa! Uscita dal fascismo dalla democrazia ci si aspettava giustizia, libertà e pace, ma non è stato così! Non è stato così! Purtroppo… Indi si dedica ad un esperimento letterario veramente originale in “Così è se mi piace”, edito da Tracce per la meta, Segrate 2016. Si riporta un vero e proprio romanzo in chat, come se si dovesse comunicare secondo la messaggistica cellularesca, tipica del linguaggio contemporaneo: «Il protagonista, Primo, colto e riflessivo, si contrappone a Secondo, antagonista scettico e modernista a tutti i costi, mentre un silenzioso Terzo che si esprime solo con emoticon, è l’attualissimo Poldo, il personaggio che nei cartoni di Braccio di Ferro, mangia panini a gogò e soprattutto tace, come se l’unico suo bisogno sia soddisfare i bisogni primari di pura sopravvivenza». Bello, originale, specchio dell’animo del giovane d’oggi, riprende naturalmente il tema pirandelliano del relativismo, che spesso sfocia nella crisi dissociativa della personalità, nel disagio sociale e virtuale, che vede contrapposti i due mondi, quello reale, spesso duro e acerbo, e quello ideale, immaginale, che dà sfogo a tutte le recondite pulsioni che si celano nell’animo afflitto. Grazie, Santi, per la tua esperienza letteraria, veramente autentica, interessante e coinvolgente.


Vincenzo Capodiferro


1 commento:

  1. Grazie, i complimenti fanno sempre bene, specialmente in un periodo in cui si è portati alla depressione;tra lo scetticismo della ragione e l'ottimismo della volontà Peppino Incontrera sceglie il realismo dell'intelligenza su cui fondare la speranza. Grazie ancora.

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