Perché lasciare morire Raffaele Cutolo in regime di tortura del 41 bis? a cura di Carmelo Musumeci
La gente fuori ha diritto di sapere cosa accade dentro un carcere.
Le parole della moglie di Raffaele Cutolo, Immacolata Iacone, dette al
Consiglio Direttivo di Nessuno Tocchi Caino, mi hanno molto colpito:
“Portatelo dove si possa curare altrimenti mettete la sedia elettrica,
sarebbe meglio del 41 bis”. Perché farlo morire in carcere in quelle
condizioni? Non capisco! Se queste parole hanno colpito me che sono cattivo
perché lascia indifferenti i buoni con la fedina penale pulita? Molti addetti ai
lavori dicono che la sua organizzazione non esiste più. E allora perché? Nel
senso comune della stragrande maggioranza delle persone chi commette un reato
non solo deve andare in carcere, ma deve anche soffrire, insomma deve ricevere
altrettanto male di quello che ha fatto. E questo avrebbe anche senso, anche se
non sono d’accordo, se servisse a dare sollievo alle vittime dei reati, ma
purtroppo la vendetta, anche quando è prevista dalla legge, quasi sempre fa più
male a chi la invoca che a chi la riceve. Giustizia non dovrebbe voler dire
vendetta, ma compassione verso chi ha fatto del male. È la compassione che ti fa
sentire colpevole e ti fa uscire il senso di colpa, non certo il regime di
tortura del 41 bis o la “Pena di Morte Viva” (l’ergastolo) che, invece, alla
lunga ti fanno sentire innocente, anche se non lo sei.
In nome della lotta alla mafia, o della finta sicurezza, ormai nelle nostre
“Patrie galere” sta succedendo di tutto, boss in disuso vecchi e malati lasciati
morire come vegetali, ergastolani entrati giovani destinati a marcire in
carcere, suicidi, pestaggi e torture, malasanità ecc. Molti professionisti
dell’antimafia pensano che questo sia l’unico modo per sconfiggere le
organizzazioni criminali, ma ne dubito molto se siamo ancora a scrivere e
parlare di questi fenomeni. Piuttosto penso il contrario, credo che certe
reazioni esclusivamente punitive, senza nessuna speranza, rafforzino la cultura
deviante, come da decenni sta accadendo. D’altronde la mafia è una mentalità,
una cultura e anche se a molti può sembrare strano, si può essere mafiosi senza
commettere nessun reato, anzi molti di loro spesso ormai fanno finta di lottare
contro questi fenomeni. Insomma, a mio parere, lo Stato nel contrastare questi
fenomeni sta sbagliando tutto, una pena vendicativa, e che faccia esclusivamente
male, fa male soprattutto ai cittadini, che pagano le tasse per alimentare la
cultura deviante e mafiosa. Penso che la pena dell’ergastolo sia una pena
stupida e inutile, che distrugge il presente e il futuro a chi lo sconta e non
dia vita a nessuna vita. È disgustoso essere contro l’abolizione dell’ergastolo
per solo consenso sociale o politico e citare in modo strumentale le vittime,
perché come dice Agnese Moro, figlia di Aldo Moro: “La sofferenza dei colpevoli
non allevia il dolore delle vittime”.
Credo piuttosto che alle vittime dei reati interesserebbe far uscire ai
colpevoli il senso di colpa per il male fatto e penso che questo sia più facile
con una pena che faccia bene e che dia speranza, altrimenti il carnefice si
sentirà a sua volta vittima, senza chiedersi mai quanto dolore ha inferto, ma
rimanendo perennemente concentrato sul suo.
Lasciare morire Raffaele Cutolo in regime di tortura del 41 bis,
esclusivamente per il suo passato, per lo Stato sarebbe una sconfitta morale,
perché in certi ambienti sarebbe un segnale -negativo- che lo Stato è più
disumano e cattivo di loro.
Carmelo Musumeci
Agosto 2020
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