14 luglio 2020

RECOVERY FUND, AIUTI EUROPEI PER L’ITALIA di Antonio Laurenzano


RECOVERY FUND, AIUTI EUROPEI PER L’ITALIA
di Antonio Laurenzano

Fervono intensi sotto il cielo d’Europa negoziati e contatti politici a pochi giorni dall’importante vertice del Consiglio europeo di Bruxelles del 17-18 luglio dedicato al nuovo bilancio comunitario a cui dovrebbe essere associato il Recovery Fund. E’ il piano “Next Generation EU” varato dalla Commissione europea per supportare la ripresa economica dell’Ue: 750 miliardi di euro fra prestiti (250 mld) e contributi a fondo perduto (500 mld) destinati ai Paesi e ai settori più colpiti dall’impatto economico del Covid-19. Nessuno assistenzialismo, nessuna torta da spartire. Gli aiuti europei saranno vincolati alla realizzazione di riforme e investimenti indicati nei Piani nazionali degli Stati membri in linea con le “raccomandazioni” Ue. Negoziati difficili per la presenza sul tappeto di interessi contrastanti e temi a forte impatto per il futuro dell’Unione in termini di integrazione. Si tratta di trovare il giusto equilibrio fra prestiti e sussidi, fra budget comunitario e controllo dell’uso delle risorse comunitarie. Un’operazione che alimenta forti tensioni fra i governi nazionali sempre più divisi fra il rigore di alcuni (i Paesi “frugali” del Nord e i “sovranisti” del gruppo di Visegrad) e le necessità di altri (i Paesi colpiti dalla pandemia). Una situazione complessa che, nonostante le sollecitazioni del premier Conte e del suo collega spagnolo, difficilmente troverà un accordo definitivo in settimana fra i 27 Capi di Stato e di Governo.
E’ in gioco uno dei principi fondanti dell’Ue, la solidarietà. Un principio completamente stravolto dal Covid-19 nel segno della diffidenza fra i Paesi Ue e della miope convergenza di interessi immediati, condizionata dai consensi elettorali. La battaglia sui numeri del bilancio 2021-2027 e sulla dotazione del Recovery Fund farà chiarezza sulle opzioni politiche dell’Unione del futuro per evitare pericolose fughe in avanti. Un chiarimento istituzionale tra quegli Stati membri a cui basterebbero il mercato unico, il dumping fiscale e gli egoismi nazionali e gli altri che, attraverso una “fiscalità europea coordinata”, si battono per una politica economica comune a supporto di una moneta unica, nell’ottica di un reale processo di integrazione.
Dallo scorso 1° luglio la Germania ha assunto la presidenza di turno dell’Ue. Per sei mesi la leadership europea sarà nelle mani del governo tedesco in un momento particolarmente tumultuoso nella vita delle istituzioni comunitarie. La congiuntura politica, economica e sociale è tra le più drammatiche della storia europea: spetterà alla granitica “ragazza dell’Est” Angela Merkel, nella parte finale del suo lungo mandato di 15 anni alla Cancelleria federale, contribuire a dare una risposta concreta alla profonda crisi dell’Unione europea già segnata dalla vicenda Brexit e ora dalla pandemia, con l’economia inceppata come neppure la crisi finanziaria del 2008 aveva fatto. Un quadro complesso in un contesto internazionale connotato dall’ambiguità politica degli Stati Uniti di Trump e dall’aggressività economica della Cina di Xi Jinping. Secondo le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale (FMI), il Prodotto interno lordo è in caduta libera attorno al 10% nell’Ue e al 12% in Italia; i debiti pubblici degli Stati membri in continua ascesa, con l’Italia sulla soglia del 160% sul Pil. Le conseguenze sociali sono da brivido. Vi è perciò una grande aspettativa sul semestre tedesco e su una leadership strategica che, promuovendo una governance politica dell’Ue più solidale e inclusiva con minore rigorismo finanziario, sappia finalmente rilanciare il ruolo sovranazionale con tratti federali dell’Ue e prendere decisioni cruciali di ampio respiro storico sul futuro economico-sociale europeo.
E la prima sfida per Angela Merkel, superando ostilità e veti incrociati, è l’approvazione del Recovery Fund. Una road map comune per il rilancio dell’Ue in nome dei suoi principi fondanti: solidarietà, coesione e convergenza. Un Piano di recupero del quale l’Italia è il Paese maggiore beneficiario: la quota fondi ammonta a 172,7 mld di euro, di cui circa 82 versati come aiuti a fondo perduto, a fronte di un contributo finanziario di 56 mld di euro al bilancio Ue. Un’occasione irripetibile per rimettere in moto un’ economia in apnea e recuperare, sul piano europeo, la centralità del suo storico ruolo di Paese fondatore dell’Europa.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

Bennissimo a teatro - Varese