24 luglio 2020

PAOLO GRECO L'ARTE PROIETTATA VERSO IL FUTURO a cura di Maria Marchese





PAOLO GRECO L'ARTE PROIETTATA VERSO IL FUTURO 

“La vita non è altro che un brutto quarto d’ora composto da squisiti istanti” . (Oscar Wilde) 

Così Paolo Greco, sin da ragazzo, ingaggia questa sfida col tempo: non si guardano mai dritto negli occhi perché l'artista riesce ad essere sempre un passo avanti rispetto a quest’ultimo. Improvvisamente, però, Ares si arresta: in quel momento ciò che aveva costituito, nel passato, una sfida è mutato in fuga. L’esistenza allora assume le fattezze di “quel brutto quarto d’ora” , da Wilde coniato, ove gli istanti rappresentano coriandoli abbandonati a terra, dopo una festa in maschera. La mestizia interviene, quindi, a guardare l’esteta siciliano in volto: essa lo costringe ad affrontare un doloroso vis a vis ove, tra le palme, non trova null’altro se non un pugno di sbiadite e fugaci vestigia. Nankurunaisa (lemma giapponese che tradotto significa “col tempo tutto si sistema” ) diviene il mantra che penetra e permea le trame di mente e spirito, foriero di rinascita. “Le opere d’arte sono sempre il frutto dell’essere stati in pericolo, dell’essersi spinti in un’esperienza, fino al limite estremo oltre il quale nessuno può andare” . (Rainier Maria Rilke) Quell'estremo e sofferto limite, toccato con mano, incontra, per una contingenza inesplicabile e più alta, l’arte. In virtù di ciò l’esteta siciliano, dopo aver affrontato il più intimo degli enigmi… se stesso, coglie la genialità che giace, innata, in lui per alzarsi da quella sedia. Egli non s’improvvisa, però: dopo aver compiuto studi e ricerche utili, individua negli pneumatici, nelle camere d’aria e simili un’inesauribile fonte di sperimentazione artistico/plastica. “La vera opera d’arte nasce dall’artista in modo misterioso, enigmatico, mistico. Slacciandosi da lui assume una personalità, e diviene soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una vita concreta. Diventa un aspetto dell’essere” . ( Vasily Kandinskij) Ecco che Paolo Greco matura, imponendosi come “genera mater” : egli svella e plasma la materia come creatore, edificando raffinate pagine scultoree. Esse involvono uno sfoglío di colpi di scena, che l’esteta accorpa annodandone il nucleo, celandone gli arcani tra flessuose pieghe di materia e individuandone il senso nella non dispersione. Così l’enigma stesso diviene opera d’arte. L’astruso intellettuale vivifica l’energia primigenia, colta nel perfetto equilibrio tra forza centripeta e centrifuga, convogliandola in arcani unici e fascinosi. La sceltezza delle tinte ne sancisce una privilegiata e immediata liaison con l’osservatore. L’impatto è quindi subitaneo, inspiegabile e riuscito.

 Testo a cura di Maria Marchese 

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