PAOLO GRECO L'ARTE PROIETTATA VERSO IL FUTURO a cura di Maria Marchese
PAOLO GRECO L'ARTE PROIETTATA VERSO IL FUTURO
“La vita non è altro che un brutto quarto d’ora composto da squisiti istanti” . (Oscar Wilde)
Così Paolo Greco, sin da ragazzo, ingaggia questa sfida col tempo: non si guardano mai dritto negli occhi
perché l'artista riesce ad essere sempre un passo avanti rispetto a quest’ultimo.
Improvvisamente, però, Ares si arresta: in quel momento ciò che aveva costituito, nel passato, una sfida è
mutato in fuga.
L’esistenza allora assume le fattezze di “quel brutto quarto d’ora” , da Wilde coniato, ove gli istanti
rappresentano coriandoli abbandonati a terra, dopo una festa in maschera.
La mestizia interviene, quindi, a guardare l’esteta siciliano in volto: essa lo costringe ad affrontare un
doloroso vis a vis ove, tra le palme, non trova null’altro se non un pugno di sbiadite e fugaci vestigia.
Nankurunaisa (lemma giapponese che tradotto significa “col tempo tutto si sistema” ) diviene il mantra che
penetra e permea le trame di mente e spirito, foriero di rinascita.
“Le opere d’arte sono sempre il frutto dell’essere stati in pericolo, dell’essersi spinti in un’esperienza, fino al
limite estremo oltre il quale nessuno può andare” . (Rainier Maria Rilke)
Quell'estremo e sofferto limite, toccato con mano, incontra, per una contingenza inesplicabile e più alta,
l’arte.
In virtù di ciò l’esteta siciliano, dopo aver affrontato il più intimo degli enigmi… se stesso, coglie la genialità
che giace, innata, in lui per alzarsi da quella sedia.
Egli non s’improvvisa, però: dopo aver compiuto studi e ricerche utili, individua negli pneumatici, nelle
camere d’aria e simili un’inesauribile fonte di sperimentazione artistico/plastica.
“La vera opera d’arte nasce dall’artista in modo misterioso, enigmatico, mistico. Slacciandosi da lui assume
una personalità, e diviene soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una vita concreta. Diventa
un aspetto dell’essere” . ( Vasily Kandinskij)
Ecco che Paolo Greco matura, imponendosi come “genera mater” : egli svella e plasma la materia come
creatore, edificando raffinate pagine scultoree.
Esse involvono uno sfoglío di colpi di scena, che l’esteta accorpa annodandone il nucleo, celandone gli
arcani tra flessuose pieghe di materia e individuandone il senso nella non dispersione.
Così l’enigma stesso diviene opera d’arte.
L’astruso intellettuale vivifica l’energia primigenia, colta nel perfetto equilibrio tra forza centripeta e
centrifuga, convogliandola in arcani unici e fascinosi.
La sceltezza delle tinte ne sancisce una privilegiata e immediata liaison con l’osservatore.
L’impatto è quindi subitaneo, inspiegabile e riuscito.
Testo a cura di Maria Marchese
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