27 luglio 2020

Giuseppe Pontiggia Nati due volte a cura di Marcello Sgarbi



Giuseppe Pontiggia

Nati due volte – (Edizioni Mondadori)


Collana: Oscar classici moderni
Formato: Tascabile
ISBN 9788804599975

Una volta si chiamavano handicappati, quando si parlava di loro si diceva quelli meno fortunati di noi” (definizione tutta da verificare, se pensiamo alle cronache familiari di parecchi normotipici di oggi), si tenevano in casa, per vergogna. Poi hanno salito un gradino della scala sociale assumendo lo status di disabili: i ciechi sono diventati “non vedenti”, i sordi “non udenti”, gli zoppi “claudicanti” (un po’ come le donne di servizio promosse al grado di colf o gli spazzini, trasformati in eticissimi operatori ecologici).
Oggi li chiamiamo diversabili (per negare comunque l’evidenza della diversità?
Come mai, nel mondo normale non esistono forse abilità diverse?) quando, se solo cercassimo di conoscerli veramente, scopriremmo che sono semplicemente persone speciali. Per entrare nella loro dimensione basta aprire le pagine di questo libro di Pontiggia, autore ahimè prematuramente scomparso, perché chissà quanti altri regali avrebbe potuto fare alla letteratura italiana. Con lucido disincanto, esattezza dello scrivere, una lieve, intermittente ironia e nessuna concessione all’autocommiserazione, ci fa partecipi del suo incontro personale con la disabilità mentre sembra raccontare l’esperienza di un altro. “Qualunque cosa vogliate dire, c'è un solo nome per esprimerla, un solo verbo per darle vita, un solo aggettivo per descriverla” - diceva Flaubert, uno che di parole se ne intendeva. E il vocabolario di Pontiggia è tanto preciso quanto essenziale, indispensabile per capire davvero qualcosa delle persone speciali.

Lui procede ondeggiando come un marinaio ubriaco. No, come uno spastico. Si volta per dirmi con la sua voce stentata: Se ti vergogni, puoi camminare a distanza. Non preoccuparti per me’”.

Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo
che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. 
Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita. Questa almeno è la mia esperienza.
Non posso dirvi altro”.


Quando Einstein, alla domanda del passaporto, risponde ‘razza umana’, non ignora le differenze, le omette in un orizzonte più ampio, che le include e le supera. È questo il paesaggio che si deve aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza”.

Infinite sono le ragioni con cui gli altri ci negano l’aiuto, ma la più astuta
è che vogliono aiutarci”.

Le ragioni dei deboli ci colpiscono solo quando diventano le nostre”.

Il diverso ci fa sentire diversi – contrariamente a quanto si pensa – ed è questo che non siamo disposti a perdonare”.

Quando diciamo che l’esperienza ci aiuta a capire l’handicap, omettiamo la parte più importante, e cioè che l’handicap ci aiuta a capire noi stessi”.

Chi ostenta pietà non sospetta di ispirarla negli altri. È anzi il suo modo di esorcizzarla e di tenerla lontana. Mentre è la via più breve per meritarla”.

© Marcello Sgarbi



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