20 luglio 2020

ENZO COSI IL TRAPASSO a cura di Maria Marchese

ENZO COSI
IL TRAPASSO
Breton:
"Che cos'è il tuo atelier?"

Giacometti:
"Sono piccoli piedi che camminano" .

(Tratto da "Le dialogue en 1934")
Uno sguardo sui "piccoli piedi" di Enzo Cosi ci ha consentito, durante questa settimana, di comprendere quanto questi ultimi possano confermare vestigia profonde.
E ancora...
"Da anni realizzo sculture che si sono offerte al mio spirito già compiute, limitandomi a riprodurle nello spazio senza chiedermi quale possa essere il loro significato" .
(Tratto da "Je ne puis parler qu’indirectement de mes sculptures" in Minotaure, 1933)
Queste, le medesime parole pronunciate da
Enzo Cosi, pochi giorni fa, mentre cercava di comunicarmi come nasce un suo elaborato scultoreo.
L’opera "Il trapasso" è così assurta alla presenza dell’occhio umano, stagliandosi entro un istante di stupore, fermato nella compattezza del calcestruzzo.
In essa, l’esteta effigia l’eternità dell’essente.
Il pensiero di Emanuele Severino sembra trovare quiete, proprio traslato dalla mano di Cosi...
L’artista metateista ivi cattura l'essenza del divenire, significandone l'attimo che custodisce la trasformazione: vi percepiamo la condizione in cui l’essere umano agiva inizialmente e la conseguente mutazione di quest’ultima, nell’afflato promanato dalla coscienza.
Un passaggio, quello ghermito dallo scultore, rilevante, che necessita energia: lo spessore dell’elaborato comunica all’astante quanta forza spirituale comporti il compiere quel consapevole e significativo passo.
Nel contempo lo spessore stesso perde consistenza, annullandosi entro la levità e la dinamicità che l’esteta conferisce al movimento dell’individuo: il materiale diviene impalpabile e trascendentale trama, che sancisce la pienezza dell’eternità.
L’artista metateista annienta il gravame della materia esprimendo, qui, il dissolvimento del senso della fine e facendo dono, all’osservatore, di una sostenibile leggerezza dell’essere.

Maria Marchese

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