IMU ALLA CASSA, COMUNI IN BOLLETTA di Antonio Laurenzano
I Comuni
battono cassa. Martedi 16 giugno ultimo giorno per il pagamento
dell’acconto della nuova Imu che accorpa le vecchie Imu e Tasi per
effetto della Legge di Bilancio 2020 che ha riformato l’assetto
dell’imposizione immobiliare locale. In termini di continuità
normativa, cancellata una inutile duplicazione di adempimenti con la
previsione di un’unica forma di prelievo. In linea generale, le
nuove aliquote vengono definite sommando quelle previgenti, lasciando
di fatto invariata la pressione fiscale. L’aliquota base, per
compensare l’abolizione della Tasi, la tassa sui servizi
indivisibili, sale infatti all’8,6 per mille, con facoltà dei
Comuni di aumentarla fino a un massimo del 10,6 per mille. L’aliquota
ridotta (abitazione principale di lusso) è pari al 5 per mille.
Con
riferimento all’ambito oggettivo, la “local tax” 2020 conferma
l’esenzione per l’abitazione principale non di lusso e relative
pertinenze, quella cioè dove il proprietario dimora abitualmente e
risiede anagraficamente. In caso di locazione, nessun prelievo a
carico dell’inquilino come invece era previsto per la Tasi.
Esenzione, se deliberata dai Comuni, per l’unità immobiliare
posseduta da anziani/disabili residenti in istituti di ricovero. Il
“decreto rilancio” esonera dal pagamento della prima rata
esercenti attività alberghiere e stabilimenti balneari. Sono
imponibili, e queste sono le novità, i fabbricati rurali ad uso
strumentale, quelli costruiti e destinati dall’impresa costruttrice
alla vendita (“beni merce”) e le unità immobiliari possedute da
italiani non residenti, iscritti all’AIRE.
Cambiano le
regole di calcolo dell’acconto in scadenza. La rata in passato era
pari alla metà dell’imposta dovuta nei dodici mesi precedenti, per
il 2020, primo anno di applicazione della nuova Imu, la misura
dell’acconto da corrispondere, ha chiarito il MFE, è pari alla
metà di quanto versato a titolo di Imu e Tasi per l’anno 2019. La
seconda rata, a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno, sarà
eseguita a conguaglio, sulla base delle aliquote pubblicate sul sito
internet del MEF alla data del 28 ottobre. Nessun obbligo di
versamento di acconto in caso di acquisto nel corso del primo
semestre 2020, l’intero importo sarà versato con il saldo.
Restano
ferme le modalità di pagamento (mod. F24 o bollettino postale). E’
caduta nel vuoto la proposta del “bollettino precompilato”
inviato direttamente a casa quale misura di lotta all’evasione. Su
questo versante numeri impressionanti: dal 43,2% degli incassi
potenziali della Calabria al 20,7% della Lombardia, al 17,9%
dell’Emilia Romagna. Evasione ma anche tanto contenzioso in essere.
Con i suoi 20 miliardi all’anno, l’Imu è il faro dei tributi
locali nei precari bilanci comunali. Ma la patrimoniale comunale di
quest’anno rischia di veder sgretolato il proprio valore dalla
crisi del Covid. I primi 10 miliardi dovrebbero arrivare nelle casse
comunali con l’acconto del 16 giugno (l’Imu non rientra fra le
imposte differite al 16 settembre), ma imprese e famiglie sono in
rosso e potrebbero “saltare” il pagamento.
Previsioni
nere per i bilanci di numerosi Comuni secondo i dati presentati
dall’Anci nell’ultimo incontro con il Presidente Conte. Perdite
complessive calcolate in 8,3 miliardi di euro rispetto alle entrate
dello scorso anno, che comprendono tasse e risorse extra-tributarie.
Improbabile dunque un differimento dei termini di versamento da
verificare sui siti web dei singoli municipi: per gli 8mila Comuni
italiani significherebbe mettere a forte rischio, con i servizi
pubblici, la sostenibilità dei bilanci. In questa direzione quasi
tutti i Comuni della Provincia di Varese. E’ facoltà comunque dei
Comuni, secondo l’Ifel, la fondazione dell’Anci sulla finanza
locale, attivare una moratoria di interessi e sanzioni nei confronti
dei contribuenti che, in difficoltà economica, pagano in ritardo.
Un groviglio
di regole e di norme a conferma di un caos impositivo per il quale
urge un organico intervento del Legislatore per una Riforma della
finanza locale in termini di certezza dei tributi, comodità della
riscossione, economicità delle risorse. Sono i “principi
amministrativi delle imposte” di Adam Smith, economista scozzese
del XVIII secolo. Sempre attuali.
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