13 giugno 2020

Alice Sebold Amabili resti a cura di Marcello Sgarbi



Alice Sebold

Amabili resti – (Edizioni e/o)

Collana: Hardcover
Pagine: 352
Formato: Brossura
ISBN 9788866325734

Nella narrativa le storie di infanzie violate, privazioni, affetti negati si fanno sempre più frequenti, e non solo per quanto riguarda la letteratura americana contemporanea, di cui l’autrice è una interessante esponente. Anzi, in questo caso, mentre si scende in un abisso ancora più profondo l’Io narrante di Susie Salmon, una ragazzina violentata e brutalmente uccisa, ci porta lievemente per mano a vedere le cose dal suo Cielo. E a riconsiderarle, riconciliandoci con la vita.
Così, insieme a Susie anche noi leggiamo nel nostro cuore e nella nostra mente, per capire quanto sono importanti i piccoli gesti, le parole che abbiamo in bocca e non diciamo mai, le persone con cui viviamo e ci illudiamo di conoscere.

Pochi mesi prima che morissi, mi aveva trovata così, ma infilato sotto le lenzuola insieme a me c’era Buckley in pigiama con il suo orsacchiotto, che dormiva succhiandosi il pollice, rannicchiato contro la mia schiena. In quell’istante aveva avvertito la prima avvisaglia di quella strana e triste sensazione di mortalità insita nell’essere padre. La sua vita aveva generato tre figli e quel numero lo tranquilizzò: qualsiasi cosa fosse successa ad Abigail o a lui, loro tre si sarebbero aiutati l’uno con l’altro. Così la stirpe alla quale aveva dato inizio gli sembrò immortale, come un forte filo d’acciaio che si intrecciava al futuro e continuava dopo di lui a prescindere da dove o quando lui sarebbe caduto.
Perfino nella profonda, candida vecchiaia. Adesso ritrovava la sua Susie nel figlio minore. Dà quell’amore ai vivi, si disse, e se lo disse ad alta voce dentro di sé; ma la mia presenza era come una corda che lo legava e lo tirava indietro, e indietro, e indietro. Fissò il ragazzino che teneva tra le braccia. “Chi sei tu?”si sorprese a chiedere. “Da dove sei venuto?”. Guardai mio padre e mio fratello.
La verità era molto diversa da quella che ci insegnano a scuola.
La verità era che la linea tra i vivi e i morti, a quanto pareva, poteva essere opaca e sfumata”.

© Marcello Sgarbi



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