PRIMA E DOPO
Nel profondo di noi
stessi lo sapevamo tutti che, prima o poi, qualcosa doveva accadere.
Niente sembrava poterci fermare nella esagerata corsa del nostro
vivere quotidiano.
Molto spesso priva di
meta, senza chiari obiettivi, fine a se stessa e colma di rabbia,
frustrazioni, ansia, insoddisfazione e solitudine.
Giusto per non sostare un
attimo pensare, a riflettere sul senso di quella “cavalcata” che
tutto travolgeva, prima, in nome di un'insensata e continua fretta,
stracarica di avidità.
La filosofia del “prima”
era questa: andare avanti a qualunque costo, oltre tutto e tutti.
Senza pensare, senza ragionare, schiacciando e tritando persone,
sentimenti e cose per arrivare primi.
Primi.
Arrivare … ma dove?
Era il trionfo
dell'apparenza.
E l'essere?
La vera sostanza delle
cose? Dov'era?
Ed ora eccoci qui, madre
natura ci ha fatti addormentare in un mondo e risvegliare in un
altro. Ci ha scosso, si è fatta sentire in tutta la sua forza.
Non sono bastati i
precedenti avvisi: i terremoti, il grido di allarme dello
scioglimento dei ghiacciai, l'inquinamento e gli animali perseguitati
ed estinti. Nulla è riuscito a fermarci. Solo il virus.
E adesso siamo obbligati
ad ascoltare il silenzio, a guardarci negli occhi e forse,
finalmente, capire qualcosa in più.
Per assurdo, proprio ora,
alcuni di noi hanno scoperto cosa significa realmente “vivere”,
guardarsi dentro, confrontarci con gli altri, amare e odiare davvero.
Abbiamo scoperto le piccole cose e quelle grandi, a volte confuse tra
loro. E i valori.
Quelli che proprio
contano. Essenziali e unici.
Abbiamo realizzato di
essere fragili, impotenti davanti all'imprevisto, dinanzi all'uomo
stesso che ha creato danni irreparabili.
E quando tornerà la
cosiddetta “normalità”, come la vivremo? Forse si riprenderà di
nuovo a correre? A travolgere tutto senza ritegno? Spero proprio di
no.
Da bravo illuso quale
sono auspicherò che si verifichi davvero la tendenza a comprendere
realmente questo pianeta che ci ospita e il conseguente rapporto che
dovremmo avere con esso.
Così come il pianeta che
è dentro di noi, colmo di sentimenti, emozioni, pensieri e vita.
Forse ci vorrebbe un po'
più di equilibrio tra questi due mondi, più considerazione per chi
e cosa è intorno a noi.
Più concretezza, più
lucidità. Basta con la fasulla ostentazione di “giustezza d'animo”
del buon cristiano che, a volte, partecipa alle funzioni religiose e
poi si comporta nel peggiore dei modi. Basta.
Cerchiamo di essere più
coerenti, se non è troppo tardi, con noi stessi e con gli altri.
Parlo di vera comprensione e rispetto, una vita con gentilezza che
non significa debolezza, ma proprio la forza di apprezzare quello che
ognuno di noi possiede. Poco o tanto che sia, accontentandosi di ciò
che è, dando agli altri una possibilità e puntando obiettivi
concreti. Ricercando una vera ricostruzione del sé, cercando di dare
un senso compiuto alla propria vita.
L'ho già detto che sono
un illuso, ma ci voglio credere.
Quando tutto questo
finirà cerchiamo davvero una “guarigione completa”. Perlomeno
proviamoci.
La vita non deve essere
soltanto prendere, arraffare e distruggere, oppure calpestare gli
altri, soddisfare unicamente il proprio egoismo.
Non è questa e non deve
essere così.
Basta con il caos e la
confusione mentale in nome della quale tutto è consentito.
Basta.
Ognuno provi, nel suo
piccolo microcosmo, a essere migliore di “prima”, magari a non
commettere più certi errori.
Ora che abbiamo azzerato
tutto, possiamo forse ricominciare. Ricominciare a vivere
diversamente.
Proprio come una
rinascita.
©
Roberto Bertazzoni
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