23 maggio 2020

LA SFIDA DELLA RIPRESA ECONOMICA di Antonio Laurenzano


LA SFIDA DELLA RIPRESA ECONOMICA

di Antonio Laurenzano

Dal “decreto Cura Italia” al “decreto Rilancio”: una corsa contro il tempo per dare una risposta allo shock del coronavirus che sta mettendo a nudo le debolezze strutturali del nostro sistema socio-economico e finanziario rispetto ad altri Paesi europei. Il lungo lockdown ha inciso in misura drammatica, in molti casi irreversibile, sulla governance delle piccole e medie imprese che rappresentano l’asse portante del sistema produttivo nazionale con l’impiego di oltre l’80% della forza lavoro operante sul territorio. E, dopo la Grecia, siamo il Paese dell’Ue con la situazione peggiore. Lo confermano, nella loro aridità, i numeri pubblicati in questi giorni a Bruxelles come stima degli effetti del Covid-19 nel 2020 in Italia: Pil in diminuzione del 9,5%, rapporto deficit/Pil schizzato all’11,1%, rapporto debito pubblico/Pil che sfiora il 159%, a conferma che il coronavirus non mette a repentaglio soltanto la vita delle persone, ma sta minando il futuro della nostra economia.
In attesa dei contrastati aiuti europei (prestiti o contributi?) legati alle decisioni sul Recovery Fund nel quadro del prossimo bilancio comunitario, il decreto legge “Rilancio” mette in campo risorse per un ammontare pari a circa un decimo del bilancio dello Stato, quasi il doppio dell’ultima manovra di bilancio. Un bazooka di circa 55 miliardi di euro destinati per il 25% alla Cassa integrazione e ai lavoratori autonomi, per il 20% alle imprese, per altri 30% agli Enti locali, alla sanità, al turismo e al commercio, oltre che alle agevolazioni fiscali. In 266 articoli, quasi 500 pagine, la sfida per la ripresa economica del Paese che sarà meglio definita dai 98 decreti attuativi in arrivo, necessari per rendere operativi buona parte delle misure previste dal Governo.
Parola d’ordine: ricominciare. Quasi un imperativo che implica però una serie di condizioni. Superare in primis ogni lentezza amministrativa, ogni ostacolo burocratico sbloccando procedure arrugginite ed eliminando vincoli e balzelli fiscali per favorire gli investimenti e dare forti impulsi all’intera economia del Paese. E per voltare pagina c’è bisogno di una responsabile azione politica che, azzerando uno sterile assistenzialismo con spesa sociale a pioggia, passi dall’effimero consenso elettorale al buonsenso di governo. Dopo promesse e annunci è tempo di elaborare un piano strategico di sviluppo e crescita per rifondare un Paese che, se vuole ripartire e recuperare il terreno perduto, deve disegnare il proprio assetto economico e sociale con rinnovato slancio, fatto di idee e progetti in forte discontinuità con il passato e con il presente.
Serve cioè rilanciare l’economia, far decollare la produzione e il made in Italy per potenziare il motore del Paese con l’obiettivo di fondo di rendere sostenibile il nuovo debito pubblico e credibili per i partner europei le scelte effettuate. Per la debolezza della struttura finanziaria del nostro sistema, il ricorso al credito, se non supportato da una chiara programmazione economica, potrebbe risultare estremamente pericoloso per i precari equilibri della finanza pubblica. Il nostro maxi debito pubblico, se non ridotto drasticamente nel medio termine, continuerà a renderci il Paese dell’Ue più esposto nel tempo ai venti di crisi e ai ricatti dei mercati, oltre che ai continui esami da parte dei “falchi del Nord”, con Olanda e Austria in testa. Per sopravvivere e ripartire sono necessari riforme strutturali, dal fisco alla giustizia, agli appalti, investimenti strategici nel campo delle infrastrutture di trasporto e logistiche, nella digitalizzazione e nella produttività dei servizi non solo pubblici, nella ricerca e nella sanità. Interventi in linea con una politica industriale che punti sulla innovazione e sulla ricapitalizzazione delle imprese attraverso un processo di trasformazione incentrato su nuove competenze e su elevati livelli di competitività internazionale.
Operare dunque in fretta per mettere il Sistema Paese al riparo dal rischio che nei prossimi mesi la recessione si trasformi in crisi finanziaria. Con la crescita economica è in gioco il benessere materiale degli italiani, il loro futuro e con esso la tenuta sociale dell’unità nazionale. Una sfida da vincere con il contributo costruttivo di tutti all’interno di una comune azione europea di integrazione economica.


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

Vicenza Jazz XXVIII Edizione 13-19 maggio 2024

                                        Vicenza Jazz                                          XXVIII Edizione 13-19 maggio 2024     ...