22 marzo 2020

Recensione Guido Conti - Il coccodrillo sull’ altare – a cura di Marcello Sgarbi



Guido Conti - Il coccodrillo sull’ altare 

(Edizioni Guanda)

Collana: Le Fenici tascabili
Pagine: 202
EAN 9788882466183



Questa prova è la conferma di un grande talento già rivelatosi diversi anni fa in una delle edizioni di Papergang, raccolta curata da Pier Vittorio Tondelli e dedicata a scrittori emergenti diventati autentiche promesse fra cui, per esempio, Silvia Ballestra.
Dalle cronache padane di Conti escono personaggi felliniani, ritratti naif alla Ligabue, storie che riportano al cinema neorealista di Rossellini e Zavattini, e in tempi più recenti a quello di Mazzacurati. Ma in queste pagine c’è soprattutto l’amore sconfinato per la propria terra, anche perché l’autore l’ha coltivata in tutti i sensi: come contadino prima, e oggi come vivace animatore del panorama culturale parmense.

Elisa non pregava. Aveva un grumo acido nell’ anima  come il cuore di una pesca sfatta”.

Pietro strinse forte il manubrio nel pugno e non diceva nulla, con lo sguardo che si posava sui sassi e sui rami degli alberi, e tutto gli sembrava così doloroso, senza perché. Il suo sguardo si attaccava all’ erba del fosso, a quella macilenta per il freddo e la pioggia che cresceva lungo la strada dell’argine, con una forza che assomigliava tanto alla disperazione”.

Il bosco muggiva come un toro ferito, un lamento ossessivo e continuo”.

La giornata era calda e afosa, immobile l’aria. La pianura crepitava seccandosi. Le cicale, sfiancate dal caldo, stridevano immerse nella luce accecante. Un ragazzo, magro e nero, mezzo nudo, con un cappello di paglia in testa, voltava l’erba nel prato tra l’argine e il pioppeto. Sulla pelle la luce era polvere di vetro, e lo stridio delle cicale un lamento ossessivo”.

Lei sentì il sole con forza sulla pelle non ancora violata dalla luce, come una mano calda. La ragazza sospirò profondo, chiuse gli occhi e si sfiorò i capezzoli duri come mandorle nere”.

(c) Marcello Sgarbi



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