Katherine Mansfield – Diari – a cura di Marcello Sgarbi
Katherine
Mansfield –
Diari
– (Editore Robin)
Collana:
La biblioteca
Pagine:
259
Formato:
Brossura
EAN
9788873718321
Il
repertorio della diaristica è quanto mai vario e originale.
Nietzsche ha riempitodi
pensieri ed esperienze una dozzina di diari nel corso della vita,
William Burroughs ne aveva uno in cui le pagine erano divise in tre
colonne: quello che vedeva,quello
che pensava e quello che leggeva. Il diario di Katherine Mansfield,uscito
postumo, è lo sguardo acuto sulla propria vita di un’anima estremamente
sensibile, come lo sono soprattutto quelle provate da un dolore
sottile e
implacabile. E siccome è noto che comunque non si scrive solo per
sé, molte
delle riflessioni che contiene diventano dei suggerimenti anche per
noi.
“Meglio
essere imprudenti oggetti mobili che prudenti arredi inamovibili”.
“Le
fibre della sua anima sono sfilacciate”.
“Nella
vita, qualunque cosa venga realmente accettata, subisce poi un
mutamento.
Così
la sofferenza deve diventare amore. Questo è il mistero”.
“Quando
ella rincasò, il nuovo anno era già lì, pallido, misterioso,
gentile
e
tanto timido. Se ne stava rannicchiato nelle pieghe delle tende, nelle
ombre delle scale; la aspettava sul pianerottolo. Ella si svestì
rapidamente, facendo il minor rumore possibile, e in fretta si
attorcigliò i capelli.
Ma
mentre tirava giù il lenzuolo, ebbe l’impressione che anche
un’altra mano
-
quella del nuovo anno – facesse la stessa cosa; e quando fu a
letto, quella
mano gentile la aiutò a coprirsi”.
“Ma
è meraviglioso come ci si abitua presto alle grazie della sorte”.
“L’entusiasmo
folle o la serietà troppo grave non vanno bene. L’uno e l’altra
passano. Si deve conservare sempre il senso dell’umorismo”.
“L’uomo
nella camera attigua alla mia ha il mio stesso male. Quando mi
sveglio,
di
notte, lo sento voltarsi. E poi tossisce. E io tossisco. Dopo un
momento di silenzio, io torno a tossire. E lui tossisce ancora. E si
continua a lungo. Mi par proprio che
somigliamo a due galli che si chiamino a vicenda in un falso chiarore
di alba, da
due lontane e nascoste fattorie”.
(c) Marcello Sgarbi
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