03 febbraio 2020

VALENTINA LOMBARDO IN “A-MOR ARMA MINISTRAT” a cura di Vincenzo Capodiferro

VALENTINA LOMBARDO IN “A-MOR ARMA MINISTRAT”
Versi in stile classicista, ma profondamente attuali

A-mor arma ministrat. Quando la morte impugna le armi dell’amore e ne fa un’epigrafe” è una raccolta di poesie di Valentina Lombardo, edita da Kimerik, Patti 2018. Valentina Lombardo nasce nel 1985 a Caltanissetta. Frequenta il liceo classico “Mignosi” della stessa città e si laurea in filologia classica a Catania. Oggi insegna lettere. Fin dall’infanzia Valentina è attratta dalla poiesis nel senso più ampio e classico del termine. È uscita in antologie, curate da Aletti e da Pagine. Leggiamo nella prefazione: «Emerge con vigore un retroterra culturale classico che torna in ogni composizione, un canto che grida la propria sofferenza, dettata da un amore che brucia, consuma, usa e getta, lasciando la poetessa “su un letto di spine,/ aggiogata da un’infantile pudicizia”». Il tema centrale trattato è – dal titolo che pare veramente una lapide – quello della morte. Ma morte ha a che far con amore: a-mors: ciò che non muore, ciò che resiste alla morte. La morte ha un senso solo in virtù di una presenza amata che è diventa assenza, non-essere.

Per le vie vestite di porpora
mormora la memoria,
si scopre la menzogna…

La memoria è runico murmure, un ripetere cadenzato, euritmico, che avvolge e ammalia la mente ascoltante-riflettente. La porpora indica inevitabilmente l’eros, l’amor passivo, passionale, appassionane e passionato. Questo amore spesso si scontra con Aletheia: colei che svela ciò che è nascosto: l’essere!
Si sente dai suoi canti che Valentina esce dal liceo classico ed è un’esperta filologa. I suoi versi sono eleganti ed accurati, d’una finezza inaudita. Tanto è vero che - come ci ricorda sempre la prefazione -: «Ricordano il coro greco… I versi nel loro scorrere accompagnano con la loro musicalità una rappresentazione che è quella della vita, in tutta la sua crudeltà a volte». È difficile trovare una tal rarità oggi, in un mondo ove tutti scrivono, tutti sono poeti. Ma dici di tutto, dici di nulla, proferivano gli scolastici medievali. La vita è un viaggio, ora bello, ora cruento, burrascoso, paragonato dalla nostra a “quel cullare d’onde/ che ricondusse Ulisse/ al talamo fedele”. Anche qui c’è la lezione dantesca. Non c’è sempre meta, ma un correre infuriato, deterministico, sovra assediato dall’oscura forza d’Ananche, un fato irresistibile, che è anche karma degli Indi antichi. “La quotidianità” per Valentina “non fa sconti”, è un «patto solenne/ che fu vita e morte/ in un solo istante». Bella l’immagine d’Ipazia, paragonata ad Eva la progenitrice, la prima scienziata dell’umanità. C’è una rivalutazione molto forte di questa figura condannata dalla tradizione biblica e dalla storia.
Solo Amore richiama al ricordo; la differenza tra ricordo e memoria sta proprio qua: il primo è legato al cuore, la seconda alla mente. Leggiamo in “Memento”:

Odi Speranza
dove grida Indifferenza,
piangi lacrime
che non bagnano Amore,
accarezzi ricordi
ove mano è gelida.

Qui si gioca tutto sul contrasto di immagini tra reale e memoriale. C’è un pessimismo di fondo che anima tutta la raccolta di Valentina. Qualche piccolo sollievo l’abbiamo in “Polvere”: Polvere…/ foss’io!... E qui quasi ci ridesta quel S’i fossi dell’Angiolieri. Una sottile speranza aleggia in “Preghiera”. Qui «Chiesi il nome di un dio…/ verso il cuore/ mutilato». Questo è il San Martino del Carso di Valentina: Ma nel cuore/nessuna croce manca./ È il mio cuore/ il paese più straziato. La tragedia e paradossalmente la morte è la fonte di vita anche della poesia stessa, perché c’è sempre la mistica speranza dell’incontro tra vivi e morti, quella foscoliana “corrispondenza”, foss’anche illusoria: Celeste è questa/ Corrispondenza d’amorosi sensi,/ Celeste dote è negli umani; e spesso/ Per lei si vive con l’amico estinto/ E l’estinto con noi… L’altro vive dentro di noi e per noi: questo il mistero profondo della morte e dell’amore: l’a-mors. Come canta il cantico: forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco. A-mors è assenza di morte. Solo Amore è eterno. L’amore è immortale, non conosce la morte.

Vincenzo Capodiferro

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