VALENTINA
LOMBARDO IN “A-MOR ARMA MINISTRAT”
Versi
in stile classicista, ma profondamente attuali
“A-mor arma
ministrat. Quando la morte impugna le armi dell’amore e ne fa
un’epigrafe” è una raccolta di poesie di Valentina Lombardo,
edita da Kimerik, Patti 2018. Valentina Lombardo nasce nel 1985 a
Caltanissetta. Frequenta il liceo classico “Mignosi” della stessa
città e si laurea in filologia classica a Catania. Oggi insegna
lettere. Fin dall’infanzia Valentina è attratta dalla poiesis
nel
senso più ampio e classico del termine. È uscita in antologie,
curate da Aletti e da Pagine. Leggiamo nella prefazione: «Emerge con
vigore un retroterra culturale classico che torna in ogni
composizione, un canto che grida la propria sofferenza, dettata da un
amore che brucia, consuma, usa e getta, lasciando la poetessa “su
un letto di spine,/ aggiogata da un’infantile pudicizia”». Il
tema centrale trattato è – dal titolo che pare veramente una
lapide – quello della morte. Ma morte ha a che far con amore:
a-mors:
ciò che non muore, ciò che resiste alla morte. La morte ha un senso
solo in virtù di una presenza amata che è diventa assenza,
non-essere.
Per
le vie vestite di porpora
mormora
la memoria,
si
scopre la menzogna…
La
memoria è runico murmure, un ripetere cadenzato, euritmico, che
avvolge e ammalia la mente ascoltante-riflettente. La porpora indica
inevitabilmente l’eros, l’amor passivo, passionale, appassionane
e passionato. Questo amore spesso si scontra con Aletheia:
colei che svela ciò che è nascosto: l’essere!
Si
sente dai suoi canti che Valentina esce dal liceo classico ed è
un’esperta filologa. I suoi versi sono eleganti ed accurati, d’una
finezza inaudita. Tanto è vero che - come ci ricorda sempre la
prefazione -: «Ricordano il coro greco… I versi nel loro scorrere
accompagnano con la loro musicalità una rappresentazione che è
quella della vita, in tutta la sua crudeltà a volte». È difficile
trovare una tal rarità oggi, in un mondo ove tutti scrivono, tutti
sono poeti. Ma dici
di tutto, dici di nulla,
proferivano gli scolastici medievali. La vita è un viaggio, ora
bello, ora cruento, burrascoso, paragonato dalla nostra a “quel
cullare d’onde/ che ricondusse Ulisse/ al talamo fedele”. Anche
qui c’è la lezione dantesca. Non c’è sempre meta, ma un correre
infuriato, deterministico, sovra assediato dall’oscura forza
d’Ananche, un fato irresistibile, che è anche karma degli Indi
antichi. “La quotidianità” per Valentina “non fa sconti”, è
un «patto solenne/ che fu vita e morte/ in un solo istante». Bella
l’immagine d’Ipazia, paragonata ad Eva la progenitrice, la prima
scienziata dell’umanità. C’è una rivalutazione molto forte di
questa figura condannata dalla tradizione biblica e dalla storia.
Solo
Amore richiama al ricordo; la differenza tra ricordo e memoria sta
proprio qua: il primo è legato al cuore, la seconda alla mente.
Leggiamo in “Memento”:
Odi
Speranza
dove
grida Indifferenza,
piangi
lacrime
che
non bagnano Amore,
accarezzi
ricordi
ove
mano è gelida.
Qui
si gioca tutto sul contrasto di immagini tra reale e memoriale. C’è
un pessimismo di fondo che anima tutta la raccolta di Valentina.
Qualche piccolo sollievo l’abbiamo in “Polvere”: Polvere…/
foss’io!... E
qui quasi ci ridesta quel S’i
fossi
dell’Angiolieri. Una sottile speranza aleggia in “Preghiera”.
Qui «Chiesi il nome di un dio…/ verso il cuore/ mutilato». Questo
è il San
Martino del Carso
di Valentina: Ma
nel cuore/nessuna croce manca./ È il mio cuore/ il paese più
straziato. La
tragedia e paradossalmente la morte è la fonte di vita anche della
poesia stessa, perché c’è sempre la mistica speranza
dell’incontro tra vivi e morti, quella foscoliana “corrispondenza”,
foss’anche illusoria: Celeste
è questa/ Corrispondenza d’amorosi sensi,/ Celeste dote è negli
umani; e spesso/ Per lei si vive con l’amico estinto/ E l’estinto
con noi… L’altro
vive dentro di noi e per noi: questo il mistero profondo della morte
e dell’amore: l’a-mors. Come canta il cantico: forte
come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le
sue vampe son vampe di fuoco. A-mors
è assenza di morte. Solo Amore è eterno. L’amore è immortale,
non conosce la morte.
Vincenzo
Capodiferro
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.