UN SALUTO di Miriam Ballerini
Purtroppo seguito a fare
esperienze che preferirei davvero evitare. Ma, qualora si voglia
parlare della nostra odierna società, bisogna per forza accorgersi
di questi momenti che punteggiano la mia giornata come cacche di
mosca.
C'è un ragazzo nigeriano
che conosco da tempo, è sempre gentile con tutti, sorridente. Saluta
chiunque gli passi vicino senza essere mai importuno.
Quando lo incontro, di
solito gli do un euro; lui ringrazia e non manca mai di chiedere come
stanno mia mamma e mio marito.
Secondo me con le persone
ci si deve parlare, avere un rapporto, una scambio. Non sono pali
senza alcuna emozione, a cui rifilare una moneta.
Ebbene, una persona che
conosco ha capito che stavo preparando l'euro per lui e, subito, m'ha
ripresa dicendomi che saluta anche lei; ma lei, ogni volta, lo lascia
lì e passa via senza degnarlo di uno sguardo.
Ecco, il problema sta
tutto qui: nessuno deve sentirsi obbligato a fare l'elemosina, dare
all'altro è qualcosa che deve nascere spontaneo e deve essere fatto
con gioia.
Ma perché negare un
saluto a una persona? Non degnarla, non ritenerla all'altezza di un
semplice cenno di cortesia?
È
come se questa persona non fosse da ritenere uguale a noi, nemmeno
appartenente alla razza umana, ma a una sorta di animale da obolo!
Per chi sta sulla strada
è importante un contatto umano, non è l'euro che ci lava la
coscienza e che migliora loro la vita; ma almeno un sorriso, un
cenno, credo che sia dovuto, a chiunque.
Non si nega una carezza
sul capo di un cane, che razza di persone stiamo diventando?
Non le ho risposto, il
mio sguardo s'è fatto triste, perché mi metto sempre nei panni
degli altri e ne soffro come se avessero colpito me.
Ho letto nel suo sguardo
la fierezza per quanto diceva. Mentre io mi inabissavo sempre più
allontanandomi da quanto asseriva.
©
Miriam Ballerini
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