27 novembre 2019

Violenza contro le donne, basta con le parole di Antonio Laurenzano

Violenza contro le donne, basta con le parole
di Antonio Laurenzano
Da Nord a Sud celebrata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ricorrenza istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel ricordo delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica dominicana, brutalmente assassinate il 25 novembre 1960. Una giornata di mobilitazione per denunciare diritti negati e discriminazioni subite, ma soprattutto per dire basta alla violenza! Violenza sulle donne, una strage senza fine, una drammatica emergenza sociale. Ogni quarto d’ora c’è una donna che subisce violenza o maltrattamenti nel mondo, mediamente una donna su tre dai 15 anni in su. Gelosia, incapacità di gestire la rottura di un rapporto, un morboso sentimento di possesso sono i motivi che scatenano l’impeto di una mano omicida, di una mente malata.
In Italia, dall’inizio dell’anno sono stati registrati 96 femminicidi, “un’agghiacciante e inaccettabile mattanza di genere”, nelle parole del presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Ogni tre giorni si registrano almeno due casi di “omicidi di prossimità”, commessi cioè tra persone legate da vincoli affettivi. Un’escalation di violenza impressionante, violenza domestica: gli autori dei delitti, infatti, sono per lo più mariti, fidanzati, conviventi ed ex partner in crisi di identità al cospetto di donne sempre più autonome ed emancipate. Sono dati allarmanti, nonostante la Legge 119 dell’ottobre 2013 contro “la violenza di genere”, votata dal Parlamento italiano in adesione alle “prescrizioni” della Convenzione di Istanbul del 2011 sulla “prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne”.
Per combattere la violenza, per farla uscire dalla “normalità” occorre riconoscerla. La prevenzione cioè quale strumento per rompere il muro dell’indifferenza che sostiene il femminicidio. Ma in Italia manca una cultura della prevenzione. Sembra prevalere una cultura della rimozione e della negazione. E adottare l’atteggiamento di chi non vede, non sente e non parla serve a tacitare la propria coscienza e a solidificare il muro di omertà! E il silenzio è il migliore alleato dei predatori di sogni. Questo inquietante fenomeno sociale matura infatti lentamente nel silenzio più assordante, con la debolezza di chi subisce e con la complicità di chi non vede, non vuole vedere maltrattamenti che negano alla vittima ogni dignità, derubandola di diritti e desideri. Svaniscono nella paura le illusioni, i colori di una vita in rosa, muore nella violenza ogni sogno d’amore. Una vita spezzata da mani criminali in nome di un amore malato. Un omicidio dell’anima!
Dalle violenze domestiche allo stalking, alla pubblicazione in rete di immagini intime, la vita della donna è costellata di violazioni della propria sfera personale. Spesso un tentativo di cancellarne l’identità, di minarne l’indipendenza, la libertà di scelta e, in extremis, il diritto alla vita. Non basta dunque una legge ad affermare il diritto ad essere amate e rispettate, occorre una “risposta sociale” alla rabbia distruttiva dei “perdenti”, occorre una “rivoluzione culturale” in termini di formazione, prevenzione, punizione del colpevole, protezione della vittima, per sconfiggere la posizione di dominanza e di potere di chi confonde l’amore con il possesso! Il Presidente Mattarella, nel sottolineare la gravità del fenomeno, ha parlato di “emergenza pubblica per superare la quale molto resta da fare.” Un forte appello contro gli “atti di deliberata discriminazione”.
E’ fondamentale aiutare la società a “vedere” il fenomeno della violenza per creare uno spazio di libertà e rifuggire dalla paura della solitudine. L’amore, quello vero, si nutre di rispetto, dialogo,coraggio: non invochiamolo più per coprire abusi e violenze! E gettiamo nel cestino della cattiva cronaca giudiziaria gli sconti di pena per “tempesta emotiva”. Basta con le parole!

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