24 novembre 2019

Quale Europa per il futuro? a cura di Antonio Laurenzano

Quale Europa per il futuro?

di Antonio Laurenzano
In attesa del problematico insediamento a Bruxelles della Commissione di Ursula von der Leyen, slittato al prossimo 1° dicembre, l’Ue prova a uscire dalla impasse in cui è finita per le molteplici sfide esterne generate dal contesto internazionale (dazi americani, ingerenza russa, pressioni cinesi, flussi migratori, Brexit) e per le tensioni interne legate alla conflittualità nel Consiglio europeo fra governi “sovranisti” e governi “unionisti”.
Una situazione di grande criticità, un quadro politico incerto nel quale si colloca la proposta del Presidente francese Emmanuel Macron di una “Conferenza sul futuro dell’Europa” da convocarsi entro la fine dell’anno, illustrata nella “Lettera ai cittadini europei” del 4 marzo scorso. L’obiettivo è la “rifondazione del sistema comunitario in linea con le aspettative di partecipazione dei cittadini al cambiamento delle istituzioni per un consenso condiviso sul progetto europeo”. La Conferenza sarà l’occasione per affrontare alcuni dei problemi sul tappeto: governance, ripartizione delle competenze fra i livelli nazionali ed europeo, autonomia fiscale dell’Uem nell’ambito di un bilancio federale, piano di sviluppo sostenibile, mercato del lavoro europeo (contro il dunping salariale), ruolo dell’Ue nel mondo globalizzato. Uno spazio pubblico da riservare all’incontro fra democrazia rappresentativa (sistemi parlamentari) e democrazia partecipativa (società civile) per un dialogo finalizzato al rafforzamento del processo di formazione di una comune identità europea. La risposta al protagonismo delle sovranità nazionali. Sulla base di una dichiarazione congiunta del “triangolo istituzionale” (Parlamento, Commissione, Consiglio), la Conferenza, senza sostituirsi al ruolo delle istituzioni comunitarie, servirà da stimolo al dibattito sul futuro dell’Europa nella prospettiva di un generale consenso sulle scelte politiche. Un “processo costituente” per sciogliere i nodi delle debolezze dell’Ue attraverso la riforma dei Trattati e cancellare prerogative e regole (diritto di veto) che bloccano l’integrazione dell’Unione.
Sarà un passaggio particolarmente delicato per il futuro dell’Europa. Lo rileva con puntuali argomentazioni Luisa Trumellini, segretaria nazionale del Movimento Federalista Europeo (MFE), nell’ultimo numero della rivista politica “Il Federalista”. “Il primo confronto che dovrà aprirsi all’interno della Conferenza sarà politico- culturale, tra le due visioni diverse del mondo e della politica, e quindi dell’Europa. L’Europeismo del XXI secolo ha una visione molto più politica, e punta a superare la limitata prospettiva europea del XX secolo che si è costruita dopo Maastricht e dopo la riunificazione tedesca.” In discussione, secondo la Trumellini, “il concetto del modello che teorizza una politica, intesa in termini decisionali, confinata all’interno dello Stato nazionale per accompagnare il gioco delle forze della libera competizione economica e commerciale sui mercati globali, pur in un quadro di cooperazione tra partner a livello europeo”.
In un mondo globalizzato, in cui arretrano le democrazie e vacillano i mercati liberi sotto la spinta di manovre aggressive, l’Europeismo del XXI secolo rivendica un’Europa che diventi un vero soggetto politico, un’istituzione sovrana capace di fare politica, di decidere e di agire. “In questa visione l’Europa rappresenta il solo livello di governo con il quale sarà possibile per i cittadini europei recuperare il controllo dei processi storici, economici e tecnologici in atto e rilanciare il ruolo della politica, dello Stato e quello dell’identità, propedeutica alla coesione sociale.
” Il punto dirimente prioritario da affrontare, secondo il MFE, dovrà essere quello della rifondazione dell’Unione europea su due livelli di integrazione, fondati sulla diversa volontà degli Stati membri di partecipare a una unione politica sovranazionale che emergerà dal dibattito (“Europa a più velocità”). Una Unione coesa attorno a un centro di gravità politico di natura federale che la rafforzi e la stabilizzi nella consapevolezza che l’antidoto alle derive nazionaliste e alle pericolose fughe in avanti è il rilancio dell’integrazione europea, che deve assumere presto uno slancio politico diverso.

La sovranità europea condivisa e l’interdipendenza delle politiche economiche e sociali devono costituire i pilastri di una governance responsabile, presupposto del progetto unitario di una equilibrata integrazione politica. Dalla Conferenza europea si attende un sussulto di coscienza per evitare che il sogno di un’Europa unita si trasformi miseramente nell’incubo del XXI secolo. Il futuro dell’Europa è tutto da scrivere.

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