30 novembre 2019

Enzo Bersezio a cura di Marco Salvario

Enzo Bersezio
a cura di Marco Salvario

CSA Farm Gallery – Via Vanchiglia 36, Torino


Durante la mia visita alla galleria CSA Farm Gallery per la mostra Emersioni di Andrea Cavallera, di cui ho parlato in un precedente articolo, ho avuto l’occasione di conoscere Enzo Bersezio, artista settantaseienne ma giovane nell’animo, che da più di cinquanta anni ricerca nell’arte il modo di comunicare i suoi pensieri e le sue analisi.
L’artista ha il suo studio proprio nella galleria CSA che in passato ha ospitato alcune delle sue molte esposizioni, e con la quale vive in un rapporto di ottima simbiosi. Da tempo Enzo Bersezio si è affermato soprattutto come scultore e modellatore del legno con opere astratte di profondo simbolismo; dell’arte è stato non solo creatore ma anche divulgatore, insegnando per decenni al Liceo Artistico Statale di Torino.




Esposti alla galleria CSA, ho potuto ammirare alcuni disegni a grafite che illustrano e condensano aspetti diversi delle ricerche dell’artista. Uno degli elementi creativi è maturato durante il viaggio nel Cile turbolento e socialmente instabile di questi anni, nazione vittima di quel profondo malessere legato alla grave diseguaglianza sociale che rende esplosiva gran parte dell’America Latina, con la lunga escursione di più di 3600 chilometri per raggiungere l’Isola di Pasqua, dove i grandi Moai guardano arcigni verso l’interno dell’isola. Un’esperienza che Bersezio ha legato a un altro suo studio tra magia e scienza, tra matematica e musica, tra fenomeni fisici e riti esoterici, che ha accompagnato la sua attività: quello che considera la strana e affascinante natura dei numeri primi.
Sotto la sua matita d’artista nascono, infatti, nuvole fitte di numeri, tutti rigorosamente primi, disposti casualmente o forse con un ordine nascosto, nella ricerca di una logica finora ancora non svelata, di associazioni e ritmi, dove le cifre tracciate in rosso e in nero, diverse nelle dimensioni, scatenano il loro sabba primordiale. E su tale vortice dominano solenni i volti inquietanti e per noi in parte ancora senza significato dei grandi busti di pietra.
Due enigmi apparentemente distinti che solo l’intuizione e la ricerca di un vero maestro potevano riuscire a coniugare e unire, offrendo non solo al visitatore ma anche allo studioso, risposte affascinanti che ci portano oltre la percezione dei nostri sensi.


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