Enzo Bersezio a cura di Marco Salvario
Enzo
Bersezio
a
cura di Marco Salvario
CSA
Farm Gallery –
Via Vanchiglia 36, Torino
Durante
la mia visita alla galleria CSA Farm Gallery
per la mostra Emersioni di Andrea Cavallera, di cui ho parlato in un
precedente articolo, ho avuto l’occasione di conoscere Enzo
Bersezio, artista settantaseienne ma giovane nell’animo, che da più
di cinquanta anni ricerca nell’arte il modo di comunicare i suoi
pensieri e le sue analisi.
L’artista
ha il suo studio proprio nella galleria CSA che in passato ha
ospitato alcune delle sue molte esposizioni, e con la quale vive in
un rapporto di ottima simbiosi. Da tempo Enzo Bersezio si è
affermato soprattutto come scultore e modellatore del legno con opere
astratte di profondo simbolismo; dell’arte è stato non solo
creatore ma anche divulgatore, insegnando per decenni al Liceo
Artistico Statale di Torino.
Esposti
alla galleria CSA, ho potuto ammirare alcuni disegni a grafite che
illustrano e condensano aspetti diversi delle ricerche dell’artista.
Uno degli elementi creativi è maturato durante il viaggio nel Cile
turbolento e socialmente instabile di questi anni, nazione vittima di
quel profondo malessere legato alla grave diseguaglianza sociale che
rende esplosiva gran parte dell’America Latina, con la lunga
escursione di più di 3600 chilometri per raggiungere l’Isola di
Pasqua, dove i grandi Moai guardano arcigni verso l’interno
dell’isola. Un’esperienza che Bersezio ha legato a un altro suo
studio tra magia e scienza, tra matematica e musica, tra fenomeni
fisici e riti esoterici, che ha accompagnato la sua attività: quello
che considera la strana e affascinante natura dei numeri primi.
Sotto
la sua matita d’artista nascono, infatti, nuvole fitte di numeri,
tutti rigorosamente primi, disposti casualmente o forse con un ordine
nascosto, nella ricerca di una logica finora ancora non svelata, di
associazioni e ritmi, dove le cifre tracciate in rosso e in nero,
diverse nelle dimensioni, scatenano il loro sabba primordiale. E su
tale vortice dominano solenni i volti inquietanti e per noi in parte
ancora senza significato dei grandi busti di pietra.
Due
enigmi apparentemente distinti che solo l’intuizione e la ricerca
di un vero maestro potevano riuscire a coniugare e unire, offrendo
non solo al visitatore ma anche allo studioso, risposte affascinanti
che ci portano oltre la percezione dei nostri sensi.
Commenti
Posta un commento
I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.