NOETICA: USCITA LA SECONDA EDIZIONE! Un testo filosofico a cura di V. Capodiferro
NOETICA:
USCITA LA SECONDA EDIZIONE!
Un
testo filosofico a cura di V. Capodiferro
È
uscita la seconda edizione del testo “Noetica. Ricerca
sull’infinita mente”, presso l’editore Cristian Cavinato di
Brescia. Il testo si proponeva fin dall’inizio (ed. Bibliotheka,
Roma 2014) di rintracciare le orme del Nous fin dalle prime
apparizioni presso i primi filosofi. In maniera trasversale si
ripropone la classificazione delle facoltà, tenendo presente la
profonda distinzione tra la coscienza empirica e la coscienza
universale. La coscienza universale appare in vari modi, ad esempio:
il Nous anassagoreo, l’ente noetico di Parmenide, fino a giungere
al Cogito cartesiano ed husserliano, con tutte le dovute differenze,
all’Io kantiano, e poi fichtiano, allo Spirito di Hegel, che si
dissolve in vario modo, nel singolo kierkegaardiano, come nell’io
collettivo marxiano, nell’io freudiano e nella volontà
schopenhaueriana ed in altre ostentazioni: dall’esserci
heideggeriano alle ultime frontiere dei post-chicchessia, perché no?
La coscienza empirica è come un tralcio che si innesta in quella
universale, pur essendone distinta, così si spiega il traducianesimo
mentalista che risolve anche le attitudini innatistiche, o
aprioristiche della ragion d’essere. I problemi irrisolti sono
tanti, ma soprattutto due, in particolare: il primo è il rapporto
tra Nous e Res, cioè tra soggetto e oggetto, io e non-io, un
problema solito ma nello stesso tempo inconsueto, perché dobbiamo
capire che in fondo nell’universo ci sono due termini
inconciliabili tra di loro: uno è il Chi, cioè il soggetto
pensante, l’altro è il Cosa, cioè il soggetto pensato, che poi
diviene oggetto. Sappiamo benissimo che nell’antica accezione
scolastica il subjectum indica sempre la sostanza, non tanto il
soggetto pensante, mentre l’objectum – ciò che sta di fronte –
indica l’oggetto mentale. Il rapporto tra chi e cosa è un rapporto
tra due soggetti, o sostanzialità diverse. La prima può essere
definita una sostanzialità processualistica o insostanzialistica -
cioè non sostanziale nel senso della metafisica tradizionale -, come
l’Idea romantichese, la seconda come una sostanzialità
essenzialistica. La prima può essere sintetizzata come il “Panta
rei” e la seconda come l’Essere di Parmenide. Res deriva infatti
da ρέω:
scorrere perennemente. Queste due sostanzialità “scorrenti”
derivano in fin dei conti da un unico principio, che è l’Intelletto
divino, oggetto di pura fede. Per chi non ha fede si può risalire
comunque all’intelletto universale immanente all’universo. E qui
subentra il secondo problema, che è più prettamente teologico:
questo intelletto universale, che Bruno definiva come “mundano”,
riprendendolo dalla tradizione stoica, in che rapporto sta con il
supremo Intelletto divino che è completamente trascendente? Questo è
un problema che tocca soprattutto il credente. Il non credente non ha
difficolta ad ammettere un’intelligenza suprema dell’universo, o
per lo meno una macchina perfettamente organizzata alla Cartesio (od
anche il mostro alla Nietzsche: l’eterno
ritorno),
ma il credente come deve porsi dinanzi a questo Nous, che sarebbe il
primo Intelletto creato? Il primo Intelletto è anche il legislatore
della Natura di kantiana reminiscenza, cioè colui che dà ordine
all’universo con le pure categorie, o forme formanti, diverse dalle
forme formate, o materiali, o “cosali” o “reali”, nel senso
che sono strettamente legate alla Res, con l’unica differenza che
nessun intelletto può essere impersonale, altrimenti sarebbe una
macchina, o un computer, e questo a sua volta presupporrebbe un
ingegnere universale che l’avrebbe posto in essere. Quindi l’Io
Penso di Kant, o di Cartesio, o di Fichte, o dello stesso Freud è
una Persona, anche se universale. L’opera lascia aperte alla
riflessione queste problematiche senza pretendere di dare delle
risposte assolutistiche. Ringraziamo veramente di cuore l’editore
Cristian Cavinato, per aver preso a cuore tutti questi nostri deboli
sforzi intellettuali, per la sua sensibilità verso i giovani autori,
anche sconosciuti e molto spesso incompetenti come noi, che si
presentano in qualche modo al pubblico, anche se senza alcuna
pretesa.
Commenti
Posta un commento
I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.