29 ottobre 2019

Mutatio tempore Mostra di Pietro Campagnoli a cura di Marco Salvario

Mutatio tempore
Mostra di Pietro Campagnoli
a cura di Marco Salvario

Weber & Weber – Via San Tommaso 7, Torino
20 settembre – 26 ottobre 2019


Per ammirare le opere di Pietro Campagnoli, talentuoso artista venticinquenne per il quale la scultura è un mezzo importante per comunicare col prossimo e cercare di condividere sensazioni ed emozioni, sono tornato volentieri a fare visita alle eleganti sale della galleria Weber & Weber.
La mostra “Mutatio tempore” presentava tre statue realizzate in resina epossidica, in pratica modellando coperte bagnate di tale sostanza su corpi o strutture e lasciandole quindi indurire come un calco funebre, e otto opere da parete realizzate in gesso e legno.




Le statue, credo sia corretto descriverle così, malgrado sia rivestimenti aperti e vuoti all’interno, sembrano affrontare senza esserne vinte un vento terribile e tempestoso. Una tempesta di sabbia oppure un uragano, figlio di questo tempo in cui il meteo è impazzito per nostra colpa. “Mutatio tempore”, infatti. Vento che quasi strappa i vestiti dal corpo di queste figure, i cui drappi forse sono una difesa dalla polvere e dall’inquinamento. Sarà questo il nostro futuro? Mummie orgogliosamente dritte e in piedi, tese in una resistenza coraggiosa che però le fa chiudere in se stesse, sole e impossibilitate al dialogo, avvolte in un bianco sudario che solo i giochi di luci e ombre rendono vivo.
Nei locali molto ben illuminati della galleria, il bianco delle statue e i giochi di luci erano valorizzati dal rosso intenso del pavimento mentre le ombre si disegnavano suggestive sulle pareti chiare.



Discorso parallelo si può fare per le opere appese, che tanto ricordano finestre aperte con il vento che, con raffiche violente, sembra volere strappare le tende gonfiandole come le vele di una barca. Attenzione tuttavia, non si tratta di finestre ma di quadri dalla cornice elegante e a volte molto elaborata; quindi non è un evento atmosferico ad agitare l’opera, ma un’energia interna rabbiosa e disperata, che sta scaturendo dall’opera e la apre verso il visitatore. Viene da pensare che l’immagine offerta sia senza colore, proprio perché ogni tinta è stata strappata da questa eruttiva esplosione lasciando solo, dietro di sé, una traccia bloccata nello sguardo dell’artista.


3 commenti:

  1. Pietro Campagnoli12:43

    Buongiorno, sono l' artista della mostra.

    "Una tempesta di sabbia oppure un uragano, figlio di questo tempo in cui il meteo è impazzito per nostra colpa. “Mutatio tempore”, infatti. Vento che quasi strappa i vestiti dal corpo di queste figure, i cui drappi forse sono una difesa dalla polvere e dall’inquinamento."

    Io non ho mai fatto un discorso ambientalista con le mie sculture, e mi sembra che il testo critico fosse abbastanza chiaro al riguardo, non so proprio dove è perche' vi siate inventati questa cosa, studiate il mio lavoro prima di scrivere certe scemenze

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  2. Signor Campagnoli, la ringrazio dell'attenzione che ha dimostrato per l'articolo; sa l'arte è fatta per emozionare e, ognuno di noi, ne coglie diversi aspetti. Dire che siano scemenze le sensazioni che lei ha saputo donare a chi ha osservato le sue opere, oltretutto ad averne scemenze simili che inneggino all'ambientalismo, mi pare controproducente. Avviserò la persona che ha scritto l'articolo, eventualmente le saprà spiegare meglio di me.

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  3. Salvario11:20

    Buongiorno, anzi no, sono l'autore dell'articolo di scemenze.
    Il giorno in cui artisti e critici vedranno il mondo nello stesso modo, l'arte sarà morta.
    Io ho recensito la mostra perché l'ho trovata interessante e non banale. Mi sono messo davanti alle opere e ho lasciato scorrere i miei pensieri e dato le mie valutazioni. Quello che ho scritto, è quello che ho provato: confermo ogni parola. Non coincide con quello che Campagnoli intendeva comunicare? Garantisco che non scriverò MAI recensioni facendo un copia e incolla dei testi critici di altri, operazione che potrei comodamente fare evitando di uscire di casa mia.
    Un'opera parla da sola, non ha bisogno di essere accompagnata dalle istruzioni dell'uso, deve essere libera.

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