1970 – 2019 a cura di Miriam Ballerini
1970 – 2019
Ventotto
ottobre 1970, è la data della mia nascita.
L'uomo
era da poco sbarcato sulla luna, il decennio che ne sarebbe seguito
sarebbe stato ancora movimentato, per citare solo alcuni casi di
cronaca: Peppino Impastato venne ucciso dalla mafia, ci fu il
sequestro di Aldo Moro, i movimenti che videro protagoniste le
femministe, il movimento operaio ottenne lo statuto dei lavoratori …
Immagino
il grande fermento, le lotte, le discese nelle piazze per reclamare i
propri diritti; ma al neonato che ero allora, poca importava del
periodo storico della propria venuta al mondo.
Ripensavo,
invece, in questi giorni, agli anni della mia infanzia e prima
adolescenza, una specie di “Cosa resterà di questi anni ottanta”,
cantata da Raf.
Alla
mente si sono presentati tanti ricordi, alcuni forse risibili, come
le bottigliette di gazzosa a trecento lire e il gelato Pantera rosa!
Era
un'Italia dove noi, compagni di classe, eravamo quasi tutti uguali.
Dove ognuna vestiva con quanto poteva permettersi, ma che se c'era
qualche conoscente in difficoltà, lo si aiutava. La merenda per uno,
bastava per due.
Qualunque
persona adulta ci riprendesse per qualche marachella, era degna di
rispetto e in cambio aveva le nostre scuse e il nostro rossore.
Il
bullo di turno c'era anche allora, ma veniva individuato e aiutato.
Era
un'Italia dove il lavoro non mancava; le famiglie avevano il
necessario, non il di più.
Parlo,
ovviamente, delle famiglie operaie, come la mia.
Le
macchine erano ancora strumenti al nostro servizio, non viceversa.
Oggi
giorno, 2019, a quasi mezzo secolo di vita, che a dirla così pare
proprio una cosa seria, fatico a riconoscermi. Non riesco a
immedesimarmi nell'escalation della violenza verbale e fisica; nella
deriva dei valori. Non posso specchiarmi in questi individui
egocentrici, ignoranti, che la nostra scuola elementare li dovrebbe
far arrossire fino alla radice dei capelli.
Questa
comunità che si fa prendere in giro dal primo arruffa popoli che
passa, che ha necessità di un nemico da individuare e contro il
quale scagliarsi, dimostrando tutta la propria incapacità a creare
una società civile.
Dove
accidenti è il “popolo di santi, poeti e navigatori”? Il popolo
che ha saputo fare fronte alle guerre, ai mal di pancia intestini?
Non
mi meraviglia che, tornando sui miei passi, provi nostalgia per le
serate di lucciole e zanzare, dove contava stare con gli amici, non
da dove arrivassero. Nonostante la divisione nord – sud fosse
sempre presente a un abitante della Lombardia quale io sono. Per
fortuna è sempre stato un pensiero che mai mi è appartenuto.
Contava
bere quella fantastica gazzosa, non per il suo prezzo, ma perché era
il simbolo di quanto potevi permetterti con la tua paghetta; già
allora capivi che ciò che si guadagna con la propria fatica e
onestà, non ha prezzo.
Questo
mondo di furbi, di mantenuti, di chi mente spudoratamente e viene
creduto sia che dica una cosa o affermi esattamente il suo esatto
contrario, è avvilente, è sminuente.
È
devastante per un popolo fiero che ha sempre lavorato duro, portando
nel mondo il proprio carattere e le sue capacità.
Perché
l'Italia non è la mafia, non è la corruzione, non è chi odia e
pone come proprio obbiettivo un nemico inventato.
Tutto
ciò, in un paese, sono solo pustole che, se trascurate, possono solo
rovinarne la faccia.
©
Miriam Ballerini
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