11 giugno 2019

Michele Pellegrino - “Persone” a cura di Marco Salvario

Michele Pellegrino - “Persone”
Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes – Via della Rocca 37b, Torino
3 maggio – 15 giugno 2019

Marco Salvario


Le opere del fotografo cuneese Michele Pellegrino ci portano di mezzo secolo indietro nel tempo e alla loro raffinata qualità si aggiunge un valore di preziosa documentazione storica.
L’artista vivente e ancora sulla breccia cui è dedicata questa interessante mostra dalla Fondazione Bottari Lattes, è arrivato all’arte fotografica tardi, ormai trentatreenne. Da entusiasta autodidatta si è perfezionato e in poco tempo ha cominciato a esporre e a pubblicare le sue opere in libri che gli permettono di raggiungere un pubblico più vasto e di arricchire le opere fotografiche con testi scritti. Pellegrino ha spiegato la scelta per la fotografia come legata al bisogno di apprendere vedendo il mondo con l’occhio diverso dell’obiettivo. Questo permette di analizzare e comprendere meglio la realtà, ma soprattutto di capire noi stessi, i nostri sentimenti e le nostre emozioni.



Molte delle fotografie ci presentano le condizioni di vita umili e faticose di una civiltà ancora contadina, arretrata e veramente povera come nel secondo dopo guerra spesso pensiamo fosse solo il profondo sud d’Italia, dimenticando che quella era una condizione di tutta la nazione provata da due conflitti e incapace di seguire il progresso economico delle altre nazioni europee. Le foto del Piemonte e dell’Alta Langa restano come denuncia di una condizione di arretratezza e degrado ancora ben presente nei primi anni settanta, una situazione che provocherà la migrazione dalla miseria delle campagne alle relativamente migliori condizioni lavorative delle grandi industrie. Non posso a questo punto non ricordare il libro “Il profondo Nord” pubblicato dall’autore nel 1975.



Molte suggestive anche le foto di devozione. Sono immagini anche queste che sembrano riportarci in un passato antichissimo e che pure sanno turbarci col loro messaggio di fede totale, genuina e sincera. Manifesti di una religione povera, intima e ingenua, radicata negli uomini e nelle donne come nella stessa natura. La stessa religione naturale del don Camillo di Guareschi, per intenderci.
Opere che hanno una capacità espressiva che spesso è peculiarità più della pittura che della fotografia.



Per gli amanti del glamour vintage, segnalo le due fotografie di nudo, che con maliziosa gioiosità e raffinata indeterminazione, sanno comprovare quanto il bianco e nero possa dare poesia e suggestione. Da mostrare a coloro ai quali la risoluzione sempre più elevata degli scatti fotografici ha tolto la capacità di sapere apprezzare anche l’inespresso e a vedere oltre le immagini.

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