29 maggio 2019

Dalle urne, quale Europa? di Antonio Laurenzano

Dalle urne, quale Europa?
di Antonio Laurenzano
Quale Europa è uscita dalle urne? Chi ha vinto le elezioni europee di domenica 26 maggio? Il voto per il rinnovo del Parlamento europeo ha visto l’inedito scontro tra europeisti e sovranisti, un referendum sul progetto europeo. In gioco il futuro stesso dell’Ue, la sua integrazione o la sua polverizzazione con il dilagare di piccole patrie regionali incapaci di incidere sullo scacchiere internazionale. A urne chiuse, sul Vecchio Continente non è spuntata l’alba populista e sovranista: non c’è stata la temuta ondata antieuropeista, il massiccio atto di sfiducia nei confronti di Bruxelles, dei suoi vincoli di bilancio e della sua eurocrazia. Al di là dei successi registrati in Italia con Matteo Salvini e in Francia con Marine Le Pen, non saranno i sovranisti a dettare il gioco per i prossimi cinque anni. Il dichiarato “capovolgimento dell’Europa” è rinviato! E’ prevalso il buon senso, la voglia dei popoli europei di continuare a fare strada uniti per costruire un’Europa più forte, allontanando suggestioni e fantasmi del passato.
Finito il tempo degli spot elettorali, è iniziato il day after. E non sarà facile. I due storici gruppi dei popolari e dei socialisti europei che hanno “controllato” l’attività parlamentare negli ultimi vent’anni perdono 72 seggi e non possono più contare sulla maggioranza assoluta. Esce di scena Angela Merkel, la “ragazza venuta dall’est”, la Cancelliera che di fatto ha governato l’Europa per quindici anni, erigendosi contro ogni forma di nazionalismo e, sul piano economico, di finanza allegra. Si apre ora una nuova stagione, irta di incognite per i futuri equilibri istituzionali. Il voto comporterà a Strasburgo una ricomposizione della coalizione di maggioranza, cambierà il meccanismo politico e diventerà più complesso. Porte aperte per il blocco liberale, a cui si aggiungerà La Republique en Marche di Emmanuel Macron, di cui il presidente francese vorrebbe farne il perno della governance comunitaria per il rilancio della nuova Europa, con l’eventuale contributo dei Verdi in forte ascesa in molti Paesi.
L’europarlamento diventa ora il crocevia del ricambio nelle istituzioni comunitarie. In vista del debutto ufficiale previsto per il 2 luglio a Strasburgo, prendono avvio i negoziati per costruire i gruppi politici che daranno l’impronta al nuovo emiciclo per il prossimo quinquennio. Seguirà quindi la sessione per la delicata elezione del presidente della Commissione Ue, il futuro capo dell’esecutivo, figura cruciale nei rapporti con gli Stati membri dell’Unione. A seguire, dopo la pausa estiva, l’individuazione dei nuovi commissari, per finire in ottobre con la nomina del Presidente del Consiglio europeo e della Banca centrale europea di Francoforte.
Sul tappeto ci sono importanti dossier aperti, tra cui l’unione di bilancio, l’unione bancaria, l’armonizzazione fiscale, la riforma di Dublino sui migranti, la crescita economica. Sono questi i temi di fondo che segneranno la futura agenda europea per creare strumenti efficaci di coesione sociale e di stabilizzazione dei cicli economici. Rilanciare cioè il ruolo dell’Europa nel contesto politico-economico mondiale e dare all’Unione una precisa soggettività giuridica nei rapporti internazionali per fronteggiare la globalizzazione dei mercati, arginare i dazi americani e la politica economica espansiva della Cina che estende sempre più la propria influenza in Europa con imponenti risorse finanziarie.
E l’Italia, nell’anno di decisioni particolarmente importanti, quale ruolo avrà nel futuro Parlamento europeo? Il rischio è la marginalizzazione, l’irrilevanza della maggioranza dei nostri eurodeputati (47 su 73), perché espressione di gruppi parlamentari di minoranza. In Europa non paga il successo dei sovranisti nostrani. Speriamo in un ruolo di prestigio nella Commissione europea. Lo ha chiesto al Governo senza mezzi termini il Presidente di Confindustria Boccia, intervenuto all’Assemblea Univa di Malpensafiere: “Vogliamo un Commissario Ue di rango, di serie A: industria, mercato interno, commercio, concorrenza.” Chi raccoglierà questo appello per portarlo a Bruxelles?
(www.antoniolaurenzano.it)

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