Notti magiche (2018) di Paolo Virzì a cura di Gordiano Lupi
Notti
magiche (2018)
di Paolo Virzì
di Paolo Virzì
Notti
magiche
è ambientato a Roma durante il Campionato del Mondo del 1990, ma è
solo la cornice che lega i singoli eventi, perché il 3 luglio si
verifica un omicidio spettacolare, proprio mentre Serena sta
sbagliando il calcio di rigore contro l’Argentina che porterà
l’Italia fuori dalla finale. Un produttore cinematografico in
bolletta precipita con la sua auto nel Tevere, i sospettati sono tre
giovani finalisti al Premio Salinas (Antonino, Luciano ed Eugenia)
che hanno stretto un rapporto di amicizia e vivono insieme a casa
della ragazza. La storia viene narrata per lunghi flashback,
in caserma, con il capitano dei carabinieri che indaga e fa
raccontare ai tre giovani come hanno conosciuto il produttore e quali
sono state le vicissitudini dei giorni precedenti l’omicidio.
Fermiamoci con la trama, perché - anche se non si tratta di un
giallo - Virzì usa lo strumento del cinema di genere per dire altro
ed esiste comunque un finale a sorpresa, perché l’omicida si
scopre durante l’ultima sequenza. Ma non è certo questo lo scopo
principale perseguito da Virzì, Piccolo e Archibugi, quanto
ricostruire e raccontare, sullo scenario di una Roma anni Novanta
(ben ricostruita), la decadenza del cinema italiano. Vengono messi
alla berlina i vecchi protagonisti di una scuola ormai alla frutta,
alcuni si riconoscono alla perfezione (Fellini, Antonioni, Cecchi
d’Amico, Scarpelli …), altri si possono solo immaginare (Cecchi
Gori), altri ancora sono di pura fantasia (il cascatore dei
poliziotteschi).
I tre sceneggiatori sono il nuovo che avanza, sfruttati come negri
dai vecchi autori ormai privi di idee, capaci soltanto di litigare in
osteria e di tenersi strette ragazzine di cui sono invaghiti, ma
vengono stritolati da un sistema che divora i propri figli. Virzì,
Archibugi e Piccolo si tolgono diversi sassolini dalle scarpe e
lanciano un atto di accusa nei confronti del cinema italiano,
puntando l’indice su un sistema che è stato incapace di
rinnovarsi. A un certo punto vediamo persino il set di un film
simbolo di questa crisi, come La
voce della luna
di Federico Fellini, con la battuta finale pronunciata da Benigni:
“Se tutti facessimo un po’ di silenzio forse potremmo capire”.
Notti
magiche
è la cronaca di un fallimento, simboleggiata da un’auto che cade
nel Tevere durante la partita persa dall’Italia con l’Argentina,
trascinandosi con sé un cinema italiano bollito e sorpassato,
incapace di rinnovarsi, dopo anni magici costellati di grandi
pellicole alte
e di buoni successi commerciali bassi.
Attori interessanti, soprattutto i tre giovani - Lamantia, Toscano e
Vetere - diretti molto bene da Virzì e capaci, con una recitazione
sopra le righe, di dare corpo al tono grottesco della pellicola.
Opportune le presenze di Andrea Roncato (lo sceneggiatore alla fame)
e Giancarlo Giannini (il produttore alla canna del gas con la
ninfetta al seguito), un po’ meno Ornella Muti nella parte di se
stessa, perché si nota che gli anni sono passati. Un cast ben
nutrito mette in campo anche Scarpati come padre cinico e potente,
Sassanelli (capitano dei carabinieri), Marchini (moglie del
produttore) e soprattutto un espressivo Herlitzka (cinico vecchio
sceneggiatore) che contribuiscono a dare forma a un film corale, come
tradizione del cinema di Virzì. Buona fotografia e musiche
convincenti, così come il montaggio è rapido ed essenziale. Notti
magiche
non è il miglior film di Virzì, lo diciamo da ammiratori e
appassionati di un cinema che seguiamo sin dai tempi de La
bella vita.
Abbiamo apprezzato anche in questa pellicola l’attenzione sociale
al problema degli operai di Piombino che rischiano il posto di lavoro
e la poesia di tutta la decadenza industriale di alcune sequenze
girate in bianco e nero all’interno del vecchio stabilimento.
Ci sono piaciuti meno sia il tono grottesco ed eccessivo di gran
parte del film, come la sequela di personaggi negativi che sfila sul
palcoscenico, per finire con le vicissitudini eccessive dei
protagonisti. Abbiamo notato difetti di sceneggiatura e troppi
personaggi stereotipati che ai tempi della collaborazione con
Francesco Bruni non esistevano oltre ad alcune sequenze imbarazzanti
(la festa in discoteca) che fanno pensare a una perniciosa influenza
di registi come Sorrentino che poco si adattano allo stile semplice e
diretto di Virzì. Notti
magiche
resta un film interessante, da vedere e meditare, perché nascoste da
molta sovrastruttura retorica si possono scoprire vere e proprie
perle di poesia popolare che in Virzì non possono mancare.
Regia:
Paolo Virzì. Soggetto: Paolo Virzì. Sceneggiatura: Paolo Virzì,
Francesco Piccolo, Francesca Archibugi. Fotografia: Vladan Radovic.
Montaggio: Jacopo Quadri. Scenografia: Tonino Zera. Costumi: Catia
Dottori. Produttore: Marco Belardi, Ivan Fiorini. Distribuzione: 01
Distribution. Musiche: Carlo Virzì. Genere: Commedia. Interpreti:
Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, Irene Vetere, Roberto Herlitzka,
Giancarlo Giannini, Ornella Muti, Annalisa Arena, Giulio Scarpati,
Marina Rocco, Giulio Berruti, Paolo Sassanelli, Paolo Bonacelli,
Jalil Lespert, Eliana Miglio, Andrea Roncato, Simona Marchini,
Eugenio Marinelli, Ludovica Modugno.
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