14 dicembre 2018

Dare pace alla terra a cura di Angelo Ivan Leone

DARE PACE ALLA TERRA
Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone-Docente di storia e filosofia presso Miur
Per rischiarare quella che Sir Basil Henry Liddell Hart nel suo capolavoro “storia di una sconfitta” chiama giustamente la “nebbia della guerra” cerchiamo di diramare alcune questioni che costuiscono, per l’appunto, la “nebbia della guerra” che ha sconvolto il nostro mondo dal 2001, in poi. – il problema mediorientale viene da lontano, ossia dalla divisione del ex impero ottomano da parte delle potenze vincitrici della prima guerra mondiale e sto parlando sostanzialmente di Regno Unito e della Francia che hanno agito secondo la famosa e sempiterna tattica del divide et impera. Basterebbe, per avere una riprova di questa tesi, guardare a quanti microstati sono stati creati appositamente per scongiurare l’emergere di una potenza leader nell’area in questione.
Mi riferisco, in particolar modo, al Libano fatto apposta per indebolire la Siria e negarli un più vasto accesso sul mare, al Kuwait che è la negazione palese dell’accesso sul mare all’Iraq, ai tanti microstati del EAU per mettere la zeppuccia all’alleato di sempre degli USA, alleati si ma con “juicio”, avrebbe detto il Ferrer di Manzoni, ossia all’Arabia Saudita. – Questa politica del divide et impera, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, è diventata politica della pura ingerenza e della pura invasione europea di quel mondo con la creazione, per volere britannico e statunitense, dello Stato di Israele. Naturalmente nessuno, e io meno che mai, vuole negare agli ebrei il diritto ad avere un loro Paese, ma è pur vero che gli arabi hanno sempre sostenuto, con tutte le ragioni del mondo, che nessun arabo aveva mai gasato un ebreo. Se la storia rispondesse ad una giustizia ideale Israele, infatti, doveva essere creato in Germania, e lo sanno solo gli dei quanto questo mi avrebbe reso contento, ma la storia, purtroppo o per fortuna, risponde agli uomini e gli uomini ebrei volevano tornare nella Terra Promessa dei padri: la Palestina.
L’aiuto americano in tutta la nascita, la creazione e la difesa di Israele ha fatto si che la visione di un Occidente invasore avesse una costante riprova che è difficilmente smontabile, storicamente parlando, e che da modo al terrorismo islamico di avere sempre una sua giustificazione o, meglio ancora, una sua ragione ideale, almeno fino a quando non sarà riconosciuto lo stato di Palestina. Che poi questo stato non lo vogliano, o non si siano dati la pena di crearlo, gli stessi stati arabi come la Giordania che, detto tra parentesi, ha gli stessi colori della bandiera della Palestina ed è la Palestina storica o l’Egitto quando avevano rispettivamente: la Cisgiordania e la striscia di Gaza e che, anzi, questi stati abbiano sterminato anche loro, e mi riferisco specificatamente alla Giordania, i palestinesi, si ricordi il famoso massacro del Settembre Nero, non giustifica l’Occidente nel suo colpevole ritardo verso la creazione dello Stato di Palestina.
La creazione dell’entità statuale in Palestina sarebbe stata, aldilà di un opera di giustizia resa alla storia, anche la migliore arma per sconfiggere il terrorismo e il fondamentalismo islamico nelle sue ragioni storiche e ideali e questo lo avrebbe reso molto più debole rispetto a tutti i bombardamenti aerei e le invasioni terrestri del passato, presente e futuro. – Infine questi macroscopici errori sono divenuti cronici e hanno lacerato completamente il legame che c’è tra mondo islamico e mondo occidentale e nello specifico al mondo europeo e, ancor più in particolar modo, mediteranneo (e basterebbe guardare alla Spagna del sud e alla nostra stessa bellissima e sublime Sicilia per vederlo tutto questo legame) dal 2001 in poi. Dal 11 settembre, infatti, l’Occidente, accuratamente rimbambito dalla propaganda guerrafondaia americana, ha scelto deliberatamente di invadere l’Afghanistan prima e l’Iraq poi per creare degli stati fantoccio completamente corrotti che hanno, se fosse stato possibile, addirittura abbassato, le nostre già bassissime quotazioni in seno all’opinione pubblica araba.
Questo perché siamo stati visti innanzitutto come degli invasori, come era naturale che fosse, ma, inoltre, anche come chi andava a portare il caos, la corruzione e l’inefficienza, nonché il disordine e la precarietà in realtà che prima erano stabili. A tutto questo si è cercato di rispondere dicendo propagandisticamente che gli occidentali avevano combattuto per la democrazia e per la fine delle dittature. Questo argomento è uno dei più logori e stantii della nostra propaganda e di quella americana in primis. Ora, aldilà che una nazione che ha aiutato, ed è storicamente provato, un boia sanguinario come Pinochet a prendere il potere in barba ad un governo legittimo e democratico come quello di Salvador Allende, dovrebbe almeno avere la decenza di tacere quando si parla di aiutare gli altri ad uscire dalle dittature, non si può sapere perché se volevamo aiutare gli arabi a farla finita con le dittature non siamo andati a fermare la dittatura di Erdogan, prima di quando siamo andati in Iraq o Afghanistan? o degli stessi invasati figli di Khomenini o, meglio ancora, proprio dei teocratici Sauditi che sono l’espressione più retriva dello stesso Islam? Naturalmente questa propaganda che noi smontiamo con semplici ragionamenti gli arabi l’hanno vista come un pugno allo stomaco.
Pugno nello stomaco anche per quegli arabi che credevano nei valori della democrazia per come l’abbiamo sviluppata in Occidente. A quegli arabi e di quegli arabi i nostri governi se ne impipano. Non capendo che, se quando vince la democrazia come è avvenuto in Egitto e vincono i fratelli musulmani, dopo la primavera araba, e noi aiutiamo l’esercito a fare un colpo di stato perché i fratelli musulmani non piacevano a noi, e men che mai, naturalmente, ad Israele, noi rendiamo a loro il peggiore servigio possibile. Questo perché la stessa democrazia, che già di per se stessa, viene vista come un prodotto di colonizzazione culturale occidentale diviene una vera burletta farsesca, se quando vince qualcuno che non ci sta bene noi facciamo rovesciare la stessa democrazia aiutando un golpe. La libertà è la nostra stella guida, dicono in molti, qui in Occidente. Ebbene, con questo ultimo madornale errore geopolitico, noi siamo andati a sfregiare proprio quella libertà che ci dovrebbe essere da faro e di cui l’America si fa vanto di esserne addirittura il Paese, facendo capire a tutti chiaramente che la libertà vale solo per noi.
Un po’ come l’Atene di Socrate e Pericle che, non a caso, perse contro la retriva Sparta, dipinta dalla storiografia marxista, spesso e volentieri, come l’anticamera del nazismo, senza chiedersi come mai questo mostro di retrogradi vinse contro la patria della democrazia. Per far si che ci si possa fidare della nostra libertà, forse, dovremmo andare a rileggerci quel celebre passo di Rosa Luxemborg in cui si dice che la libertà è essenzialmente quella degli altri. Ecco, a mio parere, se riusciremo a capire le ragioni degli altri, partendo da questi dati di fatto, forse avremo vinto il terrorismo islamico senza che si faccia nessuna stupidissima e fottutissima guerra dove a morire, da una parte e dall’altra, saranno, come sempre, i poveri e i figli dei poveri.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

51a Edizione Ravenna, 3-13 maggio 2024

                                                  51 a Edizione Ravenna, 3 -13 maggio 2024   Una panoramica geografica sul jazz, dagl...